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Idee di investimento – Obbligazioni – 23 gennaio 2017

23 Gennaio 2017 09:19
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“Nell’attuale contesto, per poter affrontare con successo i mercati dei capitali, bisogna prendere decisioni rapide (anche se non troppo rapide e, soprattutto, evitare di farsi sopraffare dall’emotività), in modo da poter tener conto anche di eventuali contraccolpi” fanno sapere nell’articolo “Obbligazioni, è improbabile che si verifichino cali generalizzati dei rendimenti” Yves Longchamp, Head of Research di Ethenea Independent Investors (Schweiz) AG, e Guido Barthels, Portfolio Manager Ethenea Independent Investors S.A. Se aggiungiamo che, anche (ma non solo) per effetto del rincaro del petrolio, si potrà registrare un aumento dell’inflazione su entrambe le sponde dell’Atlantico, risulta improbabile che si possano verificare, almeno nel primo trimestre, cali generalizzati dei rendimenti. Per quanto riguarda invece la volatilità, nel nuovo anno continuerà la tendenza emersa nel 2015 e nel 2016, sulla scia delle sole incognite note come, per esempio, l’avvio dei negoziati per la Brexit, le elezioni politiche in Francia e in Germania e i primi 100 giorni di presidenza di Trump.

L’aumento dei tassi del mercato obbligazionario può essere, dal punto di vista degli investitori, piuttosto critica se il loro portafoglio risultasse altrettanto sovra esposto alle obbligazioni societarie a tasso fisso. Infatti, se i rendimenti di un titolo obbligazionario salgono, le quotazioni (che si muovono in direzione opposta) scendono in misura tanto maggiore quanto più la scadenza del titolo è elevata. Ne deriva che avere in portafoglio obbligazioni societarie a tasso fisso con durate lunghe (dai 5 anni in su) può esporre l’investitore a perdite anche consistenti qualora il rialzo dei tassi di mercato proseguisse. Una evenienza, quest’ultima, che secondo Scott Service, gestore di portafoglio, team obbligazionario globale di Loomis Sayles (gruppo Natixis), sembra piuttosto improbabile. Il manager, come ha modo di argomentare nell’articolo “La sensibilità delle obbligazioni societarie al rialzo di tassi di mercato”, resta favorevole alle obbligazioni societarie per tre ragioni a cominciare proprio dalla convinzione che la maggior parte dell’aumento dei tassi di breve termine sembra essere concluso, mentre l’impulso atteso sulla crescita e sull’inflazione derivante dai piani fiscali ed infrastrutturali di Trump, probabilmente non si manifesterà prima del 2018. “In secondo luogo, il programma del neo presidente americano che punta ad agevolare il rimpatrio dei capitali offshore delle aziende statunitensi tramite l’adozione di aliquote fiscali ridotte e, inoltre, la probabilità che le aziende opereranno con cautela in questo panorama incerto, può determinare una minore offerta di obbligazioni societarie” specifica Scott Service che, come terzo fattore di supporto, indica i tassi di rendimento più elevati: un fattore che contribuirà ad incoraggiare gli investimenti da parte degli investitori mondiali alla ricerca di rendimenti più elevati.

Per coloro che invece volessero combinare l’obiettivo di massimizzare il rendimento con quello di privilegiare gli emittenti ESG di qualità, è ora disponibile il comparto PIMCO GIS Global Bond ESG Fund. L’obiettivo di questo fondo è infatti quello di offrire un’ampia gamma di soluzioni obbligazionarie agli investitori inclini a combinare la generazione di rendimenti competitivi con un misurato e positivo impatto sociale. Come spiegato nell’articolo “In rampa di lancio il nuovo fondo d’investimento ESG globale”, il modello dedicato alle soluzioni d’investimento ESG applicato da PIMCO è robusto e punta ad ottimizzare le ricadute sugli investitori ed è basato su tre elementi chiave: esclusione, valutazione e impegno.

Infine una doppia riflessione sul debito emergente. La prima riguarda le prospettive della valuta cinese. Come si legge nell’articolo “Renminbi, può svalutarsi di un altro 5 per cento rispetto al dollaro” la maggior parte degli operatori finanziari di Hong Kong, che rappresenta un osservatorio privilegiato per conoscere le tendenze dei grandi investitori internazionali sui mercati cinesi, prevede che a fine anno il tasso di cambio Usd/ Cny (ovvero dollaro USA / renminbi) si posizioni in area 7,2: significherebbe una ulteriore svalutazione di circa il 5% rispetto agli attuali valori che, a loro volta, sono del 4 per cento al di sotto del cambio di 12 mesi fa.

La seconda riflessione riguarda invece la Turchia. “Ripristinare la fiducia per gli investitori stranieri è impegnativo a causa delle grandi esigenze di rifinanziamento in valuta estera della Turchia” puntualizza nell’articolo “La Turchia ha bisogno di ripristinare la fiducia, ma la concorrenza è feroce” Francesc Balcells, Portfolio manager focalizzato sui mercati emergenti di PIMCO che poi aggiunge: “Purtroppo per la Turchia, la concorrenza per catturare i finanziamenti internazionali nel bel mezzo di un ciclo di inasprimento della Fed è feroce visti i tassi reali offerti dal debito del Sud Africa, del Brasile e della Russia” fa sapere Francesc Balcells. Tradotto in pratica significa che qualsiasi aggiustamento dei tassi in Turchia dovrebbe essere significativo per risultare davvero efficace.
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