L'analisi
Edmond de Rothschild AM analizza le sfide all'indipendenza della Fed
Se la banca centrale USA perdesse la sua indipendenza e successivamente la sua credibilità in un contesto di prezzi in aumento a causa dei dazi, non si può escludere un nuovo aumento dell'inflazione
di Leo Campagna 12 Settembre 2025 08:00

I principali obiettivi della Federal Reserve statunitense sono la stabilità dei prezzi e il raggiungimento della piena occupazione. Fino a luglio di quest’anno, sembrava prevalere l’attenzione all’inflazione che permane al di sopra dell’obiettivo della banca centrale statunitense. Nel discorso di Jerome Powell a Jackson Hole c’è stata invece la svolta. Il presidente della Fed ha fatto riferimento soprattutto alla debolezza del mercato del lavoro piuttosto che al carovita, e questo anche se i prezzi aumenteranno con la diffusione dei dazi più elevati.
Powell, che per due volte a Jackson Hole ha minimizzato il rischio di inflazione, ha affermato che, indipendentemente dalle cause alla base, il rallentamento del mercato del lavoro è ormai diventato il fattore che determinerà l'allentamento monetario. “Il punto cruciale, tuttavia, è la causa del rallentamento. Se per un brusco calo dell'immigrazione piuttosto che politiche di assunzione caute. Il mercato si aspetta ora che la Fed normalizzi la sua politica monetaria verso il 3%, un livello in linea con la visione mediana sui tassi neutri a lungo termine espressa dal Comitato di politica monetaria della Fed” fa sapere Benjamin Melman, Global CIO di Edmond de Rothschild AM.
La partita si gioca anche sull'indipendenza della Fed. Dopo le dimissioni a sorpresa, e per motivi ancora sconosciuti, di Adriana Kugler l’amministrazione Trump sta esercitando pressioni su Lisa Cook affinché si dimetta a causa di due mutui ipotecari dichiarati per due residenze primarie. “Nel caso in cui Lisa Cook fosse sostituita dall’amministrazione Trump, quatto membri del Consiglio della Fed su sette saranno stati nominati dal Presidente. Nel febbraio del prossimo anno, i 12 rappresentanti regionali della Fed saranno rinominati in attesa dell'approvazione da parte del Consiglio. Qualora questi quattro membri del Consiglio coordinassero le loro azioni con l'amministrazione Trump, quest'ultima potrebbe facilmente estendere la sua maggioranza all'interno del Comitato di politica monetaria” spiega Melman.
Nonostante la Federal Reserve costituisca un pilastro del sistema economico e finanziario americano e mondiale, la reazione del mercato a queste sfide all'indipendenza della banca centrale USA è stata marginale. Il dollaro, in particolare, si è stabilizzato rispetto a tutte le altre valute. La vera questione, secondo l’analisi del Global CIO di Edmond de Rothschild AM, è lo ‘sbocco’ di questa presa di potere. Ovvero o una “visione Bessent” (favorevole a un taglio dei tassi di 150 punti base, che non è in contrasto con i risultati fondamentali della regola di Taylor ed è già più o meno anticipata dal mercato) oppure una “visione Trump” (che chiede un taglio dei tassi del 30%).
“Perdere l'indipendenza è una cosa, perdere la credibilità è un'altra. Resta il fatto, che il rischio di ribasso del dollaro continuerà ad aumentare” specifica Melman. Secondo il quale la credibilità della Fed dopo la svolta di Jackson Hole e le sfide alla sua indipendenza hanno determinato un rischio di ribasso asimmetrico per il dollaro e i tassi a breve e medio termine negli Stati Uniti. “Sui tassi a lungo termine, invece, meglio essere prudenti: se la Fed perdesse la sua indipendenza e successivamente la sua credibilità in un contesto di prezzi al consumo in risalita a causa dei dazi, non si può escludere un nuovo aumento dell'inflazione” conclude il Global CIO di Edmond de Rothschild AM.
LA CAUSA DEL RALLENTAMENTO DEL MERCATO DEL LAVORO
Powell, che per due volte a Jackson Hole ha minimizzato il rischio di inflazione, ha affermato che, indipendentemente dalle cause alla base, il rallentamento del mercato del lavoro è ormai diventato il fattore che determinerà l'allentamento monetario. “Il punto cruciale, tuttavia, è la causa del rallentamento. Se per un brusco calo dell'immigrazione piuttosto che politiche di assunzione caute. Il mercato si aspetta ora che la Fed normalizzi la sua politica monetaria verso il 3%, un livello in linea con la visione mediana sui tassi neutri a lungo termine espressa dal Comitato di politica monetaria della Fed” fa sapere Benjamin Melman, Global CIO di Edmond de Rothschild AM.
LA PARTITA SI GIOCA ANCHE SULL’INDIPENDENZA DELLA FED
La partita si gioca anche sull'indipendenza della Fed. Dopo le dimissioni a sorpresa, e per motivi ancora sconosciuti, di Adriana Kugler l’amministrazione Trump sta esercitando pressioni su Lisa Cook affinché si dimetta a causa di due mutui ipotecari dichiarati per due residenze primarie. “Nel caso in cui Lisa Cook fosse sostituita dall’amministrazione Trump, quatto membri del Consiglio della Fed su sette saranno stati nominati dal Presidente. Nel febbraio del prossimo anno, i 12 rappresentanti regionali della Fed saranno rinominati in attesa dell'approvazione da parte del Consiglio. Qualora questi quattro membri del Consiglio coordinassero le loro azioni con l'amministrazione Trump, quest'ultima potrebbe facilmente estendere la sua maggioranza all'interno del Comitato di politica monetaria” spiega Melman.
VERSO UNA VISIONE ‘BESSENT’ O VERSO UNA VISIONE ‘TRUMP’?
Nonostante la Federal Reserve costituisca un pilastro del sistema economico e finanziario americano e mondiale, la reazione del mercato a queste sfide all'indipendenza della banca centrale USA è stata marginale. Il dollaro, in particolare, si è stabilizzato rispetto a tutte le altre valute. La vera questione, secondo l’analisi del Global CIO di Edmond de Rothschild AM, è lo ‘sbocco’ di questa presa di potere. Ovvero o una “visione Bessent” (favorevole a un taglio dei tassi di 150 punti base, che non è in contrasto con i risultati fondamentali della regola di Taylor ed è già più o meno anticipata dal mercato) oppure una “visione Trump” (che chiede un taglio dei tassi del 30%).
INDIPENDENZA E CREDIBILITÀ
“Perdere l'indipendenza è una cosa, perdere la credibilità è un'altra. Resta il fatto, che il rischio di ribasso del dollaro continuerà ad aumentare” specifica Melman. Secondo il quale la credibilità della Fed dopo la svolta di Jackson Hole e le sfide alla sua indipendenza hanno determinato un rischio di ribasso asimmetrico per il dollaro e i tassi a breve e medio termine negli Stati Uniti. “Sui tassi a lungo termine, invece, meglio essere prudenti: se la Fed perdesse la sua indipendenza e successivamente la sua credibilità in un contesto di prezzi al consumo in risalita a causa dei dazi, non si può escludere un nuovo aumento dell'inflazione” conclude il Global CIO di Edmond de Rothschild AM.