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Conto alla rovescia per la Bce

Attese e Mercati, Abenomics anche senza Abe

Comincia il conto alla rovescia per la Bce, tra 10 giorni attesa la risposta alla svolta della Fed. Abenomics anche senza Abe. Il più longevo primo ministro giapponese, lascia ma la sua politica continua. Intanto BlackRock sbarca sullo sterminato mercato cinese del risparmio gestito.

di Virgilio Chelli 31 Agosto 2020 11:30
financialounge -  Abe Abenomics Attese e mercati BlackRock Fidelity Neuberger Berman Scenari

CONTO ALLA ROVESCIA PER LAGARDE


Giovedì 10 settembre è in calendario il prossimo meeting della Bce e c’è da scommettere che nei prossimi 10 giorni media finanziari e central bank watchers non risparmieranno ipotesi e congetture sulla risposta che potrebbe arrivare da Christine Lagarde alla svolta storica del suo omologo d’oltre Atlantico, che ha ufficialmente annunciano la fine della politica ‘preventiva’ sull’inflazione, decidendo di lasciarla correre anche oltre il target del 2% e spianando la strada a tassi fermi ai minimi per anni. Lagarde non ha grandi margini, il mandato della Bce è limitato alla stabilità dei prezzi, a differenza della Fed che ha anche la missione di creare occupazione, e i suoi tassi sono già abbondantemente in territorio negativo. Inoltre la revisione della strategia monetaria, che la Fed di Powell ha concluso con l’annuncio alla Jackson Hole virtuale, per la Bce dovrebbe concludersi solo a fine anno. I due fattori su cui può giocare la banca europea sono il tempo, allungando l’orizzonte dei vari bazooka monetari già in uso, e la quantità, aumentando le munizioni con cui carica gli stessi bazooka. Sicuramente saranno 10 giorni con gli occhi di mercati e investitori puntati sull’Eurotower di Francoforte. Di sicuro la Bce non può limitarsi a stare a guardare, rischierebbe di rimandare in scena la frustrazione seguita al suo primo approccio alla pandemia la scorsa primavera, poi fortunatamente corretto.

ABENOMICS SENZA ABE


Shinzo Abe, il primo ministro giapponese più longevo è costretto a lasciare per motivi di salute ma la sua “Abenomics”, vale a dire la politica di stimolo per rianimare l’economia, sembra destinata ad andare avanti, anche se dopo quasi un decennio non ha raggiunto pienamente i risultati attesi, con la terza economia globale ancora sostanzialmente in deflazione a 30 anni dall’esplosione della bolla degli asset finanziari e immobiliari. L’Abenomics, varata dopo il catastrofico terremoto del 2011, è fatta di tre ‘frecce’: politica monetaria, politica fiscale e riforme degli assetti finanziari e societari, a cominciare dalla governance, causa anche eventi avversi come stimulus strategy, has resigned for health reasons. Con un mercato azionario distante ancora di circa il 70% dai massimi di fine anni 80 e un debito pubblico attestato da anni sopra il 230% del PIL, il Giappone e lo yen restano comunque uno dei porti sicuri in cui si rifugiano gli investitori in tempi di turbolenza, attirati comunque dalla straordinaria solidità finanziarie delle sue grandi multinazionali. Abe verrà presto sostituito dal partito di governo, il LPD, andando probabilmente a pescare tra la sua leadership politica, che conta diversi attuali ministri, ma il gabinetto resterà comunque in carica fino alla scadenza di settembre 2021. Quindi l’Abenomics andrà avanti almeno un altro anno.

BLACKROCK PUNTA SUL RISPARMIO DEI CINESI


La notizia è rimbalzata sui media finanziari americani nel weekend: il colosso globale degli investimenti BlackRock, con 7.300 mld di dollari di asset gestiti, prepara lo sbarco sul mercato retail dei risparmiatori cinesi ed ha appena ottenuto l’autorizzazione dalle autorità di Shanghai ad aprire il business dei fondi di investimento nella seconda economia globale, diventando uno dei primi gruppi stranieri a poter gestire il risparmio delle famiglie cinesi. Lo sbarco in Cina è stato reso possibile dagli accordi commerciali di Fase-1 stretti tra Washington e Pechino a gennaio. BlackRock gestisce già fondi in Cina da una decina d’anni, ma solo prodotti destinati alla fascia di investitori ultra-ricchi cinesi, ma per il mercato retail finora era costretta a ricorrere a partnership locali. Anche Neuberger Berman e Fidelity hanno fatto domanda e sono in attesa di autorizzazione, secondo quanto riportano i media americani. Il mercato cinese è sterminato in termini numerici ma anche molto interessante come dinamica: a luglio erano attivi 140 gestori locali con asset per circa 2.500 mld di dollari ma le proiezioni al 2023 puntano a 13.000 mld sempre in dollari. Una dinamica che si riflette anche nei numeri di PIL pro-capite, che in Cina è ancora sui 10.000 dollari l’anno, distante dai 40.000 di Giappone e Francia, dai 46.000 della Germania e dagli oltre 60.000 degli USA, ma negli ultimi 10 anni è più che raddoppiato e negli ultimi 15 addirittura quintuplicato.
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