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Commodity agricole, il clima muove i prezzi

Condizioni climatiche avverse in Europa e Asia hanno spinto le quotazioni ai massimi da diversi anni, a beneficio dei produttori nord-americani. Va bene anche ai brasiliani con la soia.

7 Agosto 2018 09:23

Tempi duri per i produttori di commodity agricole, soprattutto se sono europei  asiatici, meno se sono americani, canadesi e brasiliani. E tempi ottimi per gli investitori che si sono posizionati per tempo sul mercato dei futures di Chicago, soprattutto quelli sui cereali. Che hanno già corso molto ma che per gli esperti avrebbero ancora spazio per crescere, soprattutto alla ripresa autunnale, quando si faranno i conti finali sui raccolti e sui prezzi che il mercato globale è disposto a pagare. Da giugno i prezzi globali del grano hanno preso la rincorsa portandosi ai massimi di diversi anni e non sembra abbiano voglia di fermarsi. Il riscaldamento globale ci ha messo del suo, con una stagione di aridità e alte temperature senza precedenti in Europa centro settentrionale e nell’area che circonda il Mar Nero.

[caption id="attachment_129114" align="alignnone" width="897"]Il prezzo del grano negli ultimi 12 mesi (Fonte: businessinsider.com) Il prezzo del grano negli ultimi 12 mesi (Fonte: businessinsider.com)[/caption]

IL CLIMA PUNISCE GLI EUROPEI


Sembra infatti che il cambiamento climatico non abbia preferenze politiche, anzi si diverte a punire chi si comporta bene, a cominciare dagli europei paladini della riduzione dei gas serra, e a premiare chi si comporta male, come gli americani che sono usciti dall’accordo di Parigi. Almeno se si parla di agricoltura e delle commodity prodotte dalla coltivazione della terra. Secondo gli ultimi dati del Dipartimento all’Agricoltura degli Stati Uniti le produzioni di grano e altri cereali in Europa e in Asia sono in forte difficoltà a causa del clima caldo e secco di questa stagione, con i prezzi che stanno schizzando verso l’alto, a tutto beneficio dei produttori americani, che invece porteranno a casa raccolti abbondanti che potranno vendere al resto del mondo a prezzi  più alti, nonostante le barriere tariffarie.

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MALE COLZA E SEMI DI GIRASOLE, BENE LA SOIA


Il Dipartimento prevede che quest’anno le scorte globali si riducano, non succedeva dal 2013. E i produttori nord americani sono ben posizionati per aumentare le esportazioni nel 2018 e 2019. Anche perché le condizioni meteo avverse colpiscono anche Russia, Ucraina,  Australia, Cina e altre parti dell’Asia, in quest’ultimo caso per colpa di  El Niño.  Ma non c’è solo il grano. Le previsioni del Dipartimento USA sono nere anche per i semi di girasole in Ucraina e Russia, per la colza in Europa e soprattutto in Germania,  per il mais russo che proviene dal Krasnodar. Buone notizie invece per i brasiliani, la loro soia si avvia a registrare una produzione record nel 2018-19 grazie non al clima ma all’aumentata capacità. Anche se i prezzi si stanno già muovendo al rialzo sul mercato dei futures di Chicago per molte commodity agricole, mancano ancora un paio di mesi per un assessment completo della produzione, soprattutto di grano. Due mesi per approfondire e studiare per l’investitore che voglia diversificare anche in questa direzione.
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