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Carlo Benetti

La decorrelazione efficace è la vera sfida dei portafogli bilanciati

Non basta una ampia diversificazione di portafoglio, ma è necessaria un’attenta ripartizione delle risorse tra asset class direzionali e strategie alternative.

25 Ottobre 2017 09:52
financialounge -  Carlo Benetti composizione del portafoglio decorrelazione GAM invarianti Paolo Legrenzi portafoglio

Per approfondire l’attuale condizione degli operatori intrappolati nell’incertezza, stretti tra la paura che un improvviso declino dei listini comprometta i risultati fin qui raggiunti e la paura di perdere ulteriori spunti di rialzo, nell’Alpha e il Beta del 23 ottobre, Carlo Benetti, Head of Market Research and Business Innovation di GAM (Italia) SGR, parte da un termine particolare: invarianti.

“Il professore Paolo Legrenzi parla di ‘invarianti’, tratti pittorici inimitabili che caratterizzano il lavoro dell’artista (il pittore Jackson Pollock, ndr), lo stesso termine usato da Galbraith nel suo ‘Breve storia dell’euforia finanziaria. Ci sono invarianti nei fenomeni di euforia finanziaria come nei tratti pittorici di Jackson Pollock o di Cézanne”, argomenta Carlo Benetti, ricordando come le ‘invarianti’ di Galbraith nelle ricorrenti crisi finanziarie sono la memoria corta degli investitori, che, in modo ricorrente, pensano di aver ‘inventato la ruota’; sono le forze, che danno inizio e sostengono gli episodi speculativi; sono ‘la fuga dalla realtà’, che cerca le ragioni del crash sempre al di fuori del mercato e che minimizza l’euforia. E ci sono invarianti anche nella struttura del portafoglio.

“Che esso debba essere diversificato è fuor di dubbio, ma non deve risolversi con il banale rito delle uova in tanti panieri, quanto piuttosto in una intelligente e sapiente allocazione delle risorse, che rispettino i criteri della decorrelazione tra classi di attivo e settori”, puntualizza Carlo Benetti, secondo il quale la decorrelazione efficace è la vera sfida dei portafogli bilanciati, perché la forte correlazione, che in questo periodo segna il movimento di azioni e obbligazioni incrina l’affidabilità del portafoglio tradizionale ‘70-30’ o ‘60-40’, con una variabile, che può spaginare le previsioni rendendo vulnerabile lo scenario: l’inflazione futura.

Se i prezzi al consumo dovessero accelerare, a dispetto dei segnali fin qui registrati, e dovessero crescere i rendimenti obbligazionari, anche le valutazioni azionarie verrebbero riconsiderate e aumenterebbe il loro premio al rischio.

“Potremmo allora fare ricorso a nuovi elementi, che rendano i portafogli bilanciati un mix tra le strategie direzionali (motore della performance), e le strategie ‘long/short’ o ‘total return’, che cercano fonti di rendimento in modo indipendente dalle prime. Componenti che daranno al portafoglio non caratteristiche di invulnerabilità, impossibile, ma di anti-vulnerabilità”, è il consiglio di Carlo Benetti, facendo riferimento a quanto scrive Legrenzi (“la differenziazione prende in considerazione tutte le eventualità”).

“Una raccomandazione tutt’altro che banale, perché va contro il senso comune della scelta della migliore opzione, quella che si presenta come la più efficace. La strategia attendista non è intuitiva, è difficile da attuare senza la prossimità di un esperto di fiducia, eppure è l’unica che può aiutare a convivere, con l’incertezza radicale che nessun modello previsionale o probabilistico riuscirà mai a comprendere del tutto”, conclude Carlo Benetti.
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