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La Cina torna nel mirino degli investitori

8 Febbraio 2013 20:00
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Pioneer Investments conferma per l’anno in corso una visione positiva sui mercati azionari dei paesi emergenti, identificando in particolare un’opportunità di investimento sul mercato cinese per almeno tre importanti ordini di motivi.

Il primo riguarda la crescita economica che si è stabilizzata, allontanando lo spettro di un «atterraggio duro» in termini economici. Il secondo attiene invece al rinnovamento politico che ha inaugurato una nuova leadership prudente ma che non frenerà le riforme, mentre il terzo guarda alle valutazioni del mercato che conservano livelli attraenti anche dopo il recupero.

Pioneer Investments stima che il tasso potenziale di crescita dell’economia cinese, cioè il tasso di crescita sostenibile nel lungo periodo senza dar luogo a pressioni inflazionistiche, sia dell’8-8,5% annuo e che il 2013 vedrà un ritorno del tasso di crescita effettivo al tasso potenziale, grazie ad una rinnovata vivacità delle economie dell’area asiatica e una stabilizzazione di quella USA ed europea.

La politica monetaria è prevista rimanere accomodante: non sono attesi tagli aggressivi dei tassi nei prossimi mesi ma piuttosto l’utilizzo di altri strumenti come le operazioni di mercato aperto per iniettare liquidità nel sistema, quando necessario, per stabilizzare il costo del denaro e le condizioni del credito. La politica fiscale è vista anch’essa mantenere una funzione di sostegno al ciclo economico, contrariamente alla maggior parte dei paesi occidentali che devono applicare politiche più o meno severe di austerità.

Se Pioneer Investments stima il 2013 come l’anno della ripresa, tuttavia è consapevole che sullo sfondo rimangono alcune importanti sfide di lungo periodo, come la trasformazione dell’economia da un sistema basato sulla spinta degli investimenti ad uno fondato sulla domanda domestica. Il processo, per altro già in atto, dipende in larga misura dalla volontà e dalla capacità politica di guidare il cambiamento. Traghettare il paese verso un nuovo modello di crescita meno elevata ma sostenibile nel tempo richiede un appoggio a livello governativo.

Il 2012 è stato anche un anno di cambiamento politico per la Cina. A novembre è avvenuto l’insediamento della nuova leadership di governo. La composizione del Comitato permanente del Politburo ha rispettato le aspettative: Xi Jinping è stato eletto Segretario Generale del partito e Capo della Commissione militare centrale e a marzo 2013 verrà nominato presidente, mentre Li Keqiang sarà il nuovo premier.

Il nuovo governo nell’ambito della conferenza sull’economia del dicembre scorso ha confermato la priorità di una crescita di qualità rispetto a una crescita sostenuta, obiettivo che passa necessariamente attraverso innovazioni e riforme. È stata riconosciuta la necessità di riforme strutturali importanti in settori quali la pianificazione urbana, il sistema fiscale, il sistema previdenziale e i mercati finanziari.

Anche se non è stato definito ancora un chiaro percorso per il raggiungimento di tutti questi obiettivi, non c’è incertezza sulla ineluttabilità dei cambiamenti richiesti. L’opinione prevalente tra gli investitori, e condivisa da Pioneer Investments, è per una leadership con una forte volontà di riformare il sistema, ma che agirà gradualmente, senza interventi aggressivi, nei tempi e nei modi consentiti dall’esigenze di equilibrio sociale.
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