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La sorpresa

Cosa c’è dietro il trimestre stellare delle grandi banche americane

Gli accantonamenti miliardari non hanno impedito un’ottima tenuta degli utili con i ricavi da trading letteralmente schizzati. Il ruolo positivo svolto nella tenuta dei mercati

di Stefano Caratelli 20 Luglio 2020 08:53
financialounge -  banche USA Morning News ripresa economica trimestrali Weekly Bulletin

Qualche blogger americano ha definito ‘stellari’ i risultati del secondo trimestre dei cinque big della finanza di Wall Street - Goldman Sachs, Morgan Stanley, JP Morgan, Citi e Bank of America - pubblicati settimana scorsa. Esagerato? Apparentemente sì. Su giornali e tv abbiamo visto report che parlavano di utili e dividendi sacrificati con decine di miliardi di dollari accantonati per far fronte all’ondata in arrivo di NPL (Non Performing Loans) che saranno causati dalla recessione indotta dal virus con fallimenti a catena. Ma se mettiamo le cose in prospettiva, forse l’aggettivo astrale è proprio quello giusto. La Grande Crisi di 12 anni fa fece una carneficina delle grandi banche in America e anche in Europa, colte del tutto impreparate e destinate a fare la fine di Lehman Brothers, se Tesoro e Fed non fossero intervenuti con salvataggi e integrazioni senza precedenti nella storia. Questa volta invece il COVID ha colto le grandi banche decisamente ben attrezzate e in grado non solo di sopravvivere allo tsunami, ma anche di contribuire in modo decisivo, insieme alle agli interventi massicci di Fed e Amministrazione, alla tenuta complessiva del sistema economico e produttivo.

UN PAZZESCO STRESS TEST ‘IN VIVO’


La crisi da pandemia è stato per il sistema finanziario americano e globale un pazzesco stress test ‘in vivo’, ben più severo di quelli introdotti proprio dopo la Grande Crisi, e i risultati dei 5 Big nel secondo trimestre, quello più impattato, mostrano che è stato superato brillantemente. Certo, gli utili sono dimagriti rispetto a un anno prima, ma restano comunque numeri di tutto rispetto: Morgan Stanley ha riportato un net profit di $3,2 miliardi, Goldman, JP Morgan, BofA e Citi hanno chiuso rispettivamente in utile per $2,42 miliardi, $4,7 miliardi, $3,5 miliardi e $1,3 miliardi. Fuori dalla pattuglia Wells Fargo, con un rosso di $2,4 miliardi, ma c’è una spiegazione che dà anche una chiave di lettura all’aggettivo stellare. Le 5 infatti sono anche le star dell’investment banking, la sesta no. E proprio i ricavi da trading hanno sostenuto i conti del trimestre, battendo non di poco le previsioni degli analisti, come si vede nel grafico qui sotto.

[caption id="attachment_162869" align="alignnone" width="500"]Tutte le 5 big americane battono le attese dei ricavi da trading Tutte le 5 big americane battono le attese dei ricavi da trading[/caption]

QUESTA VOLTA LE BANCHE SONO STATE LA CIAMBELLA DI SALVATAGGIO


E qui siamo al punto che fa una grandissima differenza con il 2008-09. Allora ai mercati era mancata proprio l’azione di stabilizzazione delle grandi banche, sull’orlo del collasso e diffidenti una dell’altra. Questa volta le banche sul mercato ci sono state eccome, indubbiamente aiutate dal mare di liquidità reso disponibile dalla Fed, e hanno probabilmente contribuito non poco con la loro attività di trading a sostenere il rimbalzo dei mercati dai minimi di marzo, soprattutto sull’obbligazionario ma anche sull’azionario. Quindi, a differenza di 12 anni fa, questa volta le grandi banche non sono state la pietra al collo che rischiava di affondare l’intero sistema, ma una larga ciambella di salvataggio che ha tenuto a galla sia l’economia reale, ovviamente con l’aiuto determinante degli stimoli fiscali e monetari, che i mercati.

CONTI SOLIDI, ALLENTATA LA VOLCKER RULE


Ma c’è di più. Lo stato di salute delle grandi banche e la loro capacità di reggere e superare bene l’urto violento della crisi da virus esplosa a febbraio ha ricevuto un importante riconoscimento da parte dei regolatori americani con un provvedimento adottato a fine giugno e passato largamente inosservato. Il 25 giugno scorso infatti, la Federal Reserve, l’Office of the Comptroller of the Currency, la Federal Deposit Insurance Corporation, la SEC e la Commodity Futures Trading Commission hanno finalizzato una serie di emendamenti che di fatto allentano la cosiddetta Volcker Rule, che prende il nome dal governatore centrale dei tempi di Reagan e fu introdotta proprio dopo la crisi del 2008-09 per separare l’attività propriamente creditizia da alcune tipiche dell’investment banking, come trading proprietario, hedge fund e private equity. L’allentamento riguarda in particolare le Collateralized Loan Obligations, abbreviate in CLO, un business redditizio ma anche rischioso, consentendo a certe condizioni le attività con hedge fund, private equity e il trading proprietario.

BOTTOM LINE


Nel 2008-09 la Grande Crisi fu causata dalla combinazione perversa di ricerca spregiudicata di consenso politico con mutui a go-go per tutti e di assunzione di rischi enormi e non sostenibili da parte delle grandi banche. Questa volta, tra politica e finanza sembra si stia chiudendo un circolo virtuoso, grazie anche alla sponda offerta da banche solide e attrezzate per resistere agli tsunami.
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