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FED e BCE: le strade si dividono?

Dopo le parole di Draghi cresce sul mercato l'attesa per quelle che dirà Janet Yellen tra 10 giorni. La Fed rischia comunque, sia se alza i tassi sia se non lo fa.

12 Settembre 2016 00:01

financialounge -  BCE Federal Reserve politica monetaria quantitative easing tassi di interesse
Il presidente della Banca Centrale Europea alla fine ha preso ancora una volta di sorpresa i mercati dopo la riunione di giovedì 8 settembre. La sorpresa però questa volta è stata che non ci sono state sorprese. Dopo che nei giorni precedenti gli analisti finanziari avevano ipotizzato una serie di mosse possibili per dare maggior forza allo stimolo monetario, Draghi ha deciso che per ora va bene così, poi magari si vedrà.

E ora la palla è sull’altra sponda dell’Atlantico, nel campo della presidente della Federal Reserve americana Janet Yellen. Che tra il 20 e il 21 settembre dovrà decidere se prendere una decisione impegnativa, e di segno opposto a quello che i mercati si aspettavano da Draghi. Per la Fed infatti non si tratta di aumentare lo stimolo monetario, ma di stringere i cordoni della borsa, vale a dire alzare i tassi di interesse. Sarebbe la seconda volta in meno di un anno, dopo il rialzo di 0,25 deciso a dicembre 2015.

Il fatto che Draghi si sia astenuto in qualche modo la aiuta. Se avesse aumentato lo stimolo monetario l’effetto sarebbe stato di far scendere il valore dell’euro contro dollaro e di spingere ancora più in territorio negativo i tassi di mercato dei bond governativi, e non solo. Non facendo nulla, con il mercato che invece qualcosa si aspettava, ha ottenuto l’effetto opposto, euro su e rendimenti in rialzo.

La sera del 21 settembre nessuno potrà dire che la Yellen non ha potuto alzare i tassi per colpa della politica troppo generosa della BCE. Se deciderà di non farlo, sarà solo una decisione sua. Il mercato non ha dubbi sulla dimensione di un possibile rialzo, se sarà non potrà che essere un altro quarto di punto. I dubbi sono tutti sulla possibilità o meno che lo faccia. A favore giocano dati economici americani che indicano un’economia in salute che crea ogni mese centinaia di migliaia di posti di lavoro. Contro un rialzo c’è il momento politico. Quando la Fed si riunirà mancheranno solo 5 settimane al voto per eleggere il successore di Obama alla Casa Bianca. E se alzasse i tassi la Fed potrebbe essere accusata di fare un dispetto a qualcuno o un favore a qualcun altro. Il problema è che le stesse accuse le potrebbero essere rivolte anche se non fa nulla. In questo caso anche una non decisione è una decisione.

Janet probabilmente ha aspettato troppo, e ora si trova bersagliata dalle critiche e soprattutto in una posizione in cui qualunque cosa faccia può essere accusata di sbagliare o di essere influenzata dalla politica.

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