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Gender gap

Disparità salariale uomo-donna, ecco cosa sapere

Il Parlamento europeo ha approvato la direttiva sulla trasparenza salariale che prevede l’obbligo da parte delle aziende di comunicare al primo colloquio a quanto ammonta lo stipendio

di Redazione 26 Aprile 2023 08:55
financialounge -  Disuguaglianza economia gender gap lavoro Stipendio

Il tentativo è quello di ridurre la disparità salariale tra uomo e donna. Il Parlamento europeo ha approvato la direttiva sulla trasparenza salariale proposta dalla Commissione già a marzo 2021. L’articolo 5 del documento prevede l’obbligo per le aziende di “individuare il livello retributivo iniziale i la relativa fascia da corrispondere al lavoratore per una specifica posizione o mansione”.

LO STIPENDIO GIÀ AL PRIMO COLLQUIO


Insomma lo stipendio va chiarito subito, già al primo colloquio se non addirittura nell’annuncio di lavoro. “Senza che sia il candidato a richiederlo”, si specifica nella direttiva Ue, approvata a larga maggioranza, con 427 voti a favore, 76 astenuti e solo 79 contrari. Manca, ora, solo il via libera definitivo del Consiglio, una volta che la direttiva entrerà nella gazzetta ufficiale, i Paesi membri avranno tre anni di tempo per recepirla.

RIDURRE IL GENDER GAP


Allargare la trasparenza salariale ha come obiettivo quello di ridurre il gender gap tra gli stipendi degli uomini che sono generalmente più alti rispetto a quelli delle donne. Già lo scorso anno negli Usa, colossi tech con Ibm e Alphabet hanno iniziato a rendere espliciti nei propri annunci di lavoro lo stipendio previsto per i candidati. Rendere esplicito nell’annuncio di lavoro a quanto ammonta il compenso per quella posizione è già un obbligo di legge previsto in Colorado e New York, a cui presto potrebbero aggiungersi anche la California e lo stato di Washington.

LA PARITÀ DI RETRIBUZIONE


La direttiva europea prevede anche che l’onere della prova passerà dal dipendente al datore di lavoro. Se una lavoratrice dovesse ritenere non applicato il principio di parità di retribuzione, sarà in questo caso l’azienda a dover dimostrare che non c’è stata alcuna discriminazione rispetto, per esempio, ad un collega uomo. Sempre l’articolo 5 della direttiva introduce il divieto per i datori di lavoro di chiedere al candidato informazioni sulla retribuzione dei precedenti impieghi.

NON SONO PREVISTE SANZIONI


Il testo non prevede però che siano applicate sanzioni nel caso un’azienda paghi di più lavoratori uomini rispetto alle donne ma delega ai singoli Stati la possibilità di introdurre multe “proporzionate”. Sempre nella direttiva Ue, i salari percepiti dagli uomini e dalle donne per la stessa mansione di lavoro non debbano essere diversi. Se la rendicontazione di un’azienda dovesse mostrare un divario retributivo di almeno il 5% tra uomini e donne, i datori di lavoro dovranno adottare delle misure correttive.

DONNE PAGATE IL 12,7% IN MENO


Secondo i dati Eurostat 2021, le donne in Europa guadagnano in media il 12,7% in meno rispetti ai colleghi uomini, con differenze però sostanziali da Paese a Paese. L’Italia in Europa registra una differenza di paga oraria tra uomo e donna tra le più basse (5%), ma occorre fare alcune precisazioni. Le donne, nel nostro Paese, hanno spesso contratti di lavoro precari. Per l’elaborazione Eurostat sono state prese in esame le imprese con più di 10 dipendenti, ma in Italia molte realtà aziendali non raggiungono questo numero. Non viene considerato infine neanche il tasso di occupazione femminile che è più basso.




 

LA DISUGUAGLIANZA DIGITALE


Il gender gap riguarda anche la questione digitale. Secondo i dati dell’ultimo Global Connectivity Report 2022, nello scorso anno 2,9 miliardi di persone non hanno avuto accesso a internet. Il 62% degli uomini utilizza internet, contro il 57% delle donne. Questo divario amplifica le disuguaglianze di genere, avendo un impatto sulle opportunità professionali e la progressione di carriera delle donne.
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