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La ricerca del valore tramite large e mega cap

16 Luglio 2014 15:10
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In un mondo in cui le valutazioni si ampliano, lasciando i titoli azionari estremamente dipendenti dalle politiche monetarie espansive della Fed, fortemente sensibili alle notizie negative, Russ Koesterich, Global Chief Investment Strategist di BlackRock, continua a sottolineare l’importanza di focalizzarsi sugli investimenti di valore.

Tradotto in pratica, per l’equity USA, significa prediligere le large e mega-cap. Al di fuori degli Stati Uniti, gli investitori, in particolare quelli con poca esposizione all’equity, dovrebbero guardare con maggiore interesse alle azioni dei mercati emergenti. Dai minimi di aprile, l’equity emerging markets ha sovraperformato moderatamente i mercati sviluppati e gli afflussi degli investitori dovrebbero continuare anche nei prossimi mesi. Nella settimana conclusasi il 9 luglio, le azioni dei mercati emergenti hanno raccolto flussi netti d’investimento per ulteriori 1,4 miliardi: un segno, questo, di quanto gli investitori siano consapevoli del fatto che le azioni dei paesi sviluppati sono diventate piuttosto costose.

“Quello che abbiamo visto la scorsa settimana sui mercati finanziari ricorda quanto già visto nel mese di aprile, e cioè che i segmenti più costosi del mercato sono quelli che hanno accusato le maggiori perdite. In particolare, le small cap, i titoli del settore biotech e alcune società Internet sono state molto penalizzate a Wall Street: molti dei nomi Internet più capitalizzati, o che avevano registrato performance importanti, come Twitter e Pandora sono stati colpiti duramente dalle vendite” precisa Russ Koesterich per il quale gli eventi della scorsa settimana forniscono un valido esempio di un fattore di rilievo per i mercati di oggi: l’aver anticipo di molti anni i profitti pluriennali attesi nei prossimi esercizi ha fatto ampliare a dismisura le valutazioni azionarie di società ad alta crescita rendendole tuttavia vulnerabile alle cattive notizie, anche quando queste sono di entità minore, come nel caso dell'ultima settimana. “Questo, però, rafforza la nostra preferenza per un focus sul valore da ricercare tramite azioni-large e mega-cap” puntualizza Russ Koesterich.

Un tema basilare nei mercati di oggi è la performance del titolo messa a confronto con i propri fondamentali. Le small cap sono un esempio da manuale per spiegare questo fenomeno. Nonostante le large cap mostrino tuttora performance da inizio anno superiori alle small cap, queste ultime sono in realtà l’asset class ora più costosa. La ragione?
I profitti delle società a piccola capitalizzazione hanno registrato una crescita più debole rispetto alle large cap, il che significa che gli investitori stanno pagando più cari i titoli con minore capitalizzazione rispetto alle large e big cap. Una ulteriore conferma giunge dall’indice Russell 2000, rappresentativo delle small cap USA, che scambia attualmente più di 26 volte gli utili correnti, rispetto alle 16,5 volte dell’S&p500 delle large-cap.

“Ma questa tendenza non è limitata agli stock negli Stati Uniti. Recentemente, abbiamo visto un comportamento simile pure in Europa. Le azioni sono diminuite di circa il 5% rispetto al picco di giugno, ma sono ancora quasi il 20% al di sopra di un anno fa: anche in Europa, la recente vulnerabilità del mercato può derivare dal fatto che i guadagni dell'anno passato hanno superato la crescita degli utili. Su una base di price-to-book (cioè di rapporto prezzo / patrimonio netto), le valutazioni azionarie europee sono in crescita del 25% rispetto all'anno scorso e del 60% dai loro minimi 2012. Le borse europee, sebbene ancora poco costose rispetto agli Stati Uniti, non sono più così a buon mercato su base assoluta” tiene a sottolineare Russ Koesterich, che poi conclude:

“Parte della spiegazione di quello che stiamo vedendo è che la politica monetaria rimane straordinariamente accomodante. Mentre i dati economici recenti forniscono lo spunto alla Federal Reserve (Fed) per avviare la normalizzazione delle condizioni monetarie, le minute dell’ultima riunione del Federal Open Market Committee (FOMC) suggeriscono che la Fed appare ancora disposta ad aspettare prima d riavviare il ciclo di rialzo dei tassi. Infatti l’istituto centrale americano, sebbene abbia in programma in ottobre di terminare il suo programma di acquisto di bond (il cosiddetto quantitative easing), sembra non abbia affatto fretta di alzare i tassi di interesse”.
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