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Paura inflazione

Inflazione, braccio di ferro tra Fed e Borse: chi avrà ragione?

La banca centrale statunitense prevede il primo aumento dei tassi nel 2023, i mercati tirano la corda verso metà 2022. Per Carlo Benetti, Market Specialist di GAM, sarà necessario osservare i dati del mercato del lavoro USA

di Redazione 27 Maggio 2021 15:39
financialounge -  FED GAM inflazione Scenari Stati Uniti

L’attesa per l’aumento dell’inflazione sembra essersi conclusa ad aprile, quando i prezzi al consumo negli Stati Uniti hanno registrato una crescita del 4,2% rispetto allo stesso periodo del 2020, percentuale superiore alle previsioni degli analisti. Le Borse hanno viaggiato al ribasso sulla scia della paura che la Fed si trovi costretta a intervenire prima che l’economia si scaldi troppo. La ripresa economica e i massicci stimoli governativi fanno temere che l’inflazione possa sfuggire di mano. La banca centrale statunitense continua a vedere il primo aumento dei tassi nel 2023, i mercati tirano la corda verso metà 2022.

L’INDAGINE DELLA FED DI DALLAS


Il braccio di ferro tra Borse e Federal Reserve è al centro dell’analisi sull’inflazione di Carlo Benetti, Market Specialist di GAM (Italia) SGR, in cui l’esperto analizza i calcoli compiuti dalla Fed di Dallas, che ha preso in considerazione l’inflazione media dal febbraio 2020. L’indagine “cattura” il crollo dei prezzi della scorsa primavera, il successivo ripristino dell’attività economica e il recente rimbalzo dovuto alla combinazione di riaperture, strozzatura nell’offerta e aumento dei costi delle materie prime.

STROZZATURA NELL’OFFERTA


Considerando solo il periodo storico “eccezionale”, non si registra l’accelerazione dell’inflazione incorporata nella crescita del 4,2%. Agli argomenti sulla temporaneità del fenomeno, promossi dalla Fed, alcuni oppongono le strozzature nell’offerta: il prezzo del rame ne riflette la scarsezza, l’onshoring e l’accorciamento delle catene del valore mitigano i rischi di dipendenza in caso di crisi ma aumentano alcuni costi. L’inflazione in questo senso può rivelarsi uno strumento utile per abbassare il peso reale del debito senza pagare costosi dazi politici.

OCCHIO AL MERCATO DEL LAVORO USA


Per capire meglio le possibili mosse della Fed, Benetti sottolinea l’importanza dei dati sul mercato del lavoro statunitense. Nel decennio passato, ricorda l’esperto di GAM, l’inflazione è rimasta sopita anche con i più bassi livelli di occupazione.

LE VENDITE AL DETTAGLIO


Benetti pone l’accento anche sui dati delle vendite al dettaglio, negativi ad aprile dopo l’effervescente +10,7% registrato nel mese precedente. Una variazione così ampia, spiega l’esperto di GAM, mette in luce due aspetti: la necessità di politiche monetarie meno espansive, sulla scia di un’economia reale in crisi, e l’affievolimento degli effetti degli stimoli governativi.

L’INFLAZIONE POTREBBE SALIRE ANCORA


I dati sul lavoro e sulle vendite al dettaglio negli Stati Uniti hanno alleggerito il nervosismo dei mercati. Il movimento al rialzo del Treasury a dieci anni è in parte rientrato. Per il Market Specialist di GAM però l’inflazione nei prossimi mesi potrebbe crescere ancora, a causa dei prezzi delle materie prime, dei colli di bottiglia nell’offerta e per l’effetto degli stimoli monetari.
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