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Idee di investimento – Obbligazioni – 18 gennaio 2016

18 Gennaio 2016 10:25
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La nuova normativa europea Bank Recovery and Resolutin Directive (BRRD), che ha introdotto anche in Italia il cosiddetto bail in, ha cambiato profondamente le regole del gioco in tema di fallimento delle banche e di chi è chiamato a pagarne le conseguenze. Proprio per questo è indispensabile che i risparmiatori sappiano come funziona il meccanismo del bail in e siano in grado di conoscerne tutti gli aspetti per potersi proteggere in modo consapevole. Innanzitutto è bene ricordare, com’è precisato nell’articolo “Bail in, tutte le cose da sapere per proteggersi”, che non rientrano nella procedura di bail-in tutti gli strumenti finanziari e le diverse tipologie di investimenti che non fanno parte degli attivi della banca come le cassette di sicurezza, le gestioni patrimoniali e i titoli detenuti sul conto titoli: dalle azioni non della banca alle obbligazioni non della banca, dai titoli di stato (Bot, Btp, Cct, Ctz) agli ETF, dai fondi comuni ai comparti di Sicav.

Un aspetto, quest’ultimo, di rilievo alla luce anche degli andamenti del settore obbligazionario a livello globale. Infatti, come specificato nell’articolo “Default high yield, nel 2015 in tutto il mondo sono raddoppiati”, i default (fallimenti) delle emissioni obbligazionarie “speculative” (ovvero con rating non investment grade) è raddoppiato nel corso del 2015, passando dai 60 casi segnalati nel 2014 ai 112 emittenti falliti nel 2015. A livello di settori, spicca quello del petrolio e gas (29 default pari al 26% del totale) e quello minerario ed estrattivo (17 default, ovvero il 15% del totale), a dimostrazione di come la profonda correzione del prezzo del petrolio e delle principali materie prime stia facendo sentire i propri effetti sui bilanci aziendali delle società meno solide a livello patrimoniale e di business model.

Le società più solide e con progetti di sviluppo più a lungo termine in tutta la filiera estrattiva e delle infrastrutture energetiche continueranno però a prosperare garantendo agli investitori ritorni di sicuro interesse nel corso dei prossimi anni. Per i risparmiatori che volessero puntare alla possibilità di beneficiare dell’esposizione alle società quotate del settore delle infrastrutture a livello internazionale RARE Infrastructure Ltd. (“RARE”), acquisita nell’ottobre 2015 da Legg Mason, Inc (“Legg Mason”) ha presentato due nuovi fondi: RARE Infrastructure Value Fund e RARE Emerging Markets Fund. Com’è spiegato nell’articolo “Infrastrutture, due soluzioni per gli investitori europei”, il primo fondo, in particolare, investe in azioni quotate di società coinvolte in importanti progetti e sviluppi infrastrutturali, inclusi quelli del settore dei servizi essenziali, dei trasporti e delle comunicazioni, sia nei Paesi sviluppati che nei mercati emergenti. Il fondo, che include al suo interno una selezione di 30-60 titoli, mira ad offrire agli investitori una crescita del capitale ed un profilo di redditività stabile, con un obiettivo di rendimento tra i 3,5% e il 5,5% su base annua. L’altro comparto, il RARE Emerging Markets Fund, investe invece in azioni quotate di società attive su progetti infrastrutturali in settori analoghi dei mercati emergenti. Il fondo, che generalmente include tra i 25 e 60 titoli, mira ad offrire agli investitori una crescita del capitale ed un profilo di redditività stabile: l’obiettivo di rendimento del fondo si attesta al 6 per cento all’anno.

Un’altra fonte di reddito per i portafogli obbligazionari flessibili sarà quella legata alla gestione attiva delle valute. Per il Team gestionale di Anima, come è argomentato nell’articolo “Valute, una fonte di reddito anche nel 2016”, all’interno dei portafogli obbligazionari flessibili, la preferenza resta ferma per le valute legate a Banche Centrali con politiche monetarie più restrittive (ovvero al dollaro USA e alla sterlina inglese) a discapito delle divise dei Paesi con tassi a breve che rimarranno ancorati allo zero (cioè euro, yen, franco svizzero e corona svedese) e dei Paesi produttori di materie prime. Guardando più da vicino le valute emergenti, in vista della stabilizzazione del ciclo economico cinese, la preferenza del Team è per un paniere di valute asiatiche prima contro euro poi contro dollaro e ancora a favore delle valute dei Paesi importatori di materie prime a discapito di quelle dei Paesi produttori.
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