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Idee di investimento – Obbligazioni – 05 marzo 2018

Sebbene ci siano nicchie di valore (come le MLP americane) il consiglio è quello di allestire portafogli decorrelati e con protezione anti inflazione.

5 Marzo 2018 10:03
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I risparmiatori italiani continuano a preferire i fondi obbligazionari. Abbiamo chiesto a Legg Mason quali sono i consigli per investitori più inclini al reddito fisso. “Da anni ormai Legg Mason ha sviluppato per il reddito fisso soluzioni che, nell’attuale scenario, riteniamo particolarmente valide” puntualizza nell’articolo “Volatilità e decorrelazioni, l’importanza di sfruttarle a proprio vantaggio” Marco Negri, Head of Southern Europe di Legg Mason che poi aggiunge: “I punti chiave sono innanzitutto la diversificazione degli asset, e la decorrelazione dagli indici. Gli indici obbligazionari infatti attribuiscono peso maggiore agli emittenti più indebitati, e queste, secondo noi, non sono necessariamente le aree che offrono maggior valore per gli investitori. Molti modelli di calcolo del rischio potrebbero progressivamente sottostimare il vero livello di rischio dei portafogli, dunque può essere opportuno posizionarsi su strategie attive svincolate da benchmark in ambito obbligazionario. Gli investitori dovrebbero considerare un approccio gestionale veramente flessibile, capace di adattarsi agli shock repentini. Il nostro focus sarà su un posizionamento molto attivo sulle curve dei tassi di interesse e su stili di gestione che diversifichino le fonti di reddito”.

SCUDI ANTI INFLAZIONE
Anche Patrick Vogel, Head of Credit Europe, gestore di Schroders che vanta 5 Stelle Morningstar e il rating AAA Citywire, nell’articolo “Obbligazioni, la protezione del portafoglio contro l’aumento dell’inflazione” sposa l’approccio che prevede un portafoglio solo leggermente correlato e, allo stesso tempo, diversificato, vale a dire posizionato per trarre benefici da fonti di rendimento diverse. In termini pratici, il gestore guarda con attenzione sia alle obbligazioni societarie (le maggiori beneficiarie nel caso di un’accelerazione dell’inflazione) e sia, in caso di rallentamento dell’economia, alla duration (ovvero alla scadenza media dei titoli in portafoglio e quindi alla sensibilità ai tassi di interesse). Il tutto senza trascurare quelle asset class che dovrebbero trarre i maggiori benefici in caso di rialzo dei tassi, come ad esempio le banche europee, e tantomeno il filone degli investimenti sostenibili. Quest’ultimo, fa presente, Patrick Vogel costituisce una vera e propria sfida per i gestori chiamati a “individuare le società in grado di integrare i criteri ESG nei loro business e di generare quindi valore nel lungo termine per gli investitori”.

INVESTIMENTI ALTERNATIVI
Altre preziose indicazioni possono essere trovate nell’articolo “Istituzionali, gli investimenti alternativi per un’ampia gamma di obiettivi” incentrato sui risultati dell’indagine condotta da Natixis Investment Managers, realizzata dal Natixis Center for Investor Insight che ha intervistato 500 investitori istituzionali a livello globale: l’obiettivo era quello di approfondire le modalità e gli approcci operativi degli istituzionali per bilanciare i loro target di lungo termine con le opportunità e le pressioni di breve termine. In particolare, nell’ambito della diversificazione, gli istituzionali indicano quali strategie alternative più appropriate le macro globali (47%), quelle legate all’analisi macro economiche, le materie prime (41%) e gli investimenti in infrastrutture (40%). Per le finalità invece legate alla sostituzione dell’esposizione obbligazionaria (visto che le obbligazioni tradizionali potrebbero soffrire l’atteso rialzo dei rendimenti), gli istituzionali ritengono particolarmente adeguate le partecipazioni in infrastrutture (55% delle risposte) e il private debt (47%). Per limitare la volatilità gli istituzionali reputano idonei soprattutto i future e gli strumenti azionari hedge mentre per la copertura dall’inflazione in pole position piazzano le materie prime (56%) e gli investimenti immobiliari (46%).

RENDIMENTO OLTRE IL 6% PER GLI MLP
Restando in tema di infrastrutture, meritano una menzione le Master Limited Partnership (MLP, le società statunitensi che operano nel settore delle infrastrutture energetiche e che a fronte di una fiscalità agevolata devono corrispondere una parte rilevante di utili ai soci sotto forma di dividendi). “Stimiamo che i rendimenti del settore, già interessanti (attualmente l’indice di settore, il Solactive US Energy infrastructure MLP index TR, esprime un rendimento medio del 6,6%, ndr), si rafforzeranno ulteriormente se il rapporto medio di copertura degli interessi risulterà superiore a 1,2 mentre gli indici di leva finanziaria scenderanno sotto quota 4,0” specificano nell’articolo “Infrastrutture energetiche, MLP pronte a guidare la riscossa” gli esperti di PIMCO il cui ottimismo nei confronti delle MLP nel 2018 è legato alle previsioni di incremento dell’EBITDA (utili al lordo di interessi, imposte e ammortamenti su beni materiali e immateriali) grazie al completamento di progetti e al miglioramento dei fondamentali sottostanti.

BTP, LE RAGIONI A FAVORE E QUELLE CONTRO
Infine, uno sguardo ai BTP che risentiranno dell’esito del voto in Italia. “Non si possono affatto escludere attacchi di volatilità se l’Italia non riuscisse a formare un governo subito dopo le elezioni. Tuttavia, guardando oltre i prossimi 6-12 mesi, riteniamo che gli spread (extra rendimenti rispetto al bund tedesco) dei BTP saranno ancorati nella maggior parte degli scenari” puntualizza nell’articolo “BTP, le attuali quotazioni sono sostanzialmente corrette” Nicola Mai, Responsabile della ricerca sul credito sovrano in Europa di PIMCO che, nella sua analisi sulle possibili implicazioni del dopo voto di domenica, rivela di essere sostanzialmente neutrale sugli attuali livelli dei BTP. “Si tratta di una posizione che riflette le nostre previsioni che vedono, da una parte, le buone condizioni cicliche e un limitato rischio politico e, dall’altra, le preoccupazioni a medio termine per le infrastruttura della zona euro” precisa il manager secondo cui le elezioni in Italia rappresentino senza dubbio l’evento politico più importante dell’anno per l’Europa mentre “le probabilità che le elezioni del 4 marzo portino a un governo autorevole e orientato alle riforme sono scarse”. Certo, ammette Nicola Mai, non si tratterebbe del miglior viatico per un Paese caratterizzato da un elevato debito pubblico e con un forte bisogno di riforme. Tuttavia, i mercati finanziari sembrano prestare maggiore attenzione alla ripresa congiunturale in corso in Europa.
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