Contatti

italia

Braccio di ferro Italia - UE, la partita politica e quella finanziaria

La Commissione europea ha proposto l’avvio della procedura d’infrazione all’Italia per deficit eccessivo. Ci vorranno perlomeno tre anni per ristabilire il rispetto delle norme sul deficit e sul debito ma, intanto, lo spread resta alto.

27 Novembre 2018 10:24

Nella contrapposizione tra il governo italiano Lega – 5Stelle e la Commissione europea sulla proposta di legge di bilancio 2019 c’è un interrogativo che si ripete, settimana dopo settimana: e adesso che succederà? Una domanda legittima dal momento che si tratta di un braccio di ferro che non ha precedenti e che costringe a rispolverare le norme che regolano i patti stipulati tra i paesi membri della Ue su procedure mai applicate prima, almeno non nei termini che si preannunciano per l’Italia. Ma una cosa è certa, le partite sono due e con tempistiche molto differenti tra loro.

LA PARTITA FINANZIARIA


La prima è quella che si gioca sui mercati finanziari ed è già scattata lo scorso 27 settembre, nel momento in cui l’esecutivo del nostro paese ha alzato il velo sull’aggiornamento del DEF (il Documento di economia e finanza). Il rapporto deficit / PIL al 2,4% per l’esercizio 2019 e per i successivi due anni (in seguito corretto al 2,1% per il 2020 e all’1,8% per il 2021) ha riportato ai massimi livelli, gli stessi sperimentati nella seconda metà di maggio, le tensioni sui titoli di stato italiani con lo spread che si è attestato in area 300 punti base intorno alla quale ha continuato ad oscillare fino ad oggi.

DOVE PUÒ ARRIVARE LO SPREAD


C’è chi sostiene che tale livello di differenziale di rendimento rispetto al titolo di stato tedesco incorpori già buona parte delle criticità della situazione politica e finanziaria dell’Italia e che quindi qualsiasi apertura, anche modesta, da parte dell’esecutivo verso la UE possa determinare un calo verso quota 250 o anche 200 punti base. Altri osservatori invece non escludono che possano esserci ulteriori strappi verso l’alto se la situazione dovesse avvitarsi ulteriormente. In tutti i casi, uno spread anche in area 200-250 punti base per i prossimi mesi o, addirittura, per tutto il 2019, comporterebbe un gravoso onere aggiuntivo sugli interessi da pagare sul debito che peserebbe in misura non indifferente sul già difficile equilibrio dei conti pubblici dell’Italia.

Mercati, attenzione all’aumento strutturale della volatilità


Mercati, attenzione all’aumento strutturale della volatilità





LA PARTITA POLITICA


La seconda partita è quella relativa alle tempistiche di Bruxelles per verificare e ristabilire il rispetto delle norme sul deficit e sul debito nel caso in cui l’iter sul deficit eccessivo comminato all’Italia si completerà nelle prossime settimane. Per questa seconda partita, come spigano gli esperti di Amundi nell’ultimo Weekly Market Review, tenuto conto dell’attuale contesto macroeconomico e nell’ipotesi che ci sia la collaborazione del governo italiano, ci vorranno perlomeno tre anni.

LE RAGIONI DELL’AVVIO DELLA PROCEDURA DI INFRAZIONE


Ripercorriamo insieme a che punto siamo arrivati e le tappe successive del braccio di ferro Italia – UE. L’ultimo episodio di questa ‘saga’, in ordine cronologico, è la conferma da parte della Commissione europea dell’esistenza di “un’inosservanza particolarmente grave” delle raccomandazioni del Consiglio dell’ECOFIN. Un giudizio sullo scostamento dell’1,4% del PIL tra il peggioramento strutturale del bilancio (0,8%) programmato dal governo italiano e la correzione (-0,6%) raccomandata dal Consiglio nel luglio 2018.

Crescita della zona euro rivista al ribasso, mercati USA ancora favoriti


Crescita della zona euro rivista al ribasso, mercati USA ancora favoriti





ALMENO TRE ANNI PER CHIUDERE LA PRATICA


La Commissione UE ha pertanto avviato l’iter iniziale della procedura d’infrazione per deficit eccessivo basato sul debito (PDE), le cui tempistiche sono piuttosto burocratiche e lunghe. In primis spetta al Consiglio europeo l’emanazione, in base alle previsioni economiche della Commissione, delle raccomandazioni degli obiettivi annuali sia in termini nominali che strutturali (in particolare per quanto riguarda il deficit) a cui l’Italia si dovrebbe attenere con tanto di monitoraggio dei risultati ottenuti effettivamente nel tempo Si stima che la decisione del Consiglio di aprire la PDE possa vedere la luce tra metà gennaio e metà febbraio del prossimo anno e che i primi controlli possano essere effettuati dopo sei mesi. Proprio lo sviluppo di queste tempistiche fanno ritenere probabile, ai professionisti di Amundi, che siano necessari non meno di tre anni per la conclusione della PDE.
Share:
Trending