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OPEC

Barile a $200? No, a $20!

12 Febbraio 2015 09:16
financialounge -  OPEC petrolio shale oil
Il prezzo del petrolio è diventato un puzzle che sta facendo impazzire analisti e mercati. Non sono passati 10 giorni da quando il segretario generale dell’Opec, l’associazione dei produttori petroliferi, ha dichiarato che il minimo delle quotazioni si può considerare ormai archiviato spingendosi a prevedere che il greggio possa arrivare addirittura a 200 dollari ed ecco che un analista di Citi pubblica un report che punta a un petrolio a 20 dollari. Come è possibile?

I ragionamenti che stanno dietro le due stime filano entrambi, almeno sulla carta. Quello di Edward Morse, lo specialista di commodities della banca Usa, gira più o meno così: con i produttori Opec che continuano a pompare per non perdere quote di mercato nei confronti dei rivali americani, si arriverà a un eccesso di circa 2 milioni di barili al giorno nella prima metà del 2015, che a sua volta farà cadere il prezzo del Wti sotto i 40 dollari al barile e per un po’, forse, fino al range dei 20 dollari.
Al contrario, Abdulla al-Badri, il segretario generale dell’Opec, sostiene che il bottom è già stato toccato, ma i prezzi comunque bassi scoraggeranno gli investimenti in nuove estrazioni e disincentiveranno le attività di fracking (shale oil) in America, con la conseguenza di portare nel medio termine a una strozzatura dell’offerta che farà appunto schizzare i prezzi, forse fino a 200 dollari, in uno schema simile a quello degli shock petroliferi degli anni 70.

Potrebbero aver ragione tutti e due, il primo nel breve periodo e l’altro nel medio – lungo termine. O magari ha ragione il blog Usa reason.com che ricorda il diplomatico Usa James Akins secondo cui "le previsioni degli ultimi anni su domanda e prezzo del petrolio sono state appena più precise di quelle sui terremoti o sulla seconda venuta del Messia". Correva l’anno 1973.
Per quanto riguarda gli investitori, la morale al riguardo resta sempre la stessa; in ottica speculativa sia i rialzisti che i ribassisti hanno una ragione per sperare in un greggio, rispettivamente, a 200 o a 20 dollari; per tutti gli altri investitori (i risparmiatori), è bene soppesare l’esposizione al settore petrolifero, tramite un buon fondo azionario specializzato o un etf, in funzione della propria propensione al rischio e all’orizzonte temporale in modo da assegnare la giusta percentuale in portafoglio.
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