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Il nostro futuro previdenziale va affrontato oggi

21 Ottobre 2014 11:10
financialounge -  consulenza finanziaria finanza comportamentale GAM livello di rischio
Il problema messo in luce dagli studiosi è che, anche nel caso della pianificazione previdenziale, non si avverte il rischio: il futuro è infatti percepito lontano, quasi estraneo. Per ovviare a questa difficoltà, per fare percepire in modo concreto la inevitabile realtà dell’invecchiamento, in alcuni paesi europei i consulenti finanziari utilizzano programmi di visualizzazione che “invecchiano” virtualmente il volto del cliente: la rappresentazione nella realtà virtuale dell’invecchiamento ha l’effetto, voluto, di “spaventare”, di costringere a pensarsi in quella dimensione. Vedersi invecchiati di trenta o quarant’anni favorisce la decisione di pianificare opportunamente il risparmio.

“Si tratta di un espediente utile, forse necessario, perché le emozioni sono una condizione del presente” commenta Carlo Benetti, Head of Market Research & Business Innovation di Swiss & Global, nell’Alpha e Beta del 20 ottobre 2014 completamente focalizzato sulle decisioni di lungo termine, come ad esempio il risparmio previdenziale, che dipendono dal carattere e dall’educazione finanziaria degli individui. Carlo Benetti spiega come la finanza comportamentale sia in grado di svelare le ragioni in base alle quali le decisioni pensionistiche vengano procrastinate, mettendo a rischio la qualità della vita futura. Seguiamo insieme il ragionamento. La riforma della previdenza complementare nel 1993 e soprattutto il passaggio dal metodo retributivo a quello contributivo istituito nel 1995 hanno aumentato l’importanza della pianificazione finanziaria ai fini pensionistici, ed è di conseguenza cresciuta la responsabilità individuale nella pianificazione del risparmio di lungo periodo, nella gestione delle abitudini di consumo.

“Il dibattito di queste settimane sulla destinazione di parte del Trattamento di Fine Rapporto (TFR) nella busta paga dei lavoratori va correttamente letto nello snodo delle scelte di consumo intertemporali, nella maggiore responsabilità degli individui sulla qualità della loro vita una volta in pensione. Scegliere di avere maggior disponibilità di denaro subito comporta la rinuncia ad accantonare risorse per il futuro” sostiene Carlo Benetti che poi cita uno studio condotto sugli effetti delle componenti comportamentali sulla pianificazione finanziaria di lungo termine da Barbara Alemanni dell’Università di Genova e Caterina Lucarelli dell’Università delle Marche “La ricerca, disponibile anche presso Mefop, la società per lo sviluppo dei fondi pensione italiani, è stata condotta su un campione di 645 persone, di cui 234 gestori professionali, trader e consulenti finanziari. I risultati mostrano come individui impulsivi e fortemente emotivi, con scarsa educazione finanziaria, siano i meno disposti verso la programmazione di lungo termine”.

Tra le conclusioni a cui giunge Alemanni emerge che «tratti della personalità e componenti emotive influenzano la probabilità di detenere piani pensionistici». Lo studio dimostra inoltre l’influenza delle caratteristiche personali sulle scelte che determineranno la futura qualità della vita una volta terminata l’attività lavorativa. In ogni caso, la propensione all’accantonamento previdenziale aumenta tra coloro che hanno maggiore familiarità con gli investimenti e, soprattutto, tra coloro che si avvalgono della consulenza professionale.

“Quando si gestisce da soli il proprio risparmio, ordinario o previdenziale, le emozioni e l’impulsività rischiano di generare decisioni sbagliate, provando paura quando non si dovrebbe e magari uscendo dai mercati quando non si dovrebbe, e viceversa” puntualizza Carlo Benetti che ricorda come non si riesca a guardare avanti senza distogliere gli occhi dallo specchietto retrovisore perché migliaia di anni di evoluzione non ci hanno «programmati» a vedere correttamente l’orizzonte di lungo termine: al contrario, siamo intrappolati nelle emozioni dell’immediato. “L’attenzione eccessiva al breve termine comporta un altro rischio, presentato da Paolo Legrenzi, professore straordinario di psicologia cognitiva presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, nel suo ciclo di Lezioni pubblicate settimanalmente sul sito www.swissglobal-am.com (qui l’e-book delle prime 100 Lezioni de «I soldi in testa»), il paradosso per cui, scrive Legrenzi, , «sarebbe meglio, per il benessere dei nostri risparmi, che il loro andamento non ci stesse troppo a cuore. Perché, se ci sta molto a cuore, finiamo per controllare troppo spesso come vanno. Seguire con apprensione gli alti e i bassi dei risparmi innesca errori nella scelta dei momenti di entrata/uscita dai mercati»” sottolinea Carlo Benetti, facendo anche un riferimento implicito alla marcata volatilità dei mercati di queste ultime settimane.

Per ulteriori informazioni, visita il sito my.swissglobal-am.it
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