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Vigilanza bancaria alla BCE

18 Dicembre 2012 22:00
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Nell’ultima parte dell’anno si sono moltiplicati segnali di rientro del rischio in area euro. Nonostante il rapido deterioramento del clima politico in Italia, i mercati hanno reagito in maniera molto composta. Il processo di convergenza dei tassi tra Europa periferica e Germania sta proseguendo e la volatilità dei mercati è rimasta contenuta.

“Le aste di Spagna e Italia dell’ultima settimana sono state ben sottoscritte e stanno alimentando un graduale processo di rientro dei tassi, ovvero di calo dei costi del debito dei paesi europei. Questa situazione ci induce a pensare che il 2013 potrebbe essere il primo anno post crisi, in cui dovremo ancora fronteggiare situazioni di difficoltà legate alla crisi del debito in Europa, sapendo però che i rischi estremi di collasso o di uscita di un paese dalla zona euro sono stati superati” dichiara a FinanciaLounge Maria Paola Toschi, Executive Director Market Strategist di J.P. Morgan Asset Management.

Ma quali sono gli elementi di novità rispetto al passato che hanno ripristinato la fiducia degli investitori?

“Dopo una prima fase di grande incertezza e scarso coordinamento, i leader europei hanno imboccato la strada giusta per la gestione della crisi. Nella seconda parte di quest’anno i tasselli fondamentali per la messa in sicurezza dell’area euro e per il rilancio dell’unione monetaria sono andati a buon fine. Tra questi in primo luogo si ricorda l’OMT (Outright Monetary Transaction) annunciato dalla BCE e l’approvazione del Fondo salva stati (ESM). Il nuovo piano di aiuti alla Grecia e il buon esito del riacquisto delle obbligazioni elleniche hanno rinforzato la convinzione che l’Euro sia un percorso storico ed economico irreversibile e che non convenga a nessuno l’uscita, dai risvolti imprevedibili, di uno dei componenti dell’Unione, anche il più piccolo e debole” spiega Maria Paola Toschi che poi prosegue:

“In questi giorni si sono poste le basi per un nuovo tassello molto importante per il futuro dell’unione europea, la integrazione bancaria sotto la vigilanza della BCE. La Banca Centrale Europea vede rafforzato il proprio ruolo, dopo i successi ottenuti nell’ultimo anno con LTRO (Long Term refinancing Operation) che ha sventato il rischio di credit crunch in Europa e con OMT che ha disinnescato la speculazione sui mercati dei titoli sovrani. La BCE dovrà vigilare sulle banche più grandi mentre il resto del settore resterà nelle mani delle autorità monetarie locali. La riforma, che dovrà essere approvata dal Parlamento europeo, potrà entrare in vigore dal 2014”.

La ratio sottostante a questo progetto è tutelare e gestire sotto un’unica entità le istituzioni bancarie che hanno una rilevanza non solo nazionale ma anche europea. Le banche sono state infatti colpite dalla crisi del debito sovrano. Alcune di esse erano fortemente esposte al rischio dei periferici europei più deboli, cosa che ne ha messo a rischio il patrimonio e quindi l’attività tradizionale di credito e di sostegno all’economia reale.

Le banche sono il centro nevralgico dell’economia, e l’Unione Europea non può permettersi un rischio di collasso del sistema. Uno degli obiettivi del progetto sarà di spezzare il circolo vizioso tra banche e rischi sovrani e rilanciare il credito a imprese e privati che ancora langue.

“L’unione bancaria è un passaggio storico molto importante perchè implica un trasferimento di sovranità dai singoli paesi alla Unione Europea. Da tempo si sostiene che la crisi dell’Europa derivi proprio dallo scarso coordinamento che si è attuato dal lancio della moneta unica tra i diversi paesi in molte materie, di politica economica e fiscale. La centralizzazione della sorveglianza bancaria va proprio nella direzione di una maggiore integrazione, in vista di un graduale processo di convergenza e riduzione degli squilibri tra paesi più forti e paesi periferici dell’area".

"Questo ultimo tassello del processo di gestione della crisi in area Euro rafforza la nostra idea che il 2013 potrebbe essere un anno post crisi. Le implicazioni di investimento potrebbero essere molto importanti. Potremmo assistere ad una graduale uscita da quelle asset class prive di rischio che hanno svolto un ruolo rifugio nel corso del 2012, ma che spesso offrono rendimenti reali negativi, verso asset class a maggiore profilo di rischio ma migliore rendimento atteso. Tra queste rientrano le azioni e le obbligazioni ad alto rendimento, inclusi alcuni mercati periferici europei” precisa Maria Paola Toschi.
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