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Azioni, non è il momento di essere troppo pessimisti per il 2019

Secondo Schmitt (Ethenea) mentre i tecnologici sono ritornati su valutazioni corrette, è il momento di passare dai titoli ciclici ai difensivi, come alimentari, healthcare e beni per la casa 

19 Dicembre 2018 09:39

Se si volesse scattare una fotografia della situazione dei mercati finanziari alla fine del 2018, si potrebbero mettere da una parte i fattori negativi che procurano incertezze e preoccupazioni agli investitori e, dall’altra, gli elementi di supporto. Nella prima trovano posto la Brexit, l’aspra contrapposizione tra il governo italiano e la commissione europea sulla proposta di bilancio 2019, le dispute commerciali globali, il picco nei tassi di crescita, il processo di normalizzazione monetaria avviato dalla Fed e preannunciato da altre principali banche centrali. Sul versante dei fattori positivi, invece, figurano la crescita continua dei profitti aziendali, un’economia che resta nel sentiero espansivi, tassi di interesse ancora bassi, stimolo fiscale in potenziale crescita.

SFIDA ALLA PARI TRA OTTIMISTI E PESSIMISTI


Secondo Christian Schmitt, co-lead portfolio manager del [tooltip-fondi codice_isin="LU0455734433"]fondo Ethna-DYNAMISCH[/tooltip-fondi] di Ethenea Independent Investors S.A, queste forze, nel loro insieme, si bilanciano e consentono di sostenere le rispettive posizioni sia agli ottimisti e sia ai pessimisti. L’esperto, pur ammettendo che la severa correzione di ottobre e novembre ha riportato le valutazioni in Europa e Asia prossime ai minimi raggiunti in passato, resta tuttavia convinto che finchè le attuali incertezze resteranno sullo scacchiere internazionale, difficilmente l’azionario potrà risalire in modo strutturale. D’altra parte risulta piuttosto evidente come le tre maggiori regioni economiche del mondo (Stati Uniti, Cina ed Europa) abbiano seri problemi su cui lavorare.

COSTRUTTIVI SULL’AZIONARIO


“A differenza del crollo delle dot.com nel marzo del duemila o della grande crisi finanziaria di 10 anni fa, i problemi attuali hanno connotati politici e non economici. Molte di queste incertezze derivano dalle politiche aggressive di leader o stati populisti e, se rientrassero, permetterebbero una soluzione ai problemi. Ecco perchè pensiamo che non sia il momento di essere troppo pessimisti sul mercato azionario nel 2019” sostiene Christian Schmitt.

LA ROTAZIONE SETTORIALE


L’esperto, entrando nello specifico delle scelte di portafoglio, parte dalla rotazione settoriale che ha visto a partire dallo scorso mese di febbraio, il passaggio del testimone tra i settori ciclici (che avevano firmato una straordinaria sovraperformance dalla metà del 2016) e quelli più difensivi. Tra i primi hanno svolto un ruolo di primo piano i titoli della tecnologia statunitense, che hanno registrato perfomance superiori alla media di mercato con continuità per circa un decennio ma che, negli ultimi mesi, hanno accusato pesanti correzioni soprattutto per aspettative e valutazioni eccessive.

IL RITMO DELLA TECNOLOGIA RESTA SOSTENUTO


“Una situazione che si è rimarginata nella seconda metà del 2018 mentre però la solida crescita strutturale delle aziende della tecnologia avanzata mantiene un ritmo sostenuto. Di conseguenza non prevediamo una significativa sottoperformance dei titoli tecnologici statunitensi nel 2019” puntualizza Christian Schmitt.

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NUBI SUI TITOLI CICLICI


Secondo il quale, dal momento che siamo entrati nella fase tardiva del ciclo economico, diventerà sempre più difficile per i titoli ciclici essere i beniamini degli investitori. L’esperto, più in particolare, guarda con attenzione ai produttori e distributori di alimenti e bevande, ai produttori di beni per la casa non durevoli e alle aziende dell’healthcare. Al contrario, esprime pessimismo sulle telecom e sulle utilities sulle quali pesano ingenti debiti in un contesto nel quale i tassi di interesse sono destinati a salire.

AZIENDE DI ALTA QUALITA’ A PREZZI EQUI


“In tutti i casi, resta sempre valido un approccio basato sulla selezione delle singole aziende di alta qualità a prezzi equi. Titoli di compagnie che offrono un interessante rapporto rischio/rendimento nel medio termine e permettono agli investitori di svincolarsi dalla dipendenza dello sviluppo e delle aspettative economiche future, come avviene in altri settori” conclude Christian Schmitt.
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