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Attese e mercati, Europa alle prese con Brexit e Recovery Fund

Boris Johnson e Ursula Von der Leyen tornano a confrontarsi sulla Brexit in settimana. Da seguire il Consiglio europeo sul Recovery Fund, ma attenzione ai movimenti del petrolio

di Virgilio Chelli 15 Giugno 2020 09:39
financialounge -  Brexit petrolio recovery fund

BREXIT E RECOVERY FUND


La Storia con la S maiuscola bussa alla porta dell’Europa. Oggi 15 giugno Londra e Bruxelles riprendono il negoziato sulla Brexit congelato causa COVID con al tavolo un Boris Johnson abbastanza stremato e una Ursula von der Leyen galvanizzata dal Recovery Fund. Di cui dovrà occuparsi il Consiglio Europe del 18 e 19 giugno. La Commissione a guida tedesca deve venire a capo delle resistenze di Olanda, Austria, Danimarca e Svezia. Per l’euro e i titoli di Stato della periferia europea, a cominciare dal BTP italiano, sarà un nuovo test, dopo la volatilità abbastanza violenta che ha accompagnato l’esplosione del virus, rientrata dopo la proposta Macron-Merkel che ha gettato le basi proprio per il Recovery Fund, come si vede nel grafico qui sotto.

[caption id="attachment_159997" align="alignnone" width="482"]Euro e spread Btp/Bund durante e dopo la pandemia Euro e spread Btp/Bund durante e dopo la pandemia[/caption]

Quello che è abbastanza chiaro è che i destini di Italia e Europa sono legati abbastanza indissolubilmente, la prima senza la UE sarebbe un paese alla deriva bersaglio della speculazione e dello shopping estero a prezzi da saldo di quello che rimane dell’argenteria industriale e finanziaria, ma anche la seconda andrebbe probabilmente in pezzi con un ritorno al passato destabilizzante per l’economia e gli assetti politici globali.

ALL’ITALIA SERVIREBBE UN ‘PAPA STRANIERO’ PER USCIRE DA 10 ANNI DI TUNNEL


Ha cominciato con un ‘Buon Pomeriggio’ in italiano e finito con un ‘Coraggio Presidente’ rivolto sempre in italiano al premier Conte la nuova capa bulgara del FMI Kristalina Georgieva il suo intervento agli Stati Generali italiani iniziati nel weekend: un discorso abbastanza lungo che in pratica è stata la dettatura di un programma di governo, per Roma, ma anche per Bruxelles. I compiti a casa impartiti a Conte dalla Georgieva, che prima di prendere a Washington il posto di Christine Lagarde era commissaria europea al Bilancio, sono cinque punti secchi: drastico taglio alla burocrazia, efficienza negli investimenti, riforma fiscale, allentamento regolatorio per aumentare la competitività, ridurre le disparità regionali. Dagli anni 70 il vincolo esterno è stato fondamentale per la stabilità italiana, ora sembra vitale. Ci vuole qualcuno che dal di fuori detti l’agenda e disponga anche di un robusto bastone per farla attuare. Il Recovery Fund sembra uno strumento appropriato, ma anche l’Europa ha i suoi problemi: per la Georgieva due soprattutto, il ritardo digitale e il ritardo nella valorizzazione del capitale umano, cioè education. A questo punto non si farebbe prima a dare le chiavi di Palazzo Chigi direttamente alla Georgieva o a una bella Troika che oggi sarebbe tutta femminile visto che a capo delle tre istituzioni – Fmi, Commissione UE e Bce – ci sono altrettante donne?

OCCHI SUL PREZZO DEL PETROLIO


Fino a metà marzo, prima che scattasse il lockdown anche in America, la produzione di greggio a stelle e strisce viaggiava al record di sempre di 13,1 milioni di barili al giorno, mentre il prezzo del prodotto di riferimento, il WTI, era saldamente sopra i 50 dollari, in ripiegamento ma non in caduta libera rispetto agli oltre 60 dollari di inizio anno, a causa del rallentamento globale indotto dal virus. A tre mesi di distanza la produzione è stata tagliata di quasi 2 milioni di barili, anche se le importazioni restano ai minimi degli ultimi 5 anni e l’export ai massimi. A frenare i prezzi continua ad essere la crescita delle scorte che gli ultimi dati indicano a 538 milioni di barili, nonostante la domanda di benzina sia in ripresa ormai da otto settimane dopo aver toccato un minimo a inizio aprile.
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