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Borsa da spiaggia: la settimana dell’investitore - puntata 5

Sotto l'ombrellone ma senza perdere d'occhio i mercati finanziari: cosa vuol dire quello che è già successo e cosa ci aspetta nei prossimi 7 giorni.

29 Agosto 2016 00:30
financialounge -  banche centrali Brexit Federal Reserve petrolio settore bancario

Mercoledì prossimo agosto finisce e anche la Borsa da Spiaggia finisce in armadio insieme a pinne e ombrellone, ma i mercati finanziari resteranno in vacanza ancora qualche giorno.
Per Wall Street infatti la pausa estiva dura fino a tutto il primo weekend di settembre, un weekend che a New York sarà lungo perché lunedì 6 è il Labour Day, la festività nazionale che segna il ritorno all’operatività piena il martedì successivo. Possiamo dire che finora, salvo colpi di coda per ora non prevedibili, è stato un agosto dedicato alla digestione e all’attesa.

La digestione è stata quella della Brexit, ormai archiviata nei suoi effetti negativi immediati e positivi nei due mesi successivi. Positivi perché i mercati hanno previsto che con l’uscita del Regno Unito (per ora solo sulla carta) dalla UE le banche centrali, a cominciare dalla Fed americana, avrebbero mantenuto la politica monetaria più accomodante possibile, proprio per attutire l’impatto di un fatto che molti consideravano catastrofico.
In effetti le banche centrali hanno tenuto i tassi a zero o dintorni, con la Bank of England che li ha addirittura abbassati. E questo ha spinto le Borse al rialzo, soprattutto quella americana che proprio ad agosto ha toccato nuovi massimi.
Poi sono cominciati ad arrivare, proprio da esponenti autorevoli della Fed, segnali che un rialzo dei tassi quest’anno, che può voler dire già settembre, era ancora tutto nelle carte, per culminare con le parole di Janet Yellen al summit monetario di Jackson Hole venerdì scorso. E questo ha indotto alla frenata a cui abbiamo assistito la settimana scorsa.
Il mini rally di agosto è finito nel segno dell’attesa, e il fiato rimarrà probabilmente sospeso fino al 20-21 settembre, quando la Fed annuncerà la sua decisione.

Anche il petrolio, che era stato il protagonista della prima metà del mese con un bel rally, ha frenato. 50 dollari sembrano un muro difficile da sfondare. Anche qui pesa l’attesa per le decisioni della Fed. Se opta per un rialzo dei tassi già a settembre, questo potrebbe rafforzare il dollaro. E siccome per comprare il petrolio servono i dollari, il mercato resta a guardare.
Per i produttori, con l’eccezione di quelli americani, un biglietto verde più forte vuol dire incassi più grassi anche se il prezzo nominale resta fermo, quindi si sta a vedere.

Dagli USA e dal mercato delle commodity all’Europa. Qui le novità di agosto sono state davvero poche, con l’eccezione delle banche sempre nel mirino.
Questa settimana abbiamo assistito a qualche rimbalzo, soprattutto in Italia, da parte di titoli che erano stati sottoposti a una compressione fortissima, come ad esempio Unicredit. Ma i problemi delle banche europee e italiane in particolare restano tutti sul tappeto.
In Italia il primo problema delle banche si chiama sofferenze. Il fardello in proporzione più pesante è quello che grava sul Monte dei Paschi. Finora abbiamo sentito ipotesi di intervento, da settembre vedremo se sono praticabili.
Per il resto d’Europa e per la Germania in particolare il problema delle banche si chiama tassi negativi o addirittura sotto zero. Le banche commerciano denaro, se non costa niente non guadagnano niente, o quasi. E la tensione tra grandi banche e Banca Centrale salgono. Al punto che il grande capo della prima banca germanica, la Deutsche Bank guidata dal britannico Cryan, ha scelto le colonne dell’autorevole Handelsblatt per accusare i tassi zero di far male non solo alle banche, ma a tutta l’economia.
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