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Columbia Threadneedle Investments

Il contesto propizio per le azioni non deve far trascurare i rischi

Brexit, la potenziale instabilità in Europa e i rapporti tra Stati Uniti e Corea del Nord, Cina e Messico sono i problemi che resteranno sullo sfondo nel 2018 per investimenti in azioni

5 Dicembre 2017 10:45
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“Il contesto macroeconomico è estremamente favorevole per le azioni e nel 2018 prevediamo un moderato rialzo delle quotazioni sospinto dalla persistente solidità dei fondamentali e della crescita degli utili” commenta Mark Burgess, Vice CIO Globale presso Columbia Threadneedle Investments, nel suo outlook 2018.

Il convincimento del manager fa riferimento alla combinazione di politiche monetarie ancora espansive, crescita globale coordinata, espansione del commercio internazionale e solidità dei fondamentali societari e della crescita degli utili, che dovrebbero garantire un contesto propizio agli attivi rischiosi anche per il prossimo anno.

Nell’ambito del credito (obbligazioni societarie) sembra invece che le valutazioni eccessive limitino il potenziale di rialzo ma ciò non significa, secondo Mark Burgess, che gli investitori debbano evitare del tutto questa classe di attività.

“A parità di tutte le condizioni, il 2018 ci sembra più favorevole alle azioni che alle obbligazioni societarie e ai titoli di Stato dei paesi core” riferisce Mark Burgess che poi, però, si affretta ad aggiungere: “Tuttavia, come investitori dobbiamo chiederci quali siano gli elementi che potrebbero turbare queste prospettive positive. In quest’ottica, figurano i rendimenti creditizi storicamente bassi, la mancanza di tensioni inflazionistiche in tutto il mondo, e i rischi geopolitici sullo sfondo, tra i quali la Brexit, la potenziale instabilità in Europa e i rapporti tra Stati Uniti e Corea del Nord, Cina e Messico”.

Precisato questo, Mark Burgess, ritiene che, in ambito azionario, le aree privilegiate siano il Giappone, l'Europa (Regno Unito escluso) e l'Asia emergente.

“Per il Giappone, prevediamo un'espansione degli utili societari pari all'8% nel 2018, sospinta da una crescita economica superiore alle attese, da riforme aziendali, da un'attenuazione del rischio politico e da politiche monetarie accomodanti. L'impegno di un numero crescente di società nipponiche a migliorare la redditività del capitale proprio è un elemento di rilievo” precisa Mark Burgess, che, relativamente alle società europee, ritiene possibile una crescita degli utili del 15% il prossimo anno.

“Ma sarà necessario seguire con attenzione l’evoluzione del ridimensionamento degli stimoli da parte della Banca Centrale Europea (BCE), la fine del Quantitative Easing (QE) e gli aumenti dei tassi d'interesse. L'istituto di Francoforte resterà attiva sul mercato per gran parte dell'anno ma, con la ripresa europea che acquista slancio, Draghi potrebbe cominciare a dubitare dell'opportunità di un tale orientamento espansivo” sottolinea Mark Burgess.

Nell’ambito obbligazionario, il manager è persuaso che la domanda di reddito di alta qualità rimarrà un tema dominante visto anche l'invecchiamento della popolazione in tutto il mondo.

“Da tempo esprimiamo un parere sfavorevole sui titoli di Stato dei paesi core e tale orientamento non è mutato: restiamo dell'idea che si tratti di strumenti vulnerabili, con premi a termine negativi e tassi a breve depressi, nonché valutazioni decisamente eccessive per i nostri gusti” rivela Mark Burgess, che si dichiara neutrale nei confronti del credito, i cui differenziali hanno fatto molta strada ma continuano a compensare per il rischio di default sottostante dei titoli corporate e il rischio di liquidità: in tale ambito, le obbligazioni societarie high yield europee offrono un potenziale di rialzo lievemente superiore ai titoli corporate investment grade.

“Tuttavia, con i rendimenti su livelli estremamente contenuti in termini storici e i premi a termine globali così compressi, il rischio di una correzione incombe innegabilmente sui mercati obbligazionari. Per il momento permangono alcuni supporti strutturali, ma se i rendimenti si muoveranno al rialzo, è più probabile che lo facciano in Europa” sostiene Mark Burgess.
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