idee di investimento
Idee di investimento - Azioni - 30 aprile 2018
Per evitare sorprese, i titoli difensivi vanno selezionati in base all’analisi dei bilanci. Wall Street e gli emergenti (tra i quali ci sono anche Cina e India) hanno ancora valore.
30 Aprile 2018 08:53
TITOLI DIFENSIVI, ATTENZIONE AI BILANCI
Gli investitori istituzionali poco inclini al rischio hanno dovuto affrontare una situazione paradossale per proteggere il proprio capitale nel primo trimestre. Infatti dei due soli settori capaci di registrare un comportamento difensivo uno è quello della tecnologia (che ha evidenziato un profilo growth) mentre l’altro è il settore delle utilities (che invece ha mostrato un andamento bond proxie, cioè similare a quello obbligazionario).
Ma, anche dopo la recente correzione del mercato, le valutazioni di queste società rimangono elevate e il loro comportamento di proxies obbligazionari comporta un ulteriore fattore di rischio in un contesto di tassi bassi” puntualizzano, nell’articolo “Titoli difensivi: considerare non solo il profilo di volatilità, ma anche la redditività”, Marco Ghilotti, Senior Business Development Manager, Institutional clients di Pictet Asset Management, e Gabriele Susinno, Senior Client Porfolio Manager di Pictet Asset Management, che poi aggiungono: “La nostra esperienza e l’analisi ci hanno condotto a considerare non solo il profilo di volatilità, ma anche la redditività, la prudenza e le valutazioni delle aziende nella identificazione delle idee di investimento realmente difensive”.
I due manager suggeriscono, soprattutto in questa fase, di evitare di concentrasi solo sulla volatilità dei prezzi ex post e di analizzare con cura i bilanci: il pericolo, in caso contrario, è quello di ritrovarsi potenzialmente più esposti al rischio nei prossimi mesi. Marco Ghilotti e Gabriele Susinno ritengono infatti che una strategia così impostata possa permettere di affrontare al meglio il contesto attuale e offrire agli investitori il giusto equilibrio tra protezione, controllo del rischio e rendimento atteso.
L’INDICE STOXX 600 PUO’ RITORNARE A 405 PUNTI
Edoardo Ugolini, Portfolio Manager di Zest Asset Management e gestore del fondo Zest Absolute Return Var 4, invece, resta moderatamente positivo sull’azionario Giappone ed euro. “La nostra esposizione netta azionaria in portafoglio è al 15% di cui circa la metà sull’indice Nikkei della Borsa di Tokyo e il restante sulle banche europee e sull’indice europeo generale. “Premettendo che ci sono da risolvere alcune problematiche e in particolar modo l’attitudine dei paesi nord europei verso l’Europa, (in particolare per quanto riguarda la dotazione del budget europeo, il ministro delle finanze europeo, la garanzia europea depositi bancari, ndr) l’indice Stoxx 600 che viaggia attualmente a 387 punti potrebbe rivedere i massimi di gennaio di 405 punti. Poi però spetterà alle decisioni sulle problematiche di cui accennavo sopra. Altrimenti quel livello (405 punti) sarà una buona occasione per prendere profitto” specifica, nell’articolo “Azioni, l’Europa può recuperare i massimi di gennaio”, Edoardo Ugolini.
LA MARCIA IN PIU’ DI STATI UNITI E EMERGENTI
Richard Turnill, BlackRock’s Global Chief Investment Strategist, nell’articolo “Azioni, Stati Uniti e mercati emergenti mostrano una maggiore crescita degli utili” mette però in guardia a chi guarda all’Europa con troppo ottimismo. “Le aspettative di crescita in Europa saranno probabilmente superate dopo i dati inaspettatamente forti dello scorso anno. Il nostro GPS (un indicatore macro economico interno di BlackRock, ndr) suggerisce che l’eurozona dovrebbe registrare una crescita decorosa sopra la tendenza nel prossimo anno. Tuttavia, le stime di consenso sembrano troppo alte e potrebbe essere necessario tornare a livelli più realistici” sottolinea lo strategist. Ciò indica una strada sconnessa per i mercati, soprattutto se combinata con gli elevati rischi geopolitici e con una lenta crescita dell’inflazione. “Preferiamo assumere rischi nell’azionario rispetto alle obbligazioni societarie (credito). Riteniamo che le perfomance del mercato saranno guidate dalla crescita degli utili, dai dividendi e dalle cedole, piuttosto che dall’aumento delle valutazioni. Anche questo è un ritorno alla normalità. Preferiamo i mercati azionari con una maggiore crescita degli utili, come gli Stati Uniti e i mercati emergenti” conclude Richard Turnill.
PERCHE’ CINA E INDIA SONO ANCORA EMERGENTI
A proposito di mercati emergenti, nell’articolo “Cina e India, due colossi ancora ‘emergenti”, Maria Paola Toschi, Market Strategist di J.P. Morgan Asset Management spiega perché Cina e India sono ancora a tutti gli effetti ‘emergenti’. Incrociando i dati dell’urbanizzazione e del PIL pro capite si può facilmente constatare come i due colossi asiatici siano ancora lontanissimi dai valori non soltanto degli Stati Uniti ma anche di quelli relativi alla Corea del Sud. Infatti, mentre la percentuale di urbanizzazione è intorno all’80% per gli Stati Uniti (con un PIL pro capite prossimo ai 60 mila dollari) e per la Corea del Sud (con un PIL pro capite poco al di sotto di 30 mila dollari), in Cina è inferiore al 60% (con un PIL pro capite di soli 9 mila dollari) mentre in India non va oltre il 30% (e con un PIL pro capite di 1.800 dollari). I margini di crescita di questi due colossi sono quindi ancora enormi e la definizione di paesi emergenti resta ancora valida.
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