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Spread e Btp appesi alle europee: gli scenari possibili

La patata bollente sarà la prossima legge di bilancio, lo scenario peggiore sarebbe un nuovo braccio di ferro con Bruxelles. Un governo tecnico farebbe bene al debito italiano, ma è un’ipotesi difficilmente percorribile con questo Parlamento

di Giancarlo Salemi 8 Maggio 2019 11:03

Che succederà dopo le elezioni europee del 26 maggio? Il governo continuerà, ci sarà una nuova maggioranza o un esecutivo tecnico del Presidente oppure si andrà direttamente al voto anticipato in autunno? E soprattutto cosa succederà con questi scenari allo spread che in un anno di governo gialloverde è praticamente raddoppiato passando dai 130 punti base agli attuali 260 punti base? Dove l’interconnessione con la politica è sempre più evidente, basta anche un dato, ad esempio quello di ieri sulle valutazione della Commissione europea sui conti pubblici per vedere lo spread tra Btp e Bund a dieci anni chiudere in netto rialzo a 266 punti, con il rendimento salito al 2,62%.

RIPERCUSSIONI IMPORTANTI SUL DEBITO ITALIANO


“Il risultato delle elezioni europee avrà ripercussioni importanti per il debito italiano” – ci spiega Francesco Castelli, Responsabile Fixed Income Banor Capital - non solo per i possibili cambiamenti all’interno della maggioranza di Governo ma anche per i nuovi equilibri internazionali che verranno espressi dalla nuova Commissione Europea. Questa, infatti, sarà il giudice delle decisioni di bilancio che il nostro paese dovrà prendere dopo l’estate”. Al di là del dato politico, chi sarà al governo in autunno dovrà mettere mano ai conti pubblici anche alla luce delle raccomandazioni appena pubblicate dalla Commissione e con l’Italia che resta “l’osservato speciale” da parte di Bruxelles, come ha chiarito il commissario Pierre Moscovici. “I mercati guarderanno freddamente la realtà dei saldi di bilancio – prosegue Castelli - la Commissione Europea potrà forse venire in aiuto e applicare nuovamente qualche misura di flessibilità. Ma i margini di manovra sui conti pubblici saranno molto limitati: la manovra 2019 ha spinto sulla spesa, per far posto alle promesse elettorali. La manovra 2020 dovrà trovare le coperture finanziarie, o con l’aumento automatico dell’IVA, o (presumibilmente) con un aumento delle imposte su altri fronti”.

CRISI DI GOVERNO O NUOVE ELEZIONI POTREBBERO AIUTARE NOSTRI BTP


Guardando il comportamento dello spread nelle ultime settimane, l’ipotesi di una crisi di governo o di nuove elezioni sembra aiutare i nostri titoli di stato. “Gli operatori si augurano che una nuova alleanza di governo, spostata su quella che una volta era la coalizione di centro-destra, possa portare a una maggiore attenzione alla sostenibilità del debito – prosegue Responsabile Fixed Income Banor Capital - l’attuale coalizione, infatti, conduce una politica fiscale determinata dalla sommatoria delle rispettive promesse elettorali, incentrate sull’aumento della spesa pubblica: se al Governo dovesse rimanere solo uno dei due partiti, si dimezzerebbero istantaneamente le voci di uscita”.

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GOVERNO TECNICO IPOTESI FAVORITA DAGLI INVESTITORI


Nel breve periodo, però, l’ipotesi di un governo tecnico, sulla falsariga di quanto già sperimentato in Italia con l’esperienza del professor Mario Monti “è probabilmente quella preferita dagli investitori in btp: la “patata bollente” della legge di bilancio – prosegue Castelli - passerebbe nelle mani di un tecnico, si è parlato di Cottarelli e anche favoleggiato di Mario Draghi, che potrebbe trovare facilmente le risorse finanziarie senza vincoli politici. Inutile ricordare che tale figura sacrificherebbe il proprio futuro politico sull’altare della correzione di bilancio”. Tuttavia, vista la composizione attuale del Parlamento sarebbe molto difficile trovare i voti necessari ad accordare la fiducia a un governo tecnico.

BRACCIO DI FERRO CON UE LO SCENARIO PIU’ PERICOLOSO PER BTP


Lo scenario più pericoloso, per lo spread, sarebbe un ripetersi del braccio di ferro dello scorso anno quello che ha visto Lega e M5s imbracciare una politica in difesa del rapporto deficit pil al 2,4% per poi ripiegare al 2,04%: “Governo che rifiuta la correzione - conclude Castelli - puntando sullo scontro politico con la Commissione. Un grosso rischio: la stabilità del nostro debito, infatti, non è una battaglia politica con Bruxelles ma una trattativa finanziaria con i mercati internazionali del debito”. E in questo caso le fibrillazioni potrebbero spingere il differenziale ben oltre i 300 punti base che oggi vengono visti come una sorta di asticella psicologica e tecnica da non oltrepassare perché si entrerebbe in un vero e proprio campo minato per i nostri titoli di stato e per le nostre finanze pubbliche.
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