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Idee di investimento – Azioni – 13 marzo 2017

13 Marzo 2017 09:16
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“Non passiamo il tempo a chiederci cosa succederà ai tassi cosa decideranno le banche centrali o cosa accadrà a qualsiasi altro fattore macroeconomico temporaneamente sotto i riflettori. La nostra tesi d’investimento non è costruita su queste basi. Ciò che conta per noi è non effettuare investimenti a un prezzo più alto del loro valore intrinseco a lungo termine” spiega nell’articolo “Investire nel lungo periodo, la pazienza di raccogliere i frutti della crescita” William Lock, Managing Director, Responsabile della Strategia Global Franchise di Morgan Stanley Investment Management, secondo il quale la strategia da adottare deve essere in grado di esaminare e acquistare le aziende brillanti a un prezzo pari o inferiore al valore intrinseco. La strategia di gestione dovrebbe inoltre essere guidata da un team che adotta processi decisionali completamente indipendenti, e che persegua l’obiettivo di far crescere il capitale degli investitori a lungo termine anziché concentrarsi sui traguardi di breve termine legati o alla performance dei concorrenti di categoria o ad un indice di mercato.

Nonostante il mercato azionario USA evidenzi un rapporto prezzo/utile (p/e) a livelli raramente visti in precedenza, James Lovelace, Gestore del fondo [tooltip-fondi codice_isin="LU1378994690"]Capital Group Investment Company of America (ICA) (Lux)[/tooltip-fondi], dal canto suo, un’idea d’investimento per iI 2017 e per l’anno prossimo c’è l’ha e l’ha argomenta nell’articolo “Azionario USA, disco verde per quest’anno e il 2018”: puntare su Wall Street. Secondo il manager, il mercato azionario USA potrebbe comunque offrire buoni rendimenti quest’anno e nel 2018 grazie ad una buona crescita dei profitti e ad un aumento graduale dei rendimenti dei bond.

Passiamo in Europa. Secondo il team di Equity Research Europe di Credit Suisse il rischio Le Pen prezzato attualmente dai mercati è esagerato: di conseguenza hanno aumentato il peso in portafoglio per le banche e gli asset della Francia. E, come spiega lo stesso team nell’articolo “Il rischio di una vittoria di Marine Le Pen è probabilmente sovrastimato”, hanno deciso di aumentare l’esposizione alle banche europee. A differenza degli Stati Uniti, le banche europee evidenziano un gap significativo rispetto ai settori ciclici non finanziari (che attualmente stanno incorporando una crescita del PIL di circa i 3%). Le banche sono il settore più correlato ai rendimenti del Bund tedesco, che dovrebbero salire non appena il rischio politico europeo tenderà a diminuire. Sia il rapporto prezzo / utili (p/e) che il rendimento degli istituti di credito europei si muovono nella fascia media di valutazione ma la dinamica degli utili e dei dividendi è al punto più alto degli ultimi 8 anni. “Le banche francesi, ancora più in particolare, sono a buon mercato con un premio di rendimento leggermente al di sopra della media delle banche europee” precisa il team che, infine, segnala di aver portato leggermente a sovrappeso rispetto al benchmark le azioni francesi in portafoglio.

Sempre in Europa, ma più in particolare nell’azionario UK, David Docherty, Fund Manager, UK Equities di Schroders, segnala quattro driver per il futuro andamento della borsa di Londra: Brexit, Donald Trump, l’Eurozona e la Cina. I prossimi due anni saranno di fondamentale importanza per delineare i nuovi accordi tra UE e Regno Unito ed è facile prevedere che i mercati saranno suscettibili ad ogni novità in merito alle trattative. “A livello settoriale, il comparto retail sarà particolarmente esporto al processo di uscita dall’UE e l’indebolimento della sterlina post-voto sta già iniziando a danneggiare i margini societari per via dell’aumento dei prezzi dei materiali grezzi” precisa nell’articolo “Azionario Regno Unito: le ombre di Brexit, Trump, Eurozona e Cina” David Docherty, che nota pure l’indebolimento del potere di acquisto dei consumatori britannici all’inflazione importata. D’altro canto, le aziende ad alta percentuale di esportazioni e i finanziari continueranno a beneficiare della sterlina più debole.

Collin Bell, Client Portfolio Manager, Fundamental Equity di Goldman Sachs Asset Management (GSAM), invece, si pone una domanda: il vantaggio in termini di maggiore crescita economica derivante dal paradigma reflattivo di Trump, compenserà i timori legati alla sostenibilità del debito? E la conclusione a cui giunge nell’articolo “USA, gli impatti dell’aumento della spesa pubblica a breve e a lungo termine” è la seguente: “Prevediamo che, nel breve periodo, i beneficiari saranno probabilmente i costruttori di infrastrutture, in particolare le società di ingegneria, l’edilizia e il settore dei materiali di base che le rifornisce”, precisa Collin Bell, che, in un’ottica di lungo periodo, vede possibilmente favoriti pure i concessionari di infrastrutture, a cominciare da quelli esposti a un aumento della proprietà pubblica.

Infine, se la rivoluzione digitale si conferma come un’occasione d’investimento davvero unica, come argomentato nell’articolo “Rivoluzione digitale, nuove opportunità di investimento nei veicoli autonomi” dagli esperti di Pictet Asset Management, c’è chi mette in guardia dai facili entusiasmi sulla borsa di Mosca.

Infatti, se è vero che il mercato azionario russo esprime attualmente valutazioni oggettivamente convenienti, è altrettanto vero che il ritardo della governance e i rischi politici suggeriscono cautela agli investitori. Ne è fermamente convinto Christophe Bernard, Chief Strategist di Vontobel che, osservando le prospettive politiche della Russia, reputa piuttosto irrealistiche le speranze di un miglioramento sostenibile della governance economica e dei diritti degli azionisti. “La Borsa di Mosca è di fatto una piazza petrolifera con leva e valutazioni oggettivamente convenienti. Ma gli investitori che si aspettano un rincaro dei prezzi del petrolio nel medio termine farebbero meglio a ricercare migliori opportunità d’investimento al di fuori dei listini azionari russi” conclude nell’articolo “Russia, per gli investitori adesso si profila solo qualche raro affare” Christophe Bernard.
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