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Piano da 750 miliardi

Il Recovery Fund è il primo passo verso l’unione fiscale?

Per AllianceBernstein, non c’è nessuna mutualizzazione dei debiti precedenti, anche se il piano di aiuti introduce l’Ue come soggetto in grado di accedere al mercato come unicum

di Fabrizio Arnhold 24 Luglio 2020 15:03
financialounge -  AllianceBernstein debito recovery fund Scenari Ue

Dopo un serrato e prolungato confronto, i leader europei hanno trovato un accordo per il Recovery Fund da 750 miliardi. Come da attese, il volume dei finanziamenti a fondo perduto è stato ridotto dagli iniziali 500 a 390 miliardi. “Insieme a una sorta di controllo nominale su come verranno effettivamente spesi i soldi e a una riduzione dei loro contributi Ue, il ridimensionamento dei prestiti a fondo perduto ha fatto cedere la linea dura dei governi del Nord Europa”, commenta Flavio Carpenzano, Senior Investement Strategist Fixed Income di AllianceBernstein. Se da un lato la risposta europea dalla pandemia è stata impressionante, dall’altra non parliamo che di un cospicuo allargamento del bilancio europeo.

CAUTO OTTIMISMO


Il taglio dei finanziamenti non è stata una sorpresa, e non diminuisce l’importanza dell’accordo sottoscritto. “I 750 miliardi rappresentano circa il 6% del Pil dell’Eurozona”, continua nella sua analisi Carpenzano. “Quanto garantito a Spagna e Italia va anche oltre”. Il piano di aiuti fornirà un importante supporto alle economie più deboli dell’Eurozona, aiutandole nella loro ricostruzione. Per AllianceBernstein, la reazione Ue al Covid-19 è stata di ampia portata e quanto messo in atto lascia spazio a un cauto ottimismo per l’outlook ciclico.

MISURA TEMPORANEA


“Il Recovery Fund è una temporanea, seppur significante, espansione del bilancio pluriennale dell’Unione - aggiunge Carpenzano - che già distribuisce fondi tra contribuenti e beneficiari, in risposta a uno shock economico senza precedenti”. Quello che davvero caratterizza il Recovery Fund è l’introduzione dell’Ue come soggetto in grado di accedere al mercato per la prima volta come unicum. Secondo molti, infatti, si tratta del primo passo verso l’unione fiscale.

NESSUNA MUTUALIZZAZIONE DEL DEBITO


Per AllianceBernstein sarebbe un errore pensare che il debito da oggi verrà condiviso. “Non c’è nessuna mutualizzazione dei debiti precedenti e non siamo di fronte all’Hamilton Moment dell’Europa”, spiega Carpenzano, in riferimento all’azione del primo ministro del Tesoro Usa, Alexander Hamilton, che nel 1970 dispose che il governo federale si facesse carico del debito incorso dai singoli Stati durante la guerra civile americana, in cambio di maggiore potere di determinazione della tassazione.

L'AIUTO PER L’ITALIA


L’analisi di AllianceBernstein si chiude con un focus sul debito italiano. “Sul fronte Italia, infine, per quanto generose, le misure aiuteranno il Paese a mettere una toppa a problemi di liquidità nei prossimi due o tre anni, ma rimane una goccia in un oceano per la solvibilità del debito”. In questo caso, la palla resta alla Banca centrale europea.
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