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Columbia Threadneedle Investments

Due trimestri sulle montagne russe

Cosa dicono il crollo prenatalizio e il rimbalzo del nuovo anno riguardo ai mercati? L’analisi di William Davies di Columbia Threadneedle Investments

di Chiara Merico 29 Maggio 2019 14:50

Dopo la brusca correzione del quarto trimestre dello scorso anno, gli indici azionari mondiali hanno messo a segno un deciso recupero, riguadagnando quasi tutto il terreno perduto. E secondo William Davies, responsabile azionario globale di Columbia Threadneedle Investments, “questa straordinaria inversione di rotta potrebbe sembrare irrazionale, ma racconta una storia coerente sulla fragilità della fiducia degli investitori con l’approssimarsi della fine dell’attuale ciclo economico e delle elezioni statunitensi nel 2020”.

CORREZIONE E RIMBALZO GIUSTIFICABILI


Il crollo del quarto trimestre è stato un’anomalia? Oppure il successivo rimbalzo segnala una pericolosa sottovalutazione dei pericoli che attendono gli investitori nel resto di quest’anno e nel prossimo? “La risposta alle ultime due domande è no”, spiega Davies, secondo cui la correzione del quarto trimestre è stata forse di una gravità inattesa, ma è spiegabile alla luce del contesto e di alcuni dati pubblicati intorno a quel periodo. “Credo anche che il rimbalzo all’inizio di quest’anno sia giustificabile, anche se sono rimasto sorpreso dalla sua intensità”, sottolinea il gestore.

FATTORE UOMINI FORTI


La marcata correzione degli ultimi tre mesi del 2018 è stata causata da due fattori importanti: il primo è stato il mutevole panorama politico. Negli ultimi anni nelle principali economie mondiali sono saliti al potere alcuni uomini forti di orientamento nazionalistico, che hanno adottato un approccio più risoluto nelle relazioni internazionali. Negli Usa, anche se i Repubblicani non hanno più la maggioranza al Congresso, Trump rimane una figura dominante e imprevedibile. In Cina Xi Jinping ha consolidato il controllo sul governo e ha eliminato i limiti temporali al proprio mandato di primo ministro. Analogamente, Modi in India, Erdogan in Turchia, Bolsonaro in Brasile, Abe in Giappone e il principe ereditario Mohammad Bin Salman in Arabia Saudita sono tutti leader più forti e nazionalistici dei loro predecessori, mentre figure come Vladimir Putin e Kim Jong Un godono di una notevole influenza internazionale.

CONFRONTO TRA LEADER ASSERTIVI


Siamo dunque entrati in una fase in cui un volitivo presidente degli Stati Uniti è pronto a sostenere con veemenza che le relazioni del suo Paese con il resto del mondo devono essere ridefinite, ma è costretto ad avanzare le proprie rivendicazioni nei confronti di un gruppo di leader politici sempre più assertivi e populisti in altre regioni. “Questa non è certo una ricetta per la calma e la stabilità sui mercati mondiali”, nota Davies.

LA MINACCIA DELLA GUERRA COMMERCIALE


Se consideriamo questa potenziale minaccia alla stabilità insieme al secondo grande problema che ha dominato gli ultimi mesi del 2018, e cioè il deterioramento delle relazioni commerciali tra le due maggiori economie del mondo, gli Stati Uniti e la Cina, è facile capire perché i mercati hanno iniziato a temere il sopraggiungere di un brusco rallentamento, spiega il gestore. “Una grave interruzione dei flussi commerciali internazionali e una battuta d’arresto dell’ultradecennale processo di globalizzazione ridurrebbero inevitabilmente l’attività economica, la redditività delle imprese e gli investimenti”.

Tassi in risalita? Solo quando la crescita avrà toccato il minimo


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TREGUA SUI DAZI


A fine novembre i mercati si trovavano in questa situazione, quando, spiega Davies, “è affiorato il primo importante segnale positivo: gli Stati Uniti hanno sospeso l’innalzamento dei dazi dal 10% al 25% minacciato nei confronti di 200 miliardi di dollari importazioni cinesi. Questo rinvio di 90 giorni ha spostato a fine febbraio il rischio di un’ulteriore perturbazione dei flussi commerciali, alleviando una delle principali fonti di apprensione per i mercati globali”.

LA MOSSA DELLA FED


Ma gli indici azionari hanno continuato a perdere terreno, amplificando le perdite con l’avvicinarsi del Natale. Anziché dai timori per una guerra commerciale, la correzione era adesso causata dalla debolezza dei dati economici, soprattutto in Europa. E in questo contesto, sottolinea il gestore, “i mercati hanno captato il secondo importante segnale positivo: dopo aver accennato a ulteriori rialzi dei tassi fino all’ultimo trimestre del 2018, la Fed ha reagito all’indebolimento delle prospettive indicando che non prevedeva più di aumentare i tassi nel corso del 2019”. Questo mutato orientamento, unito al rinvio di un nuovo conflitto sul fronte commerciale, ha contribuito a innescare il rimbalzo degli indici azionari che è poi proseguito per tutto il primo trimestre.

FOCUS SU USA 2020


Guardando al futuro, per Davies le prospettive a medio termine sono dominate da una questione in particolare: le elezioni statunitensi del 2020 e la volontà del presidente Trump di creare un solido contesto economico per la propria campagna elettorale. “Deciso a ottenere un secondo mandato, il magnate farà tutto il possibile per evitare un rallentamento dell’economia statunitense esacerbato dalle tensioni commerciali e dalla debolezza degli investimenti aziendali”.

I VANTAGGI DI UN ACCORDO


Avendo perso il controllo del Congresso e con un ampio disavanzo di bilancio, non sarà facile per Trump far approvare ulteriori misure di stimolo economico. Trump ha però “margini di manovra molto più ampi nei negoziati con la Cina, e prevedo che concentrerà gli sforzi proprio su questo fronte per dare impulso all’economia interna”, osserva Davies. Un eventuale accordo commerciale con Pechino, in particolare laddove questo comporti un maggiore acquisto da parte cinese di beni e prodotti agricoli provenienti dagli stati centrali elettoralmente cruciali degli Usa, potrebbe fornire all’economia nazionale e alle prospettive di rielezione di Trump quella sorta di stimolo che il presidente sta cercando.

CICLO DESTINATO A PROSEGUIRE


Data questa lettura degli eventi, il rialzo messo a segno dai mercati mondiali a partire dai minimi di fine 2018 appare ragionevole, anche se è stato più marcato delle attese. Ciononostante, sulla base delle attuali valutazioni i principali mercati azionari non sembrano sopravvalutati. Secondo Davies, quindi, “l’attuale ciclo economico è destinato per il momento a proseguire. Un mini ciclo non si è trasformato in una grave recessione... almeno per questa volta”. Attenzione però ai campanelli d’allarme, che riguardano soprattutto la fragilità delle relazioni tra i grandi blocchi economici mondiali e l’imprevedibilità dei negoziati tra potenti leader mondiali di orientamento nazionalistico.
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