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Titoli difensivi: considerare non solo il profilo di volatilità, ma anche la redditività

Come affrontare al meglio il contesto attuale e offrire agli investitori istituzionali il giusto equilibrio tra protezione, controllo del rischio e rendimento atteso.

24 Aprile 2018 09:40
financialounge -  bond proxy Gabriele Susinno Marco Ghilotti settore tecnologico tecnologia utilities

Gli investitori istituzionali poco inclini al rischio hanno dovuto affrontare una situazione paradossale per proteggere il proprio capitale nel primo trimestre. Infatti dei due soli settori capaci di registrare un comportamento difensivo uno è quello della tecnologia (che ha evidenziato un profilo growth) mentre l’altro è il settore delle utilities (che invece ha mostrato un andamento bond proxie, cioè similare a quello obbligazionario).

QUANTO SONO RISCHIOSI GLI ATTUALI PROFILI


“Osservando il posizionamento rispetto al benchmark delle tradizionali strategie difensive dell’indice MSCI come Quality e Minimum Volatility, è facile percepire quanto siano rischiosi i profili attuali” tengono a precisare Marco Ghilotti, Senior Business Development Manager, Institutional clients di Pictet Asset Management, e Gabriele Susinno, Senior Client Porfolio Manager di Pictet Asset Management. L’analisi dei due manager parte dalla constatazione che, a seguito del nervosismo circa una guerra commerciale su scala globale che implicherebbe un rallentamento della crescita e una maggiore inflazione, gli investitori hanno trovato riparo dalle turbolenze dei mercati nel settore delle utilities, mentre i titoli ciclici hanno sofferto per la minaccia di guerra commerciale.

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I PERICOLI DEI SETTORI BOND PROXIES


Da notare che i titoli dei settori utilities, beni di consumo di prima necessità e immobiliare costituiscono i principali componenti all’interno delle strategie di minimum volatility. “Il problema è che negli ultimi anni gli investitori si sono riversati su questi titoli, cosiddetti bond proxies, alla ricerca di rendimento da dividendi. Ma, anche dopo la recente correzione del mercato, le valutazioni di queste società rimangono elevate e il loro comportamento di proxies obbligazionari comporta un ulteriore fattore di rischio in un contesto di tassi bassi” puntualizzano Marco Ghilotti e Gabriele Susinno, che poi aggiungono: “La nostra esperienza e l’analisi ci hanno condotto a considerare non solo il profilo di volatilità, dunque, ma anche la redditività, la prudenza e le valutazioni delle aziende nella identificazione delle idee di investimento realmente difensive”.

GESTIONE DELLA LIQUIDITÀ E POCHI DEBITI


Numeri alla mano, si scopre per esempio che il miglior 25% delle aziende esaminate in base al modello multidimensionale di Pictet AM evidenzia una politica di gestione rigorosa della liquidità e un’esposizione debitoria limitata: profili aziendali che dovrebbero essere ricompensati nelle prossime fasi di mercato. “Al contrario, le compagnie scelte solo in base al proprio profilo di bassa volatilità sembrano aver di recente intrapreso un cammino di aumento del debito, destinato a finanziare dividendi e buybacks (riacquisto di azioni proprie)” affermano Marco Ghilotti e Gabriele Susinno.

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EVITARE DI GUARDARE SOLO ALLA VOLATILITÀ


I due manager suggeriscono, soprattutto in questa fase, di evitare di concentrasi solo sulla volatilità dei prezzi ex post e di analizzare con cura i bilanci: il pericolo, in caso contrario, è quello di ritrovarsi potenzialmente più esposti al rischio nei prossimi mesi. Marco Ghilotti e Gabriele Susinno ritengono infatti che una strategia così impostata possa permettere di affrontare al meglio il contesto attuale e offrire agli investitori il giusto equilibrio tra protezione, controllo del rischio e rendimento atteso.
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