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Allan Conway

Sfruttare le opportunità dei mercati di frontiera

22 Aprile 2014 14:05
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Dinamiche demografiche favorevoli, bassi costi del lavoro e abbondanti risorse naturali. Ma anche solidi fondamentali e valutazioni azionarie ancora interessanti nonostante le ottime recenti performance.

Sono questi, in estrema sintesi, i punti di forza che caratterizzano attualmente i mercati di frontiera, i paesi dove è possibile investire ma le cui capitalizzazioni di Borsa sono in genere più basse e gli scambi meno liquidi rispetto anche ai mercati Emergenti: paesi che offrono alti rendimenti con un orizzonte temporale lungo e bassa correlazione con altri mercati.

“Le ragioni strutturali alla base del potenziale dei mercati di Frontiera continuano a essere valide. Da questi Paesi “pre-emergenti”, ancora nelle prime fasi del percorso di sviluppo economico, ci si aspetta una crescita più veloce rispetto sia ai mercati emergenti tradizionali che a quelli sviluppati. La liberalizzazione del mercato dei capitali, unita alle prospettive di espansione economica, amplifica ulteriormente il potenziale di lungo termine” ha dichiarato Allan Conway, Head of Global Emerging Market Equities di Schroders.

Mercati finanziari dove si è distinto il comparto Schroder ISF Frontier Markets Equity che ha festeggiato i suoi primi tre anni di attività battendo costantemente il benchmark, l’indice MSCI Frontier Markets.
Dal suo lancio, nel dicembre 2010, ha generato un rendimento annuale del 13,4%, con una sovraperformance rispetto al benchmark pari al 7,3% l’anno.
L’ottimo andamento di Schroder ISF Frontier Markets Equity si riflette anche nel posizionamento rispetto ai competitor, poiché risulta il fondo con la migliore performance a un anno e a tre anni al 31 marzo 2014.

Sebbene lo scenario macro economico globale sia incerto, secondo Schroders le ragioni strutturali e tattiche a favore degli investimenti nei mercati di Frontiera restano convincenti grazie a numerosi vantaggi competitivi a cominciare dalle dinamiche demografiche favorevoli, i bassi costi del lavoro e le abbondanti risorse naturali.
Molti mercati di Frontiera possono contare su più di un fattore di crescita.
Per esempio, il Medio Oriente utilizza i ricavi derivanti dal petrolio per diversificare la propria struttura economica, diminuendo la dipendenza dal greggio, ma vanta anche trend demografici interessanti.

Peraltro, i driver di crescita organica dei mercati di Frontiera dipendono solo in parte dal mondo sviluppato, un elemento allettante agli occhi degli investitori come la conseguente ridotta correlazione sia con i Paesi avanzati sia con i mercati emergenti globali.
Inoltre, i fondamentali economici restano solidi: a livello aggregato, i Paesi di Frontiera presentano un avanzo delle partite correnti e godono di bassi livelli di debito e ampie riserve di valuta estera; ciò, in combinazione con i driver di crescita organica, contribuisce a isolarli dall’incertezza macro globale.

La ripresa a seguito della crisi finanziaria globale è stata, nei mercati azionari di Frontiera, relativamente lenta, e questo lascia spazio a opportunità di crescita: fino a poco tempo fa, hanno registrato un ritardo rispetto alle performance dei mercati emergenti e sviluppati.
Ma c’è di più: nonostante le recenti ottime performance, i mercati di Frontiera continuano a presentare valutazioni allettanti.
L’indice MSCI Frontier Markets tratta attualmente con un rapporto prezzi/utili (P/E) stimato attorno a 11,5, poco al di sopra dell’indice MSCI Emerging Markets ma con uno sconto significativo rispetto ai mercati sviluppati.
Di conseguenza, i mercati di Frontiera attraggono sempre più l’interesse degli investitori e, di conseguenza, forti afflussi di capitali.

Tuttavia, allo stato attuale sono pochi gli investitori internazionali esposti su questi mercati: il graduale aumento delle emissioni azionarie dovrebbe comunque aiutare ad assorbire i flussi di investimento, a sua volta migliorando la liquidità e il sentiment di mercato. “Investire nei Paesi di Frontiera significa accedere a economie estremamente dinamiche e in rapida crescita. Attualmente, questi mercati offrono interessanti opportunità di diversificazione e capacity per nuovi investimenti, con valutazioni attraenti e un allettante potenziale grazie alla combinazione di numerosi driver di espansione economica”, ha tenuto a sottolineare Carlo Trabattoni, Head of Pan-European Intermediary Distribution di Schroders.

Il processo d’investimento di Schroders nei mercati di Frontiera mira a ottenere alpha sia dall’analisi top-down – guidata da un modello proprietario di allocazione quantitativa per Paese unito al giudizio qualitativo del gestore – sia dalla selezione bottom-up dei titoli, guidata dall’analisi fondamentale. Dal lancio, entrambi i driver hanno contribuito alla performance del fondo, sebbene la selezione dei titoli abbia finora dato l’apporto maggiore.
Schroder ISF Frontier Markets Equity ha la flessibilità di investire in un ampio universo di Paesi di Frontiera e circa il 30% del portafoglio è attualmente allocato in posizioni non incluse nel benchmark, dimostratesi solide fonti di valore aggiunto. Uno dei motivi alla base della forte generazione di alpha nelle economie di Frontiera è la natura inefficiente di tali mercati e il fatto che questi siano solitamente poco studiati.
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