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Il Bitcoin resuscita vecchi mezzi del passato

Nel mondo del flash trading di oggi gli arbitraggi sono un po’ come i tram coi cavalli. Ma il mercato dei Bitcoin è ancora ai primi passi e le discrepanze di prezzo consentono di utilizzare il vecchio strumento che negli anni 80 arricchiva le grandi case di investimento.

6 Febbraio 2018 07:30
financialounge -  bitcoin criptovalute strategie di arbitraggio

Il gioco è vecchio quanto i mercati, ma oggi sembrava mandato in pensione dalla velocità e dall’efficienza raggiunta dalle piattaforme di scambio, dove le discrepanze di prezzo tra una piazza e un’altra sono impensabili. Ma non sul mercato delle cryptovalute dove il Bitcoin è protagonista. Qui le piattaforme sono ancora ai primi passi quanto a interconnessione e liquidità, e i prezzi possono cambiare notevolmente tra una e l’altra. In altre parole il mercato dei Bitcoin è ancora poco efficiente, e in queste inefficienze si infila l’arbitraggista.

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L’arbitraggio infatti consiste nell’individuare discrepanze di prezzo sui vari mercati in giro per il mondo lucrandoci sopra. Per esempio, per restare ai mercati di una quarantina d’anni fa, se il prezzo del rand sudafricano contro marco tedesco devia un po’ da quello contro dollaro Usa posso comprare rand coi marchi e rivenderli contro dollaro guadagnando ogni volta qualche millesimo o addirittura centesimo. Se ho un software capace di andare a cercare queste discrepanze in giro per il mondo, e anche molti soldi, le posso sfruttare 24 ore su 24 e estrarre dal mercato profitti come si estrae petrolio dal deserto saudita.

Oggi appunto il mondo è cambiato, ma il vecchio arbitraggio si può ancora utilizzare per le criptovalute. Il Bitcoin si scambia su oltre un centinaio di piattaforme in giro per il mondo così come la miriade di altre valute virtuali meno conosciute, ma non sempre i prezzi sono perfettamente allineati. E i trader se ne sono accorti e ne approfittano.

Il WSJ ad esempio racconta la storia di Stefan Qin, un 21enne australiano che vive in California che ci ha messo su un business e l’anno scorso ha portato a casa un ritorno interessante, circa il 500%, senza rischiare praticamente nulla, a differenza di chi il Bitcoin lo ha comprato a 20.000 dollari e poi si è messo paura e lo ha rivenduto a 7.000. Qin non è solo, sempre più trader sembra che si siano buttati sugli arbitraggi sul Bitcoin grazie ad algoritmi capaci di monitorare in tempo reale i prezzi delle criptovalute su 40 piattaforme in giro per il mondo. Agli arbitraggisti ovviamente non importa che i prezzi salgono o scendano, basta che si muovano possibilmente a velocità diverse sulle diverse piattaforme.

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A gennaio il Bitcoin è andato a picco del 28% e il fondo di Qin ha portato a casa il 12% dopo le commissioni. Il mercato del Bitcoin e delle altre criptovalute è solo agli inizi, quindi ci sta che ancora per un po’ le discrepanze di prezzo continuino. Poi il filone d’oro si asciugherà, come è successo in passato negli altri mercati oggi maturi, dove trovare discrepanze di prezzo anche millesimali è diventato impossibile. Il cammino del Bitcoin per diventare una asset class moderna è ancora lungo.
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