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Attese & Mercati – Settimana dall'1 giugno 2020

Le azioni europee hanno molto da recuperare su Wall Street. Intanto torna la Bce e il mercato si aspetta che ‘anticipi’ il Recovery Fund con l’annuncio di nuovi stimoli. Mediobanca torna l’oggetto del desiderio come negli anni 80, Del Vecchio prepara un matrimonio francese?

di Virgilio Chelli 1 Giugno 2020 09:21

L’AZIONARIO EUROPEO HA SPAZIO DI RECUPERO, MILANO ANCORA DI PIÙ


Anche i mercati globali hanno archiviato in rally l’ultima settimana di maggio, con gli indici asiatici Nikkei e ASX 200 a guidare il rialzo, mentre sul versante dell’economia reale, la produzione industriale del pianeta deve recuperare il crollo di quasi il 16% sofferto nel primo trimestre, con Asia ed Emergenti in caduta più forte rispetto al resto del mondo. A livello di mercati azionari, l’Europa continua a rimanere indietro rispetto agli Stati Uniti. Settimana scorsa è stata importante per lo S&P 500 di Wall Street perché ha rotto al rialzo la resistenza tecnica importante rappresentata dalla media mobile a 200 giorni, un livello che analisti e broker guardano con grande attenzione. L’europeo STOXX 600 ha invece ancora parecchia strada da fare per recuperare questa importante soglia tecnica, che come mostra il grafico qui sotto era stata rotta al ribasso da entrambi gli indici quasi in contemporanea tra fine febbraio e inizio marzo.

[caption id="attachment_158675" align="alignnone" width="419"]S&P 500 e Stoxx 600 europeo vs media mobile a 200 giorni S&P 500 e STOXX 600 europeo vs media mobile a 200 giorni[/caption]

Se l’Europa ha un ritardo da recuperare su Wall Street, Milano non si è ha mai ripresa dalla botta del 2008-2009, e dal dopo-Lehman si muove nel range 15.000-23.500 punti del FtseMIB da cui non riesce a uscire, anzi con l’impatto della pandemia staziona nella parte bassa. I prezzi sono più che interessanti, ma gli investitori vogliono vedere uno scatto decisionale per voltare pagina.


TORNA LA BCE DI LAGARDE, CHRISTINE SMETTERÀ DI ESITARE?


Ad aprile aveva deluso. I mercati si aspettavano che Christine Lagarde mettesse mano a nuove misure di sostegno dell’economia mentre la politica europea traccheggiava sul Recovery Fund. Poi Merkel e Macron hanno sbloccato la situazione e finalmente è arrivato il pacchetto da 750 miliardi di Ursula von der Leyen, ben accolto dai mercati anche se la strada per la trasformazione in denaro sonante è ancora lunga. Ora gli investitori si aspettano che la Bce nel meeting di giovedì 4 giugno rompa gli indugi e ricarichi il bazooka senza attendere che il lento processo di approvazione nei dettagli del Recovery Fund faccia il suo corso. Li aspetta un’altra delusione? Proprio i tempi lunghi del Fondo dovrebbero rappresentare un buon motivo per anticiparne gli effetti, anche perché Lagarde si avvia tra qualche mese verso l’esaurimento degli acquisti di emergenza di titoli, che dovrebbe finire entro ottobre. A meno che l’esitante Christine non rompa gli indugi e annunci almeno un’estensione temporale, anche perché i tempi di ripartenza delle economie restano incerti. L’annuncio di nuovi stimoli, magari con l’acquisto di ETF obbligazionari sull’esempio della Fed, darebbe carburante all’ottimismo innescato dall’annuncio del Fondo. La Reuters si chiede: se nuove misure di sostegno della Bce non sono una questione di se ma di quando, allora perché aspettare?


DEL VECCHIO PUNTA MEDIOBANCA, HA IN MENTE UN MATRIMONIO PER GENERALI?


Sembra di essere tornati agli anni 80, con Mediobanca di nuovo oggetto del desiderio del capitalismo italiano. Allora se la contendevano lo stato imprenditore, impersonato dall’Iri di Romano Prodi, e gli allora grandi nomi dell’industria italiana, dalla Fiat guidata da Cesare Romiti in giù. Ora la banca guidata da Alberto Nagel non è più il crocevia delle partecipazioni che contano nel sistema economico e finanziario italiano, con l’eccezione della quota del 13% che Piazzetta Cuccia ancora detiene in Generali, che resta oggi come 40 anni fa il gioiello della corona della finanza italiana. Da quando Unicredit ha deciso di uscire da Mediobanca, di cui era il primo singolo azionista, quella quota è stata in qualche modo ‘liberata’, e chi si prende Mediobanca si prende anche Generali perché ne diventa il primo azionista. È questa la motivazione che ha spinto Leonardo Del Vecchio a chiedere alla Bce di poter salire al 20% nella banca che fu di Cuccia dall’attuale livello poco sotto il 10%? Il chairman ottantacinquenne del colosso italo-francese del luxury EssilorLuxottica ha sempre detto di voler dotare Mediobanca di un’azionariato stabile esteso anche a Generali, in cui lo stesso Del Vecchio detiene già il 4,8%. Stabile sì, ma anche italiano? O magari il grande imprenditore ha in mente di replicare con Generali l’alleanza con i francesi che ha concluso meno di due anni fa con la sua Luxottica? Sarà un caso, ma è dagli anni 80 che l’idea di un unione tra Generali e la parigina Axa viene a galla con regolarità.
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