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Andrew Harmstone

Il peso delle dichiarazioni autorevoli e credibili

2 Ottobre 2013 20:00
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I mercati azionari giapponesi, a differenza delle altre piazze finanziarie asiatiche, hanno messo a segno una netta sovraperformance dalla fine del 2012. Il risultato superiore alla media è quasi certamente riconducibile alle politiche economiche aggressive favorevoli ai mercati finanziari che il primo ministro Shinzo Abe sta implementando. Ciò sottolinea l’importanza che i mercati possono attribuire alla credibilità e a una valida impostazione delle politiche ancor prima che queste ultime possano incidere visibilmente sull’economia interessata.

Oggi, gli indicatori economici anticipatori recentemente pubblicati inducono a ritenere, in generale, che le prospettive economiche per i paesi dell’Est del mondo siano nettamente peggiori rispetto alle previsioni per le nazioni del mondo occidentale. Per le principali economie sviluppate occidentali l’indice Pmi e i nuovi ordini del settore manifatturiero, per esempio, hanno fornito risultati uniformemente positivi mentre i dati statistici relativi alle nazioni orientali sono apparsi decisamente contrastanti. Alla luce di ciò, non dovrebbe sorprendere che i mercati azionari emergenti dell’Asia abbiano mostrato una performance nel complesso inferiore a quella dei mercati sviluppati occidentali.

A titolo di esempio, in base ai rendimenti totali in dollari USA, l’indice Msci Ac Asia ex Japan ha registrato una flessione di poco superiore al 5%, a fronte di un guadagno del 16% per l’indice S&P500 e un progresso di poco inferiore al 7% per l’indice Stoxx 50 dalla fine del 2012 al 30 agosto scorso. È possibile avere una ulteriore conferma del peso delle dichiarazioni autorevoli e credibili osservando la reazione dei mercati alle nuove politiche del governo cinese esposte dal premier Li Keqiang.

Li ha profuso un grande impegno nel pubblicizzare tali politiche in occasione di importanti eventi tra cui il recente World Economic Forum svoltosi a Dalian (Cina) e per mezzo di un importante articolo a sua firma pubblicato sul Financial Times. In senso più lato, le politiche su cui Li punta l’attenzione intendono anche chiarire la ragionevole portata della crescita economica nell’ambito del suo riassestamento, con la dichiarazione, ad esempio, che un tasso di crescita dell’economia cinese del 7,5% per l’anno in corso è un dato naturale e voluto, “un risultato delle (...) nostre iniziative di adeguamento” e il rafforzamento dei controlli sul credito e il sistema bancario ombra.

Tra le altre politiche fondamentali figurano l’incentivazione dei consumi interni e dell’imprenditoria privata, l’approfondimento delle riforme finanziarie inclusi tassi d’interesse più flessibili e il lancio di un’area di libero scambio a Shanghai. Le nuove politiche, ribadite con forza, giungono sulla scia di un miglioramento delle statistiche economiche: tra i paesi asiatici in esame, la Cina è l’unica piazza che può vantare un progresso uniforme a livello di Pmi e nuovi ordini.

Questa combinazione di nuove politiche economiche e miglioramento dei dati congiunturali potrebbe spiegare il motivo per cui i mercati della Cina continentale sembrano essersi ripresi dai recenti minimi toccati alla fine di giugno. Questa tendenza al rialzo potrebbe essere destinata a proseguire se sostenuta dalla fiducia degli investitori.

Gli esempi del premier giapponese e di quello cinese sembrano quindi confermare che la presenza di nuove decise politiche lanciate da leader forti può aiutare a superare qualsiasi ostacolo geografico e determinare, alla fine, un miglioramento uniforme delle condizioni economiche in gran parte dell’economia globale.
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