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Idee di investimento – Azioni –20 giugno 2016

20 Giugno 2016 09:30
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“In base ai nostri segnali di valutazione i titoli azionari si confermano più interessanti di quelli obbligazionari. Rimane però un’ampia dispersione regionale e settoriale” dichiarano gli esperti della Pictet Asset Management Strategy Unit (PSU), il gruppo di investimento responsabile delle linee guida di asset allocation in ambito azionario e obbligazionario, nonché in materia di valute e di commodity. Nell’articolo “Portafogli, valide ragioni per assumere un approccio prudente”, i professionisti della PSU suggeriscono, in base ai propri indicatori, tuttavia di assumere un posizionamento neutrale sulle asset class più rischiose.

Come generare un rendimento positivo indipendentemente dal contesto macro economico e finanziario con una volatilità possibilmente inferiore rispetto alla media di mercato? Una soluzione consiste nell’adottare le strategie relative value, una delle strategie alternative che può contribuire a ottimizzare le performance di portafoglio corrette per il rischio. Come spiegato nell’articolo “Strategie alternative relative value, prospettive di rendimento differenti”, le strategie relative value adottano solitamente tecniche di arbitraggio per sfruttare anomalie di prezzo, acquistando attività sottovalutate e vendendo allo scoperto (posizione short) attività sopravvalutate. Il successo di queste strategie dipende dall’esecuzione della strategia e dalla selezione dei titoli attuata dal gestore, in quanto mirano a trarre profitto dal valore relativo creato dai differenziali di prezzo dei rispettivi titoli. Essendo basata sulla differenza tra le performance delle posizioni al rialzo e di quelle al ribasso, la strategia relative value consente di realizzare guadagni anche in contesti di mercato negativi: se, per esempio, la posizione al rialzo perde il 2% e quella al ribasso il 3%, la performance complessiva ammonterebbe a +1% (cioè -2% +3%, in quanto la posizione al ribasso viene cambiata di segno).

“La nostra strategia si basa sul concetto di relative value tra 2 società concorrenti: una posizione lunga (sul titolo che riteniamo possa salire) a fronte di una corta (sul titolo che creiamo possa scendere di valore in Borsa)” fa sapere, nell’articolo "Borsa USA, come estrarre valore anche in questo difficile contesto”, Pasquale Corvino, Portfolio Manager del fondo [tooltip-fondi codice_isin="LU1216084993"]Zest North America Pairs[/tooltip-fondi] di di Zest Asset Management. Tale strategia può soffrire in periodi di stress estremo sui mercati in quanto l’emotività ha la meglio sulla ragione, ma appena la fase più estrema si attenua l’effetto immediato di riprezzamento è notevole. Ciò si è verificato dalla seconda metà di febbraio soprattutto nei settore finanziario, delle materie prime e dei consumi non discrezionali impattando positivamente sulla performance del portafoglio del fondo Zest North America Pairs. Adesso, il gestore ha adottato scelte di portafoglio che hanno portato ad una esposizione netta negativa (ovvero con una percentuale di posizioni short- ribassiste sui titoli del settore molto superiore alla percentuale long –rialzista) nel settore delle utilities, derivante dalla difficoltà di individuare società il cui potenziale di rialzo (upside) attuale sia superiore al potenziale ribasso (down side) in modo da rendere tale investimento attraente.

Interessanti, invece, continuano ad essere i cosiddetti dividend growers, i titoli azionari a dividendo crescente e sostenibile, mostrano ancora valutazioni attraenti dal momento che trattano a circa 13,4 volte gli utili attesi per i prossimi 12 mesi. Almeno secondo Richard Turnill, BlackRock’s Global Chief Investment Strategist che ne argomenta le ragioni nell’articolo “Azioni, concentrarsi sulle politiche di dividendo di lungo termine”: “Questi titoli di qualità, caratterizzati da un flusso di dividendo costantemente in crescita, tendono anche ad essere più resistenti e sconnessi rispetto agli andamenti dei mercati. Si tratta di titoli che hanno registrato performance migliori rispetto alla media di mercato durante i periodi di alta volatilità, come mostra la ricerca interna di BlackRock”. Richard Turnill segnala interessanti opportunità di crescita dei dividendi, nelle telecomunicazioni internazionali, nel mercato delle infrastrutture emergenti, in selezionate aziende tecnologiche e nel settore farmaceutico a livello mondiale.

A proposito di healthcare, sono in molti a sostenere che, in attesa delle prossime elezioni politiche americane di novembre, il settore (le cui principali compagnie quotate sono americane, soprattutto nel segmento delle biotecnologie) sarà ancora sotto pressione. Ma non per questo mancano opportunità da cogliere, soprattutto affidandosi a gestori specializzati. “Per quanto riguarda le valutazioni, il settore dell’healthcare sta trattando intorno ad un rapporto prezzo – utili (p/e) di 17 e al 2% di sconto rispetto a tutto il mercato, elemento a cui guardiamo con favore” sottolinea nell’articolo “Healthcare, un settore nel quale la selezione darà soddisfazione”, Mirjam Heeb, co-gestore del fondo [tooltip-fondi codice_isin="LU0329426950"]Julius Baer Multistock – Health Innovation[/tooltip-fondi] di GAM il cui riferimento è al fatto che, solo sei mesi fa, l’healthcare era il settore più caro all’interno dello S&P 500, mentre adesso è tra quelli a sconto.

In ottica di medio lungo termine, invece, sono tornati interessanti i mercati emergenti. “Due delle sfide principali per i mercati emergenti negli ultimi anni sono state il vigore del dollaro USA e la debolezza dei prezzi delle materie prime” specificano, nell’articolo “Mercati emergenti, ricercare opportunità in ottica di medio lungo periodo”, i professionisti dell’investimento di PIMCO che si sono riuniti a maggio per il 35° Secular Forum annuale. Il loro scenario di lungo periodo delinea un quadro di generale stabilità del dollaro USA, in parte dovuta al vincolo cinese all’inasprimento della politica monetaria da parte della Fed, unitamente ai mercati delle materie prime, le cui valutazioni si sono perlopiù adeguate alla crescita più debole e meno basata sulle materie prime della Cina. Tutto questo, secondo gli esperti di PIMCO, indica che due importanti fattori negativi per i mercati emergenti sono venuti meno. “Sebbene vi siano naturalmente sfide legate a singoli paesi emergenti, e le condizioni di liquidità siano peggiorate, cercheremo valide opportunità d’investimento paese per paese e settore per settore nei mercati emergenti” puntualizzano infine i professionisti dell’investimento di PIMCO.
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