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International Editor’s Picks – 19 dicembre 2016

19 Dicembre 2016 09:38
financialounge -  donald Trump finanza International Editor's Picks
La finanza è entrata nell’era della de-globalizzazione
Lo scrive l’Economist citando una valanga di dati. Dopo 20 anni di espansione inarrestabile i movimenti di capitale da un paese all’altro del globo hanno innestato la marcia indietro a partire dal 2008: secondo il rapporto triennale della Bank for International Settlements ad aprile del 2016 il movimento giornaliero è sceso a $5,1 trilioni da $5,4 trilioni in aprile 2013, mentre gli scambi valutari sono diminuiti in volume del 19% negli ultimi tre anni. I movimenti bancari transfrontalieri, rispetto a un picco di $34,6 trilioni di aprile 2008 sono scesi a $27,9 trilioni nel 2010 e da allora non si sono più ripresi: nel secondo trimestre di quest’anno erano poco sopra a $28,3 trilioni. Stesso discorso per gli investimenti esteri diretti, che nel 2015 erano ancora a volumi pari solo alla metà di quelli del 2007 (questa volta i dati sono di McKinsey). Il giornale nota che un po’ meno di hot money in giro per il mondo non è per forza una cattiva notizia, ma non è neanche una buona notizia la ritirata delle banche dal trading delle valute e dal market making dei bond corporate: quando la volatilità schizza o parte per sbaglio o magari no un flash trading troppo grosso non fa male avere dall’altra parte del mercato istituzioni capaci di raccogliere quello che altri attori lasciano cadere.

Con Trump la Silicon Valley si scopre “stoica”
Sarà solo la storia a raccontare il vero significato del pellegrinaggio dei grandi nomi della Silicon Valley a New York: Jeff Bezos di Amazon, Tim Cook di Apple e Larry Page di Alphabet, tutti in fila rigorosamente in giacca e cravatta per salire sulla Trump Tower e incontrare The Donald. Al significato dell’incontro e alla misurazione della distanza siderale tra le culture dei due fronti dedica il saggio del weekend il Financial Times, a firma di Philip Delves Broughton che sottolinea il divario su praticamente tutti i temi, dalle minoranze, ai migranti, alle donne, all’outsourcing. Ma gli uomini e le donne della nuova frontiera tecnologica hanno un’arma segreta per fronteggiare le avversità e farsi una ragione del fatto che ci possa essere chi non la pensa come loro. Infatti hanno riscoperto lo stoicismo, la scuola di filosofia dell’antica Grecia e di Roma che insegnava a sopportare con pazienza e indifferenza le avversità e la stupidità umana. Lo stoicismo, scrive l’autorevole giornale, è il nuovo zen della Silicon Valley, la riscoperta di un modo di pensare che sembra fatto apposta per convivere con un mondo che cambia in modo rapido e imprevedibile. Cosa c’è di meglio di Seneca o Crisippo per farsi una ragione del fatto che alla Casa Bianca sta per entrare un tipo con i capelli arancione che si è fatto una fama per i licenziamenti in diretta TV degli aspiranti manager non all’altezza?

Quel grande capo di Goldman che promuove e impera
Goldman Sachs settimana scorsa ha conosciuto il più drastico rimpasto del top management da almeno un decennio, ma il burattinaio al centro dei giochi non cambia, il grande capo resta Lloyd Blankfein, a cui il WSJ dedica un ritratto che lo dipinge come un capo capace di interpretare il cambiamento senza rinunciare al passato. Vale a dire espansione cauta nelle nuove aree di business ma difesa feroce del core business del trading e del corporate banking. Quindi le rivoluzioni partono dai numeri 2. Come Gary Cohn, che si sta trasferendo alla Casa Bianca come senior economic adviser di The Donald. E per sostituirlo avanzano in due, il Chief Financial Officer Harvey Schwartz e il senior investment banker David Solomon che si spartiranno il vecchio posto di Cohn che era president e chief operating officer. Intanto R. Martin Chavez lascia la posizione di chief technologist per diventare CFO. Blankfein occupa la posizione di numero uno dal 2006, e con questi cambiamenti fa contenti altri top manager impazienti che vedono liberarsi la strada davanti per avanzare in carriera. E intanto si circonda al vertice di uomini che erano sui riporti diretti quando era un trading executive, da lì infatti vengono sia Schwartz che Chavez. Come un generale romano continua a circondarsi di luogotenenti fedeli e tiene alla larga pericolose (per lui) novità.
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