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Coronavirus, governi e banche centrali preparano la cura per i mercati

Gli istituti centrali e i governi di tutto il mondo avviano interventi coordinati per affrontare l’emergenza. Ora occorrono notizie positive sul fronte sanitario, spiega Marco Piersimoni di Pictet Asset Management

di Chiara Merico 28 Marzo 2020 15:00

Con un intervento coordinato, banche centrali e governi di tutto il mondo hanno messo in atto misure ultra-espansive volte a sostenere l’economia mondiale. “Whatever it takes doveva essere, e whatever it takes alla fine è stato”, commenta Marco Piersimoni, senior portfolio manager di Pictet Asset Management.

LE MISURE NEGLI USA


Negli Stati Uniti, osserva l’esperto, “oltre a quanto già annunciato (fino a 50 miliardi di dollari in aiuti agli Stati per affrontare la pandemia, acquisto di petrolio per la Riserva strategica petrolifera nazionale, cancellazione degli interessi sui prestiti studenteschi), è stato approvato dal Congresso un ulteriore pacchetto di stimoli fiscali che potranno arrivare fino a duemila miliardi di dollari, destinati a sostenere il tessuto sociale ed economico del Paese tramite prestiti alle piccole imprese 300 miliardi), trasferimenti diretti ai cittadini (500 miliardi), fondi di stabilizzazione (500 miliardi) e rinvii delle scadenza per il pagamento delle tasse”.

IN EUROPA SI DISCUTE SUI CORONABOND


In Europa, per Piersimoni “la risposta è stata altrettanto tempestiva”. Contemporaneamente, “si continua a discutere circa l’opportunità di ricorrere a strumenti centrali quali i cosiddetti Coronabond, su cui Paesi come la Germania e l’Olanda sembrano tuttavia molto restii: a spaventare è la mancanza di condizionalità dei fondi raccolti, ossia la possibilità per i Paesi membri dell’Ue di usare tali risorse senza vincoli di finalità, anche per scopi diversi e meno urgenti rispetto a quelli strettamente legati all’emergenza sanitaria”. Secondo l’esperto di Pictet Asset Management “è più semplice, dal punto di vista politico e dell’implementazione, che si vada ad attingere al Fondo salva-Stati, imponendo una qualche forma, seppur lieve, di condizionalità alle risorse erogate”.

MISURE PER IL 2,5% DEL PIL GLOBALE


Le misure implementate dai governi, sintetizza Piersimoni, valgono circa il 2,5% del Pil mondiale, con un effetto moltiplicatore sull’economia di 1,5/2 (per un raffronto, quanto fatto nel 2008-2009 ammontava all’1,6% del Pil mondiale).

BANCHE CENTRALI IN CAMPO


Le banche centrali non sono state da meno, anzi: secondo l’esperto “hanno tempestivamente dispiegato tutte le proprie forze per cercare di fornire al sistema economico e finanziario il supporto monetario necessario per fronteggiare la mareggiata. Tra tagli dei tassi fino a portarli ai livelli minimi e massicci programmi di acquisti, stanno ricorrendo a tutte le politiche straordinarie diventate popolari nel decennio passato”.

CONTROLLO DELLA CURVA


Prima di arrivare a forme di vero e proprio “helicopter money” (finanziamento diretto a imprese e privati), secondo Piersimoni “è possibile che, almeno negli Stati Uniti, si rispolveri un programma di controllo della curva, già sperimentato nel secondo dopoguerra e in linea con quanto avviene in Giappone, volto a mantenere i tassi forzatamente entro livelli prestabiliti, tramite acquisti di bond senza limiti di importo”.

Bond cinesi in valuta locale, una delle poche asset class immuni al coronavirus


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UN MIX BEN ASSORTITO


Tutte insieme, le manovre delle principali banche centrali, tra cui la più timida per il momento è stata proprio la People's Bank of China, vincolata dagli obiettivi di medio termine e dalla forza del dollaro, risultano pari a un 10% circa del Pil mondiale (furono pari al 6,5% nel 2008-2009), spiega l’esperto, secondo cui “si tratta di un mix ben assortito di misure fiscali e monetarie accomodanti con cui si sta tentando di contenere per quanto possibile i danni economici e immunizzare i mercati finanziari, che al momento sembrano reagire positivamente alla cura”.

I MERCATI ATTENDONO BUONE NOTIZIE SUL FRONTE SANITARIO


Tuttavia, “trattandosi di una crisi nata non da un problema economico o del sistema finanziario, come successo nel 2007, ma da un’emergenza sanitaria, ciò che i mercati sembrano attendere per invertire con decisione il trend è un flusso di notizie positive nel numero di contagi”. Sembrerebbe, osserva Piersimoni, che gli operatori di mercato siano “disposti ad accettare un forte impatto economico nel breve termine per ridurre al minimo il costo sociale e umano, nella convinzione che, anche grazie agli stimoli monetari e fiscali messi a terra, l’attività economica possa poi ripartire con slancio una volta superata la crisi sanitaria”.
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