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Allarme listini asiatici

GAM: in Cina la crescita dei prezzi può rallentare la ripresa

Paolo Mauri Brusa, gestore del team Multi Asset Italia di GAM SGR segnala i ‘campanelli di allarme’ che suonano per la locomotiva asiatica, dove l’azionario ha preso una direzione opposta al mercato globale

di Virgilio Chelli 20 Giugno 2021 10:00
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Il mercato azionario cinese si sta muovendo da qualche tempo in controtendenza rispetto ai listini globali, che invece fanno segnare nuovi massimi. Le ragioni sono molte, macroeconomiche e geopolitiche: il dato della produzione industriale a maggio resta a un robusto +8,8% ma non riesce a soddisfare le attese degli investitori che avevano previsto un +9,2%, in rallentamento rispetto al +9,8% di aprile, mentre la Banca centrale da diversi mesi cerca di porre un freno alla crescita indiscriminata del credito, per prevenire il rischio di bolle speculative nel settore immobiliare e nel mercato finanziario, in particolare delle commodity.

FIAMMATA DEI PREZZI DELLE MATERIE PRIME


In un commento titolato non a caso “Chinadown”, Paolo Mauri Brusa, gestore del team Multi Asset Italia di GAM SGR, sottolinea anche che la recente fiammata dei prezzi delle materie prime ha indotto le autorità cinesi a correre ai ripari con la consueta “moral suasion” che Pechino mette in campo quando la situazione si fa seria, imponendo a tutte le società controllate dallo Stato un’immediata riduzione delle posizioni finanziarie sui mercati esteri delle commodity, mentre presto la National Food and Strategic Reserves Administration renderà disponibili alle aziende locali parte delle riserve governative di rame, alluminio e zinco.

RICORSO ALLE RISERVE STRATEGICHE


Era dal 2005 che il Governo cinese non metteva mano alle riserve strategiche, deputate esclusivamente a situazioni di emergenza. Evidentemente, rileva Mauri Brusa, l’eventualità che una crescita eccessiva dei prezzi alla produzione possa far deragliare una ripresa economica ancora fragile, deve essere scongiurata a tutti i costi. Anche perché a questo quadro si aggiungono le incertezze relative alle quattro Asset Management Company controllate dal Governo cinese e al destino degli oltre mille miliardi di crediti problematici che hanno in pancia. Da mesi ormai il mercato attende di capire se il Tesoro cinese, azionista di maggioranza di Huarong, interverrà in aiuto della società che ancora non ha depositato il bilancio 2020 e che ha emesso obbligazioni, sia sul mercato domestico che su quello internazionale, per oltre 250 miliardi di dollari.

L’AGGIUNTA DEL FATTORE G7


Infine, l’esperto di GAM SGR cita la recente riunione del G7, diventata la prima offensiva ufficiale dell’era Biden sulla Cina, con sul tavolo gli stessi argomenti portati avanti da Trump: aiuti statali anticoncorrenziali a società private, trasferimenti tecnologici forzati, violazioni della proprietà intellettuale. Un fronte comune fra USA-Europa, sebbene non scontato, non è da escludere, secondo Mauri Brusa, che ritiene probabile che nei prossimi mesi la debolezza del gigante asiatico possa continuare.

EVITARE RISCHIO DERAGLIAMENTO


Per questo, conclude l’analisi dell’esperto di GAM SGR, è fondamentale che l’azione del Governo cinese, finalizzata a limitare gli squilibri presenti in vari segmenti dell’economia, non soffochi la crescita dei consumi e degli investimenti privati, che sono in fase di recupero ma ancora lontani dai livelli pre-pandemia. Il rischio, avverte Mauri Brusa, è che un’azione troppo decisa possa far deragliare la locomotiva asiatica con pesanti conseguenze anche per le economie occidentali.
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