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News & Views – 09 aprile 2018

Insight dalla redazione di FinanciaLounge su quello che si muove nelle economie e nei mercati.

9 Aprile 2018 08:52
financialounge -  facebook News & Views Wall Street

IL GLOBO RALLENTA, L’AMERICA ACCELERA


Parlare di rallentamento corale delle economie globali è decisamente eccessivo. Ma non lo è parlare di economie che sembrano aver toccato il picco del ciclo, come abbiamo anticipato in base ai dati preliminari nell’ultimo numero di EasyWatch. La lettura finale degli indici PMI di marzo delle 30 principali economie del pianeta racconta un rallentamento in 21 casi, ma anche che 27 paesi segnano un PMI sopra 50, che segna la demarcazione tra espansione e contrazione. Nel dettaglio, l’Eurozona segna un’attività manifatturiera a 56,6 da 58,6, al minimo di otto mesi, la Cina scivola a quota 51, minimo di 4 mesi, il Giappone a 53,1 da 54,1 di febbraio, il Canada migliora leggermente a 55,7 da 55,6. L’America l’abbiamo tenuta per ultima perché viaggia in controtendenza, e a marzo il PMI finale 55,6 da 55,3 di febbraio, il livello più alto da marzo 2015. La prima economia del globo non solo tiene, ma si prepara ad accelerare ulteriormente nel secondo trimestre, con le imprese interpellate che citano domanda forte sia all’interno che all’estero e un clima di fiducia positivo diffuso. Il luogo-comunismo ci ha raccontato che la politica commerciale aggressiva di Trump si sarebbe rivelata un boomerang. I dati raccontano una storia diversa.

LA MEDIA È MOBILE


Abbiamo segnalato più di una volta che un indicatore tecnico da tenere d’occhio a Wall Street è la media mobile a 200 giorni dell’indice più rappresentativo, lo S&P 500. La notiziona è che settimana scorsa la media è stata violata al ribasso, anche se di una manciatina di punti e per un intervallo di tempo breve. Per ora non vuol dire niente, lo S&P sta semplicemente ‘flirtando’ con la famosa media, non si può parlare di rottura, siamo ancora nella fase di movimento laterale. Un altro indicatore tecnico che abbiamo citato più di una volta è lo spread tra il rendimento del T-bond a 10 anni e quello a 2. Continua ad assottigliarsi ed è sceso anche se di poco sotto il mezzo punto percentuale. Quando il 2 anni rende meno del 10 si realizza l’inversione della curva dei tassi, che storicamente precede di una ventina di mesi una recessione economica. Anche qui siamo ancora lontani dall’allarme rosso, ma lo spread va tenuto d’occhio. In ogni caso il rendimento del decennale continua a viaggiare a distanza di sicurezza dalla soglia del 3%, considerata la soglia di sofferenza. Più l’economia reale si rafforza, minore è la sofferenza indotta da un costo del denaro più elevato. Il capo della Fed Jay Powell può proseguire tranquillo nel suo viaggio silenzioso verso la normalità monetaria.

UN’AUDIZIONE DA NON PERDERE


Save the date: da mercoledì 11 aprile saranno 48 ore non facili per il capo di Facebook Mark Zuckerberg a Washington, dove sarà messo sulla graticola dalle commissioni Giustizia e Commercio della Camera dei Rappresentanti che gli chiederanno conto del datagate. All’ordine del giorno l’uso e la protezione da parte di Facebook dei dati degli utenti. Da tempo circola in America l’idea che i colossi di internet siano cresciuti troppo e che debbano essere forzati a qualche tipo di spezzatino, come quello inflitto alla AT&T nel secolo scorso che ruppe il monopolio nelle telecomunicazioni con la creazione delle Baby Bell. Facebook, per la risonanza mondiale del datagate, potrebbe essere il caso ideale per mostrare a tutti che la protezione del pubblico viene prima di ogni altra cosa. Anche perché alle elezioni di mid-term mancano solo sei mesi, e una bella legge antitrust che colpisce i giganti della rete potrebbe pagare in termini di voti. C’è un ragionamento interessante che circola: Facebook promette in tutti i modi che il suo servizio è gratuito. Ma se in cambio del servizio gli utenti cedono i propri dati che poi vengono venduti alla fine dei conti vuol dire che lo pagano.
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