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Idee di investimento – Obbligazioni – 13 marzo 2017

13 Marzo 2017 09:24

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an Pitkanen, Responsabile ricerca investment grade di Columbia Threadneedle Investments, nell’articolo “Obbligazioni societarie europee, la domanda non si esaurirà” sostiene che la domanda di obbligazioni societarie europee non si esaurirà. Anche se venisse a mancare il sostegno della politica monetaria (con la graduale riduzione, fino ad esaurimento, del quantitative easing che ne ha sostenuto le quotazioni), le obbligazioni societarie investment grade europee resteranno attrattive: in virtù del loro rendimento positivo, gli investitori che di norma sono orientati ad esporsi sui titoli di Stato, continueranno a impiegare una buona parte dei loro attivi sui corporate bond di alta qualità. La conclusione a cui giunge Jonathan Pitkanen dopo un’approfondita valutazione dei singoli emittenti che compongono l’universo investment grade europeo, è che le prospettive appaiono sufficientemente solide per controbilanciare il rischio strutturale rappresentato dalla riduzione del sostegno sul fronte delle politiche monetarie. Certo la mancanza dei flussi di acquisto da parte della BCE e la tendenza ad un rialzo dei tassi a medio lungo termine del mercato obbligazionario faranno sentire gli effetti, ma la domanda fondamentale di reddito e di obbligazioni societarie proveniente da altre regioni e i parametri creditizi prevalentemente favorevoli mitigheranno gran parte di tali rischi.

Richard Turnill, BlackRock’s Global Chief Investment Strategist, nell’articolo “Europa, i pericoli politici sono targati Italia” rivela invece di essere neutrale sui titoli di Stato europei, sebbene le elezioni comportino rischi al ribasso a breve termine: lo strategist sta inoltre aumentando l’esposizione in modo graduale sulle obbligazioni societarie europee. D’altra parte, sempre secondo Richard Turnill, un allentamento del rischio politico europeo dovrebbe portare a rendimenti più elevati a livello mondiale, sostenendo la propria posizione prudente sui titoli di stato statunitensi.

D‘altra parte il momentum positivo sui mercati del credito, quello cioè delle obbligazioni societarie, prosegue ormai da mesi. Dalla solida dinamica degli indicatori della crescita macroeconomica ai segnali macroeconomici legati alla stagione delle trimestrali, fino alla robusta domanda delle obbligazioni societarie sulla scia della caccia al rendimento e del programma della BCE: sono tutti fattori che hanno supportato finora le obbligazioni societarie. Più in particolare, nei primi due mesi del 2017, le obbligazioni high yield in euro hanno avuto un rendimento totale dell’1,7%, con un extrarendimento dell’1,5% rispetto ai titoli di stato dei paesi core: le obbligazioni societarie di elevata qualità (rating investment grade) hanno invece guadagnato un +0,59%. Il confronto tra obbligazioni societarie e i titoli di stato dei paesi periferici vede uscire ancora vincitrici le prime: infatti, da inizio anno, i governativi dei paesi periferici ha perso l’1,3%. “A pesare sono state soprattutto le incertezze politiche che hanno avuto un impatto molto più pesante sui titoli di stato che non sulle obbligazioni societarie. Per contro, alla luce di questa extra performance le obbligazioni societarie evidenziano valutazioni eccessive e, di conseguenza, un minore potenziale di sovraperformance rispetto ai governativi periferici perché si stanno avvicinando le elezioni” commentano nell’articolo “Mercati azionari e high yield, i prezzi adesso sembrano aver corso molto” gli esperti di Amundi.

Un momento favorevole che è stato peraltro sfruttato alla perfezione soprattutto dagli emittenti asiatici. Come spiegato nell’articolo “High yield, in Asia i maggiori volumi di emissioni da inizio anno dal 2006” dal primo gennaio al 6 marzo 2017 le high yield degli emittenti asiatici hanno stabilito, con 13 miliardi di dollari, il nuovo record dal 2006, trainate dagli emittenti della Cina sono stati di gran lunga i più dinamici con 11 emissioni sul mercato primario per un controvalore di 7,3 miliardi di dollari, pari al 56,5% della quota di mercato.

Nel frattempo, c’è chi, come Edoardo Ugolini, Portfolio Manager di Zest Asset Management e gestore del fondo Zest Absolute Return Var 4, cerca di cogliere le occasioni che si presentano sul mercato. “Ci attendiamo un rialzo dei tassi negli Stati Uniti e, in generale, una politica monetaria più accomodante sia nella zona euro che in Giappone . Di conseguenza, abbiamo mantenuto le posizioni rialziste sul dollaro (perché è suscettibile di rivalutarsi) e quelle ribassiste sullo yen (perché, al contrario, dovrebbe indebolirsi). Il dollaro australiano, invece, ci piace in quanto è il classico reflation trade: ovvero tende a rivalutarsi in linea con le maggiori aspettative di inflazione” puntualizza nell’articolo “Come cercare di guadagnare in attesa della correzione di borsa” Edoardo Ugolini, che poi argomenta le ragioni in base alle quali ha aumentato la posizione short (ribassista) sui Treasury USA a 30 anni e sui Bund tedeschi a 30 anni a -8% (dal precedente -6,5%). “Finalmente l’inflazione sta tornando nelle economie dei paesi sviluppati. Questo trend è stato innescato dalle politiche delle Banche centrali e dalle politiche fiscali più rilassate. L’inflazione, che è stata assente per quasi un decennio, ora mostra segnali di vigore ma il suo ritorno non sembra ancora incorporato in alcune obbligazioni, in particolare nel bund a 30 anni che rende soltanto l’1,15%. A mio avviso la Germania dovrà subire un’inflazione più alta del 2% per permettere al resto di Europa di avvicinarsi al 2%: ecco perché il Bund 30 anni non dovrebbe salire di prezzo”.