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Idee di investimento - Azioni - 4 novembre 2019

Le ultime fasi di un ciclo suggeriscono un posizionamento sui settori difensivi anche se le politiche fiscali più aggressive possono favorire small cap e industriali. Resta vivo il tema d’investimento nella Nuova Via della Seta

di Redazione 4 Novembre 2019 10:01

VERSO UNA RIDUZIONE DEL RISCHIO POLITICO


I fattori di tensione e incertezza sul fronte politico, influiscono negativamente sull’attività economica. Secondo le stime del Fondo monetario internazionale, infatti, nel 90 per cento dei Paesi la crescita ha rallentato rispetto all’anno scorso. “Nel terzo trimestre 2019 si attestava al 2,9 per cento, il livello più basso dal 2009”, sottolinea nell’articolo AllianzGI: Brexit e dazi, i mercati aspettano un cenno per scattare Stefan Scheurer, director, global capital markets & thematic research di AllianzGI. “Gli studi della Fed e del Fmi stimano un impatto negativo del conflitto commerciale sulla crescita economica globale nell’ordine di 80-110 punti base”. A causa dei rischi geopolitici, nel secondo semestre 2019 ci si attente una crescita globale inferiore al potenziale. “Non siamo convinti che una politica monetaria espansiva, in presenza di stimoli fiscali limitati, potrà essere sufficiente nell’attuale fase avanzata del ciclo a compensare i numerosi fattori negativi in ambiti politico ed economico”, aggiunge il director di AllianzGI. Il primo accordo sui dazi e i progressi sul fronte Brexit rappresentano i primi punti di svolta? “Una nuova riduzione del premio per il rischio politico nelle prossime settimane – conclude Stefan Scheurer -, insieme ad una politica monetaria sempre più espansiva a livello mondiale, potrebbero sostenere i mercati azionari globali”. Ma non solo. Il posizionamento sempre più attendista degli investitori e la raccolta netta positiva dei fondi obbligazionari potrebbero far pensare ad un’ulteriore svolta sul mercato.

TITOLI CON MINORE VOLATILITÀ, BUONE VALUTAZIONI E DIVIDENDI SOSTENIBILI


D’altra parte, è anche vero che i mercati azionari tendono di solito a toccare i picchi proprio prima dell’inizio di una recessione e l’ultimo miglio di un ciclo può costituire il momento propizio per adottare un approccio costruttivo per riposizionare il portafoglio. “Nel periodo finale del ciclo assumere un atteggiamento più difensivo potrebbe consentire di partecipare all’evoluzione del mercato azionario con minori rischi e vulnerabilità. Al contrario riteniamo meno efficace una strategia di market timing, incentrata cioè sul tentativo di anticipare gli alti e bassi delle Borse, cercando, di volta in volta di uscire ed entrare rapidamente nel mercato azionario a seconda dei momenti” specificano nell’articolo Mercati, per Legg Mason è il momento di spostarsi su titoli difensivi gli esperti di Legg Mason. I quali, alla luce di questi elementi, ritengono che sia il momento giusto per assumere un approccio che implementi un posizionamento più difensivo focalizzandosi sui titoli con minor volatilità, in grado di pagare i dividendi con continuità e, possibilmente, con valutazioni attraenti.

POLITICHE FISCALI NON INCORPORATE NEI PREZZI DI MERCATO


Intanto si riduce sempre di più lo spazio di manovra per gli strumenti monetari tradizionalmente utilizzati per stimolare le economie mentre si rende sempre più necessario avviare una politica fiscale, che ha il potenziale di far aumentare la crescita ma anche di far salire i tassi. Il problema è che la politica fiscale ha lo svantaggio di richiedere tempi di decisione molto lunghi rispetto a quelli per le scelte in tema di politiche monetarie, ma con una elevata efficacia nel momento in cui le iniziative vengono introdotte: per esempio nel caso in cui si decida un taglio delle tasse questo si traduce in maniera immediata in maggior potere di acquisto per i consumatori e allo stesso modo il varo di spese infrastrutturali che garantiscono un impatto immediato sul Pil. A questo proposito Andrea Delitala, head of investment advisory, e Marco Piersimoni, senior portfolio manager di Pictet Asset Management non hanno dubbi: nell’organizzare l’azionario in portafoglio, le scelte settoriali dovranno essere molto chiaramente orientate a favore dei titoli ciclici. Un esempio pratico in tal senso lo si è potuto constatare in occasione della manovra fiscale di Trump nel 2017: come illustrato nell’articolo Azionario, Pictet AM: titoli industriali e small cap favoriti da politiche fiscali, le revisioni degli utili aziendali hanno registrato significativi miglioramenti nei settori ciclici, quali industriali, materiali di base e small cap e molto meno sui bilanci delle utility e dei beni di consumo di prima necessità.

LA SELEZIONE RESTA IMPORTANTE


In tutti i casi la selezione resta il punto discriminante. Per esempio, il solo fatto di operare in un settore in rapida crescita non è comunque sinonimo di successo: occorre comunque prestare grande attenzione al modello di business, alle fonti dei ricavi e alle dinamiche degli utili delle società in cui si investe. “Riteniamo che le imprese che operano in questi settori dispongano di un netto vantaggio in un contesto macroeconomico debole”, si legge nell’articolo Azioni, come catturare la crescita in un mondo che cresce poco, nel quale gli esperti di AllianceBernstein dichiarano: “Sebbene al giorno d’oggi siano difficili da scovare, le sacche di crescita possono rivelarsi davvero remunerative per chi ha gli strumenti per individuarle”. Low Volatility Equity Portfolio è un comparto dalle cinque stelle Morningstar di AB SICAV I che investe in titoli azionari globali con un valido potenziale di rendimento a lungo termine, cercando di limitare la volatilità e di rafforzare la protezione nelle fasi di ribasso; abbina alla ricerca fondamentale strumenti quantitativi proprietari per selezionare azioni interessanti sotto il profilo della qualità, stabilità e del prezzo. E’ invece concentrato sulle azioni di società “growth” Usa il portafoglio di AB Concentrated US Equity Portfolio, altro fondo di AllianceBernstein a cinque stelle; il fondo investe in modo selettivo in idee ad alta convinzione, con una preferenza per aziende dal solido track record e con percorsi di crescita sostenibili, così da ridurre la volatilità.

LA NUOVA VIA DELLA SETA


Infine, resta vivo il tema d’investimento della Nuova Via della Seta. E si arricchisce anche di prodotti che hanno l’obiettivo di investire in azioni di aziende che generano la maggior parte del loro business in mercati che beneficeranno degli effetti diretti e indiretti della Belt and Road Initiative. Tra questi il fondo Amundi Funds New Silk Road che mira a conseguire una crescita del capitale nel lungo periodo superiore a quella relativa al più ampio universo del mercato azionario dei Paesi emergenti, investendo in azioni di aziende che traggono buona parte dei ricavi e/o generano buona parte del loro business in mercati che beneficeranno dello sviluppo della nuova Via della seta. Come si legge nell’articolo Amundi punta sulla Via della seta con il New Silk Road, invece di concentrarsi esclusivamente sugli investimenti che potrebbero beneficiare degli effetti diretti della Bri cinese, il fondo cerca anche di cogliere i benefici degli effetti indiretti di secondo e terzo livello della Bri e di iniziative simili volte a incrementare gli scambi commerciali lungo le nuove Vie della seta.
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