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Idee di investimento – Azioni – 12 dicembre 2016

12 Dicembre 2016 09:39
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“Nell’ambito dei nostri portafogli multi-asset, preferiamo assumere un posizionamento neutrale tra azioni e bond con un lieve sovrappeso verso le azioni (e, all’interno delle Borse, privilegiando Wall Street alle azioni area euro ). Al contrario, optiamo per un sottopeso sulle obbligazioni e sulla duration (sensibilità del portafoglio alle variazioni dei tassi di interesse), sovrappesando in modo modesto i bond governativi italiani” spiega, nell’articolo “Dopo referendum Italia, ecco le scelte di investimento dei gestori”, Nuno Teixeira, Head of Institutional & Retail Investment Solutions di Natixis Asset Management, secondo il quale i progressi delle riforme economiche potrebbero essere veramente limitati fino al 2018.

Restando focalizzati sull’azionario America, Roberto Cominotto, gestore del fondo Julius Baer Multistock – Energy Fund di GAM, indica il settore energetico come uno nei quali è possibile intercettare opportunità. La sua previsione del prezzo del petrolio si attesta intorno ai 60 dollari al barile per il 2017 mentre lo scenario di più lungo periodo non dovrebbe cambiare. Secondo il manager, come sostiene nell’articolo “Opec, dopo il meeting produttori shale a gas americani avvantaggiati”, il drastico taglio agli investimenti da parte dei produttori globali ha indebolito la capacità di offerta per molti anni e il 2017 dovrebbe già evidenziare tale situazione. Roberto Cominotto delinea la grande sfida all’orizzonte tra produttori convenzionali e produttori shale nordamericani. I primi hanno a che fare con un sensibile ciclo di riduzione della capital expenditure che sta iniziando a produrre un effetto sui loro volumi di produzione e sul rimpiazzo delle riserve mentre i secondi, facendo leva sulla maggiore flessibilità nel reagire rapidamente ai cambiamenti sul fronte del prezzo delle materie prime, è probabile possano essere i primi beneficiari dall’uscita del settore da una delle sue crisi peggiori. Ma c’è di più. Dopo anni di attività di trivellazione ai minimi, qualora l’inverno fosse rigido e l’offerta risultasse in ritardo rispetto alla domanda i prezzi del gas naturale degli USA potrebbero tornare a salire nel corso dei prossimi mesi: e, come evidenziato già in questo trimestre, le compagnie di servizi legate allo shale e al gas trarranno vantaggio da un incremento dell’attività e da un miglioramento del prezzo del servizio.

I gestori di Amundi, dopo aver analizzato l’esito del voto del referendum italiano nell’articolo “Il NO del referendum non era rivolto all’euro”, rivelano di mantenere l’esposizione sul mercato europeo, i cui prezzi sono abbastanza stressati, ma preferiscono comunque adottare un atteggiamento selettivo volto a cogliere le opportunità che si presenteranno. Tra queste, tuttavia, non intravedono scalate bancarie transfrontaliere, che in teoria potrebbero essere motivate dai prezzi estremamente bassi delle banche italiane, perché OPA ostili tra banche sono fatti estremamente rari. Ma non si prevedono neanche operazioni di M&A crossborder di carattere amichevole.

Infine segnaliamo una opportunità di investimento per diversificare il portafoglio azionario. La vittoria di Trump, che non ha mai nascosto una simpatia personale con Putin, potrebbe rilanciare l’azionario della Russia che presenta interessanti fondamentali. Un alleggerimento della pressione internazionale su Mosca favorirebbe una rivalutazione degli asset azionari del mercato russo che, attualmente, paga uno dei premi di rischio più alti al mondo. Basti pensare che molti titoli guida del listino di Mosca trattano con un rapporto prezzo / utili (p/e) tra sei e sette (il colosso energetico Gazprom, per esempio scambia ad un p/e di 3,8) contro un p/e di 15 per l’indice Stoxx 600 delle azioni europee e un p/e di 17 per l’S&P500 di Wall Street. Anche dal punto di vista dei dividendi i titoli azionari russi sono competitivi con cedole annue tra il 4% e l’8%. Inoltre, l’esposizione degli investitori internazionali sul listino azionario di Mosca è attualmente molto limitata. “Con l’elezione di Trump, è molto probabile che entri in gioco una serie di fattori decisamente favorevoli al mercato russo” fa sapere nell’articolo “Azionario Russia, con la presidenza Trump potrebbe tornare a ruggire”, Pictet Asset Management che, in primis, si aspetta un ciclo di allentamento monetario fino al 2018. Se poi, in parallelo a tale ciclo di riduzione dei tassi russi, si registrasse un riavvicinamento con gli Stati Uniti, il costo del capitale e il premio di rischio potrebbero calare drasticamente, permettendo un rimbalzo delle quotazioni. Rimbalzo che potrebbe ricevere un ulteriore supporto in un contesto di stabilità dei prezzi del petrolio (tra i 40 e i 50 dollari al barile). “Un aspetto da soppesare per il mercato russo è un nuovo calo del petrolio a livelli al di sotto dei 30 dollari: la copertura del budget potrebbe essere garantita dalla svalutazione del rublo e la tesi di investimento subirebbe un ritardo di 12 mesi” conclude Pictet AM.
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