banche centrali

Sulla carta ha portato a casa nel 2017 un capital gain stellare, più degli utili di Apple, ma non può permettersi di incassarlo altrimenti farebbe schizzare il franco, creando seri problemi all’economia della Confederazione.

Il 2018 si è aperto con una serie di rischi potenziali che, sebbene abbiano poche probabilità di concretizzarsi, potrebbero provocare instabilità: l’analisi di J.P. Morgan Asset Management.

Esistono elementi strutturali in grado di impedire strappi dei prezzi. Ma secondo l’analisi di SYZ AM ciò non esclude la possibilità di modeste deviazioni.

Non c’è l’euro ma il petrolio dietro il ripiegamento del dollaro. Intanto Wall Street attende le trimestrali ben posizionata. L’economia che continua a correre farà perdonare agli americani gli eccessi di The Donald?

Il giudizio resta moderatamente positivo sulle azioni (ma attenzione alla volatilità) e, in parte, sulle obbligazioni societarie: aspettative d’inflazione molto basse.

Gli outlook sono al livello più alto del dopo-crisi, ma gli emittenti con il massimo dei voti sono molti di meno. E se la normalità monetaria dovesse tornare troppo presto...

Per la BCE l’inflazione si attesterà nei prossimi due anni intorno all’1,5%, ma alcuni indicatori anticipatori segnalano un possibile rialzo dei prezzi al consumo.

È possibile che l’inflazione stia accelerando e che il mercato sottovaluti la probabilità di aumenti dei tassi da parte delle banche centrali.

Lo scenario macro economico è molto positivo ma la normalizzazione dei tassi da parte delle banche centrali e i potenziali rischi suggeriscono cautela