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L'impatto della vittoria di Trump sui mercati, a breve, medio e lungo termine

La vittoria di Trump ha incrementato la volatilità sui mercati ma gli impatti sui mercati non si limiteranno certo al breve termine ma anche al medio e lungo termine.

14 Novembre 2016 09:59
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Maggiore incertezza e conseguenti premi al rischio: si può sintetizzare così la visione di Scott Mather, CIO U.S. Core Strategies di PIMCO, sugli impatti sui mercati nell’immediato. Ma in questo articolo il manager affronterà anche gli impatti della vittoria di Trump a medio e a lungo termine.

Impatti a breve termine
La volatilità rischia di rimanere elevata rispetto ai recenti livelli. A questo punto, viste le incertezze riguardanti l’agenda politica di Trump (dalla scelta delle posizioni chiave nel governo ai probabili cambiamenti nella politica estera, dai nuovi orientamenti in ambito commerciale alle reazioni politiche ed economiche a livello mondiale) ciò che è sconosciuto supera ciò che è noto.

Scott Mather vede il rischio potenziale di pressioni sulle quotazioni delle attività finanziarie con implicazioni sia per le strategie risk parity (che allocano il portafoglio in funzione dei rischi delle diverse asset classs) che in quelle volatility targeting (il cui portafoglio indica un preciso livello massimo di volatilità).

Secondo il manager, è prevedibile un dollaro forte rispetto alle valute emergenti sebbene queste ultime siano state già ampiamente svalutate negli ultimi tre anni: più difficile invece delineare il quadro valutario rispetto alle divise di riserva alternative del mercato sviluppato.

“Un rapido incremento delle aspettative di inflazione e una probabile maggiore emissione di Treasury (al fine di finanziarie i maggiori stanziamenti statali) dovrebbero mettere pressione sui titoli del Tesoro a lunga scadenza mentre quelli indicizzati all'inflazione (TIPS) e quelli similari dovrebbero comunque continuare a registrare buone performance” fa sapere Scott Mather.

Impatti a medio termine
È probabile che l’allentamento fiscale previsto nel medio termine (sia per l’effetto di minori tasse che per l’aumento della spesa per le infrastrutture) prevalga su alcune condizioni finanziarie e preoccupazioni commerciali a breve termine. In particolare le prospettive per una significativa riforma fiscale e le maggiori spesa attese per le infrastrutture (che dovrebbero produrre più crescita in modo strutturale) potrebbero aumentare in modo considerevole le prospettive di crescita nei prossimi anni, sebbene al momento sia difficile stimarne l’entità.

I minori oneri fiscali e normativi per le imprese è probabile che possano sprigionare potenziale in grado di aumentare la fiducia delle imprese e la spesa per investimenti, grazie anche alla prospettiva circa nuove disposizioni favorevoli al rimpatrio di capitali dall’estero da parte delle multinazionali.

“Vediamo attese di inflazione più alte e più equilibrate e, a cascata, una più rapida normalizzazione della politica. Tradotto in pratica significa che la Fed tenderà a muoversi più velocemente sugli aumenti dei tassi di mercato, sebbene restando in linea con le nostre previsioni per due o tre rialzi dei tassi prima della fine del 2017. Pensiamo che sia troppo presto per dire quale influenza Trump può avere sulla leadership della banca centrale e la sua funzione” puntualizza Scott Mather.

Impatti a lungo termine
Il manager ha constatato un aumento secolare populismo, i fattori di rischio politico e le relative incertezze: fenomeni perfettamente in linea con le prospettive cicliche di PIMCO. “Vediamo potenziali aspetti positivi e negativi associati a queste tendenze. Infatti se da un lato esistono, almeno sulla carta, più possibilità di riforme strutturali e un superamento dello stallo decisionale a Washington, dall’altro emergono rischi di una eccessiva e rapida forzatura delle rettifiche commerciali” conclude Scott Mather.

** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge. Una parte di contenuti e dati gentilmente concessi da Pimco

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