Soluzioni di investimento
UBS AM punta sugli ETF attivi per investimenti a medio e lungo termine
Avviata una strategia di democratizzazione dell’accesso alle asset class alternative grazie alla scelta dei CLO, i Collateralized Loan Obligation
di Paolo Gila 24 Settembre 2025 10:03

Introdotto in Italia nel mese di luglio e quotato a Piazza Affari, il nuovo strumento di UBS, siglato come UBS Eur AAA CLO UCITS ETF, è frutto di una strategia destinata ad allargare il raggio d’azione degli ETF attivi, che oggi rappresentano una quota di circa il 10% delle scelte di questa categoria. Il mercato premia ancora decisamente le scelte passive, in grado di replicare sottostanti come indici o panieri di azioni. Il cuore del nuovo ETF è invece basato su una serie di CLO, i Collateralized Loan Obligation, con rating tripla A, denominati in euro e destinati dunque principalmente a operatori continentali.
La forma delle asset class alternative, basate anche su strumenti non quotati, è una categoria di investimento che negli Stati Uniti è molto diffusa. In Europa comincia ad affacciarsi con proposte che cercano di conciliare rischio e rendimento in un rapporto equilibrato, qualificato come esito di una “strategia sistematica”, adatta a soddisfare coloro che puntano a rendimenti sicuri perché in gran parte ancorati all’accumulo delle cedole dei bond incapsulati nelle tranche dei CLO su cui l’Etf investe. “Nei prossimi mesi e nei prossimi anni - ha dichiarato Emanuele Bellingeri, country head di UBS Italy – si parlerà di queste nuovi soluzioni”, perché sono una tendenza di mercato in forte evoluzione e ci sono degli aspetti regolatori in via di definizione anche in Europa.
Introdotto nel nostro Paese da luglio, l’ETF attivo di UBS ha finora raccolto 70 milioni di euro: “Una quarantina – ha indicato Francesco Branda, responsabile degli ETF & Index Sales di UBS AM in Italia – sono derivati dall’interesse dei Private Banker e dei Family Office, mentre i gruppi assicurativi sono al momento prudenti”. Sullo sfondo c’è l’IVASS, che sta appunto valutando come regolamentare la gestione di questi e altri strumenti nei portafogli degli operatori. La scelta di questa tipologia di strumenti, gli ETF attivi, può dunque risultare indicata per coloro che puntano alla salvaguardia del capitale e si gratificano con un rendimento superiore ai benchmark dei bond. “In nostro ETF – ha precisato ancora Branda – manifesta attualmente un rendimento lordo annuo del 3,2%”. Anche per questa ragione si può adattare anche al retail, in un’ottica di diversificazione degli investimenti.
I fondi attivi investono anche nell’equity, ma il pilastro che garantisce la corrente dei flussi è costituito dalle cedole dei bond. Dunque il segmento dei prestiti obbligazionari è il tronco su cui si ancorano alcuni operatori come UBS AM. Il debito privato, certifica uno studio dello stesso gruppo svizzero, vale circa 6 trilioni di dollari a livello mondiale. Tra questi, 2 trilioni derivano da strumenti come il direct landing e il mezzanino. Un’altra quota di 2 trilioni è agganciata ai bond emessi dalle società. Infine, 1,9 trilioni sono legati al comparto degli high-yeld. In definitiva, c’è un’enorme cisterna di risorse in grado di costituire la base di nuove opportunità.
Anche se il collocamento degli ETF attivi al momento riguarda quasi prevalentemente gli istituzionali, i professionisti della gestione e con essi la clientela più sofisticata, per UBS AM è in crescita la tendenza per una diffusione più articolata. Il gruppo svizzero conta di rendere più capillare la distribuzione, oltre all’apporto degli advisory, anche grazie al servizio delle piattaforme. Tuttavia i manager del gruppo segnalano che l’utilizzo principale dell’ETF attivo, visto anche il suo basso costo, di 25 basis point, ben si adatta alla gestione efficiente della liquidità. E su questo aspetto si basa la forza dell’offerta. Quanto alla domanda, molto dipenderà dai presidi informativi e dalle aspettative dei fruitori.
STRATEGIA SISTEMATICA
La forma delle asset class alternative, basate anche su strumenti non quotati, è una categoria di investimento che negli Stati Uniti è molto diffusa. In Europa comincia ad affacciarsi con proposte che cercano di conciliare rischio e rendimento in un rapporto equilibrato, qualificato come esito di una “strategia sistematica”, adatta a soddisfare coloro che puntano a rendimenti sicuri perché in gran parte ancorati all’accumulo delle cedole dei bond incapsulati nelle tranche dei CLO su cui l’Etf investe. “Nei prossimi mesi e nei prossimi anni - ha dichiarato Emanuele Bellingeri, country head di UBS Italy – si parlerà di queste nuovi soluzioni”, perché sono una tendenza di mercato in forte evoluzione e ci sono degli aspetti regolatori in via di definizione anche in Europa.
RENDIMENTI SICURI
Introdotto nel nostro Paese da luglio, l’ETF attivo di UBS ha finora raccolto 70 milioni di euro: “Una quarantina – ha indicato Francesco Branda, responsabile degli ETF & Index Sales di UBS AM in Italia – sono derivati dall’interesse dei Private Banker e dei Family Office, mentre i gruppi assicurativi sono al momento prudenti”. Sullo sfondo c’è l’IVASS, che sta appunto valutando come regolamentare la gestione di questi e altri strumenti nei portafogli degli operatori. La scelta di questa tipologia di strumenti, gli ETF attivi, può dunque risultare indicata per coloro che puntano alla salvaguardia del capitale e si gratificano con un rendimento superiore ai benchmark dei bond. “In nostro ETF – ha precisato ancora Branda – manifesta attualmente un rendimento lordo annuo del 3,2%”. Anche per questa ragione si può adattare anche al retail, in un’ottica di diversificazione degli investimenti.
UN MERCATO DA 6 TRILIONI DI DOLLARI
I fondi attivi investono anche nell’equity, ma il pilastro che garantisce la corrente dei flussi è costituito dalle cedole dei bond. Dunque il segmento dei prestiti obbligazionari è il tronco su cui si ancorano alcuni operatori come UBS AM. Il debito privato, certifica uno studio dello stesso gruppo svizzero, vale circa 6 trilioni di dollari a livello mondiale. Tra questi, 2 trilioni derivano da strumenti come il direct landing e il mezzanino. Un’altra quota di 2 trilioni è agganciata ai bond emessi dalle società. Infine, 1,9 trilioni sono legati al comparto degli high-yeld. In definitiva, c’è un’enorme cisterna di risorse in grado di costituire la base di nuove opportunità.
DEMOCRATIZZAZIONE DEGLI INVESTIMENTI
Anche se il collocamento degli ETF attivi al momento riguarda quasi prevalentemente gli istituzionali, i professionisti della gestione e con essi la clientela più sofisticata, per UBS AM è in crescita la tendenza per una diffusione più articolata. Il gruppo svizzero conta di rendere più capillare la distribuzione, oltre all’apporto degli advisory, anche grazie al servizio delle piattaforme. Tuttavia i manager del gruppo segnalano che l’utilizzo principale dell’ETF attivo, visto anche il suo basso costo, di 25 basis point, ben si adatta alla gestione efficiente della liquidità. E su questo aspetto si basa la forza dell’offerta. Quanto alla domanda, molto dipenderà dai presidi informativi e dalle aspettative dei fruitori.
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