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Toschi (JPM AM): “Dazi indiscriminati, un errore che aumenta i rischi globali”

Secondo la strategist di J.P. Morgan AM è sbagliato colpire anche Paesi che non sono azionisti di Airbus, ma è prematuro parlare di una recessione in vista

di Redazione 3 Ottobre 2019 11:49

Il verdetto era atteso. Ma ha comunque innervosito i mercati che, dall’Europa all’Asia, passando per Wall Street hanno innestato una brusca retromarcia. I giudici del Wto – l’organizzazione mondiale del commercio - hanno calcolato in 7,5 miliardi di dollari le sanzioni adottabili da Washington all’Europa per il danno equivalente, causato a Boeing dai sussidi erogati ad Airbus e considerati illegittimi. Dal prossimo 18 ottobre, se nel frattempo non si riuscirà a trovare un accordo in extremis con l’Unione Europea, dovrebbero scattare 7,5 miliardi di dollari di dazi sulle merci importate dal Vecchio Continente con pesanti ripercussioni su un’economia europea già stagnante. Abbiamo chiesto a Maria Paola Toschi, executive director market strategist di J.P. Morgan Asset Management un commento per inquadrare il contesto e le possibili implicazioni possibili.


EUROPA PRESSATA DA USA E CINA


“L’Europa è una delle aree più esposte ai rischi delle tensioni commerciali che hanno subito una escalation in estate soprattutto tra i due contendenti principali Cina e Usa. Il calo della crescita degli scambi globali, che si vede nel grafico seguente, si è riverberato in segnali di rallentamento soprattutto per i paesi a più alta vocazione alle esportazioni e in una fase di debolezza soprattutto del settore manifatturiero” puntualizza l’esperta.


IL DOSSIER SULLE AUTO DI PRODUZIONE ESTERA


Già all’inizio dell’anno – aggiunge Toschi - il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha presentato al Presidente Trump uno studio che sosteneva come le auto di produzione straniera fossero una minaccia per la sicurezza nazionale, una formula già utilizzata in passato alla vigilia dell’introduzione dei primi dazi sull’acciaio. Da allora il Presidente ha avuto sei mesi per decidere se alzare i dazi sulle importazioni di auto, cosa che avrebbe colpito in particolare l’Europa. Ciò non si è ancora materializzato, tuttavia, in occasione dell’annuncio della manovra di politica monetaria espansiva della Bce, le tensioni tra il Presidente statunitense e l’Europa si sono acuite. In un tweet Trump ha infatti accusato la Bce di volere manipolare le valute, cosa che ha fatto temere una escalation anche sul fronte commerciale.


ITALIA E GERMANIA LE PIÙ ESPOSTE


E l’Italia è uno dei grandi Paesi europei a forte vocazione all’export. “A settembre il saldo della bilancia commerciale italiana era pari al 2,8% del Pil ed è rimasto piuttosto stabile al contrario di quello della Germania che è sceso dal massimo di 8,8% di metà 2016 al 7,1% di questo settembre. Un trend che è la conseguenza della diversa composizione dell’export che per la Germania è più sbilanciato verso settori come auto/componentistica e chimica che hanno subito anche il rallentamento della domanda cinese” spiega Toschi.


LA QUANTIFICAZIONE DEI DAZI SEMBRA UN PO’ SPROPORZIONATA


La quale, sottolinea come quanto accaduto in questi giorni sia però un po’ diverso dal momento che di tratta di un risarcimento che il WTO ha deciso in cambio degli aiuti conferiti ad Airbus. “La quantificazione dei dazi sembra tuttavia un po’ sproporzionata e soprattutto colpisce in maniera indiscriminata anche paesi che non sono azionisti di Airbus” specifica la strategist secondo la quale, in tutti i casi, tale provvedimento rischia di continuare ad alimentare le tensioni e le problematiche sul tema guerra commerciale che è il principale elemento di preoccupazione a livello globale.


PERICOLO DI ESCALATION


“Infatti la crescita globale sta rallentando e si sta gradualmente portando al di sotto del potenziale. Sebbene non ci siano elevate probabilità di recessione, i rischi sono aumentati. La guerra commerciale è uno di essi, perché pone fine ad un lungo processo di liberalizzazione e globalizzazione portato avanti dagli stessi Stati Uniti nelle scorsi decadi. Inoltre esercita implicazioni molto vaste e costituisce un potente canale di trasmissione dato proprio dal commercio, che rischia di avere effetti molto diffusi” conclude Toschi.
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