Contatti

Economia Usa

Columbia Threadneedle Investments: “Recessione necessaria ma di breve durata”

Nella sua analisi, Steven Bell (Columbia Threadneedle Investments) sottolinea come in questa fase le obbligazioni siano preferibili alle azioni, soprattutto in caso di una lieve recessione

di Fabrizio Arnhold 8 Febbraio 2023 17:20
financialounge -  Columbia Threadneedle Investments economia FED inflazione lavoro Steven Bell USA

Negli Stati Uniti c’è una forte domanda di lavoratori e un’offerta insufficiente. “Sappiamo bene cosa succeda quando la domanda supera l’offerta: i prezzi, in questo caso i salari, salgono”, commenta Steven Bell, Chief Economist EMEA di Columbia Threadneedle Investments. “Ed è esattamente quello che è successo”. L’inflazione salariale ha, infatti, subito un’accelerazione per gran parte del 2022. Ma adesso i dati registrano un rallentamento.

ECONOMIA USA PIÙ FORTE DEL PREVISTO


“La scorsa settimana abbiamo avuto dati contrastanti e sorprendenti. La maggior parte delle persone, me compreso, riteneva che l'economia statunitense stesse rallentando”, continua nella sua analisi Bell. “La Federal Reserve ha aumentato aggressivamente i tassi di interesse, il mercato immobiliare è in profonda recessione e, sebbene i consumatori dispongano dei cosiddetti ‘salvadanai di Covid’, quest’ultimi sono stati abbondantemente utilizzati mentre altri beni sono stati erosi dall’inflazione". In effetti, sono andati persi numerosi posti di lavoro e i licenziamenti si sono estesi ben oltre i tagli annunciati dalle aziende tecnologiche.

CALA LA DISOCCUPAZIONE


I recenti licenziamenti sono stati i più alti dalla crisi finanziaria globale, escluso il periodo del Covid. “Eppure, nel mese di gennaio, sono stati apparentemente creati mezzo milione di posti di lavoro. E anche i dati di contesto si sono rivelati tutti forti: le ore lavorate sono aumentate, la disoccupazione è scesa ulteriormente e un numero maggiore di persone è entrato a far parte della forza lavoro”, aggiunge l’esperto di Columbia. Poco dopo che questi dati hanno stupito il mercato, un’indagine molto seguita sui servizi statunitensi ha registrato un balzo, in netto contrasto con gli altri sondaggi.

SORPRESA INFLAZIONE SALARIALE


Concentrando l’attenzione sui salari, “siamo rimasti sorpresi dal rallentamento dell’inflazione”, prosegue Steven Bell. “Quest’ultima, infatti, è ancora forte, almeno in termini di liquidità, al 5% e oltre, ma è rallentata rispetto all'inizio del 2022. L'interpretazione più probabile è che si sia verificata un'impennata iniziale al termine del lockdown, quando le aziende hanno cercato disperatamente di assumere alcuni dei 20 milioni di lavoratori licenziati durante il Covid. “I ristoranti e gli alberghi, ad esempio, avevano molta domanda, potevano aumentare i prezzi e si sono ritrovati a competere duramente per il personale. Possiamo quindi affermare che il mercato del lavoro è ancora caldo, ma ha smesso di bollire”.

LA FED DOVRÀ CONTINUARE COI RIALZI


Nel frattempo, ovviamente, l'inflazione è scesa grazie all'allentamento dei prezzi delle materie prime e dei vincoli dell'offerta. Se questo è vero, sempre secondo Columbia Threadneedle Investments, la Federal Reserve dovrà continuare ad alzare i tassi d'interesse fino a quando il mercato del lavoro non si sarà adeguatamente raffreddato. In questo contesto, quindi, come giustificare l’enorme balzo dell’occupazione Usa della scorsa settimana? Iniziamo a guardare i numeri. “Un aumento dello 0,3% dell'occupazione, non sembrerebbe così spaventoso - sottolinea Steven Bell -. È bene poi sottolineare quanto gennaio sia sempre un mese difficile da valutare”.

OBBLIGAZIONI INTERESSANTI


La Fed sta rallentando l’entità dei rialzi, con un aumento di 25 punti base la scorsa settimana. “La banca centrale Usa non è ora in grado di interrompere la propria politica restrittiva, né tanto meno di passare a tassi più bassi”, precisa il Chief Economist EMEA di Columbia Threadneedle Investments, che però non si aspetta un mercato obbligazionario nuovamente ribassista: “I tassi reali, misurati dal rendimento dei titoli del Tesoro protetti dall'inflazione, ci sembrano generosi - ben oltre l'1% - e poiché la Fed ha chiarito che intende ridurre l'inflazione - e il mercato le crede - le obbligazioni convenzionali appaiono ragionevolmente interessanti”.

CAUTELA SULLE AZIONI


Per quanto riguarda i titoli azionari? “Continuiamo a credere che sia necessaria una compressione dei margini, quale parte del processo per riportare l'inflazione in modo sostenibile al 2% e che, di conseguenza, sarà probabilmente necessaria una recessione”, conclude la sua analisi Steven Bell. Recessione che dovrebbe essere comunque lieve e di breve durata, ma che toglierebbe comunque il peso agli asset di rischio.
Share:
Trending