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Il finale

Parte il conto alla rovescia per l'accordo. L’Onu preme per l'abbandono dei combustibili fossili

Ultime ore prima del comunicato finale atteso per il 12 dicembre. Arabia Saudita, Iraq, Russia e Opec rimangono sulle loro posizioni ostili a qualsiasi uscita dai combustibili fossili. Al Jaber promette un accordo storico

di Annalisa Lospinuso 11 Dicembre 2023 11:39
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Sono i giorni della resa dei conti a COP28 di Dubai. La conferenza globale sul clima, promossa dalle Nazioni Unite, si avvicina alla fine e cresce l’attesa per i negoziati finali. Dopo tutti i buoni propositi messi sul piatto della bilancia in questi dieci giorni, ora è il momento di agire. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha invitato i negoziatori della COP28 a dimostrare “massima flessibilità” e “buona fede” per garantire l’uscita da “tutti i combustibili fossili”. È “essenziale” che il testo finale, che dovrebbe essere adottato martedì, “riconosca la necessità di abbandonare tutti i combustibili fossili entro un calendario coerente con il limite di 1,5 gradi centigradi” del riscaldamento globale, ha affermato Guterres parlando ai giornalisti a Dubai.

ATTESO L'ACCORDO FINALE


Lo storico accordo, tanto atteso per questa edizione di COP di Dubai, non è per nulla scontato. Oggi è attesa una nuova bozza di accordo da parte dei Paesi partecipanti che avvierà un altro giro di negoziazioni che potrebbe portare a uno slittamento della chiusura del summit (in 28 anni, le Cop raramente si sono concluse in tempo). Il presidente della COP28, Sultan Al Jaber, responsabile anche della compagnia petrolifera nazionale, ha promesso un accordo “storico” per domani 12 dicembre, giornata significativa perché ricorre anche l’anniversario dell’accordo di Parigi. “Il fallimento non è un’opzione. Voglio che ciascuno sia pronto ad accettare compromessi”, “le ragioni di ognuno saranno ascoltate”, “attendo soluzioni”, ha sottolineato Al Jaber.

I PAESI OSTILI DELL'OPEC


Gli equilibri sono delicati e sono molti i Paesi che giocano al ribasso, per difendere i loro interessi. L’Arabia Saudita, il principale esportatore di petrolio, l’Iraq, la Russia e alcuni alleati rimangono fedeli alle loro posizioni ostili a qualsiasi uscita o riduzione dei combustibili fossili, per tutelare l’ordine economico globale, piuttosto si dovrebbe puntare sulla tecnologia. Anche l’Opec è scesa in campo, invitando i suoi membri e sostenitori, attraverso una lettera inviata lo scorso 6 dicembre, ad opporsi a qualsiasi linguaggio che prenda di mira i combustibili fossili in un accordo alla COP28. La Cina, considerata poco attiva all’inizio della COP, in realtà si è mostrata più vicina alle posizioni dell’Occidente.

IL PRESSING DI USA E UE


A far ben sperare è il pressing della coalizione di circa 80 Paesi, tra i quali gli Stati Uniti, l’Unione Europea e le piccole nazioni insulari per arrivare ad un accordo che includa un linguaggio per “eliminare gradualmente” i combustibili fossili, la principale fonte di emissioni di gas serra che gli scienziati collegano al riscaldamento globale.

Foto galleria COP28
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