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Brexit

Attese & Mercati – Settimana dal 25 marzo 2019

Non tutti i dati puntano a un indebolimento dell’economia americana, anzi. Intanto si avvicina la scadenza della Brexit, ma pochi credono a un no-deal caotico, nonostante la confusione politica a Londra.

25 Marzo 2019 09:34

LA FORZA DEGLI INVESTIMENTI SOSTIENE L’ECONOMIA USA


Allora, l’inversione della curva dei tassi USA finalmente è arrivata, mentre i dati sull’attività manifatturiera di marzo segnalano forte rallentamento. Recessione in vista? Per vedere i numeri del PIL americano nel primo trimestre dovremo aspettare ancora un mesetto. Ma intanto la Fed di Atlanta nel suo modellino GDPNow alza le stime all’1,2% dallo 0,4% del 13 marzo. Per una serie di fattori tecnici il primo trimestre è sempre molto debole, e comunque si tratta di una revisione al rialzo sostanziale in una sola settimana, che triplica la stima. La ragione è la revisione al rialzo da -0,4 punti a -0,2 degli investimenti per ricostituire le scorte, mentre gli investimenti in edilizia residenziale sono stati aggiornati fortemente al rialzo, da -4,8% a +0,6%. Una rilettura del quarto trimestre 2018, ora disponibile nel dettaglio, aiuta a capire meglio. Infatti mostra che gli investimenti fissi non residenziali sono balzati del 6,7% anno su anno, ai massimi da oltre 4 anni, mentre la crescita nominale della spesa in conto capitale ha segnato un robusto +8,6%, guidata da un balzo del 12,6% degli investimenti in R&D e del 12,3% di quelli in software. Gli investimenti sono la componente che è più a lungo mancata all’appello nella ripresa americana. Forse gli effetti della riforma fiscale di Trump erano meno temporanei di quello che si diceva.

ALLA RICERCA DI SEGNALI POSITIVI IN EUROPA


La raffica di dati sull’attività manifatturiera e dei servizi relega sicuramente l’Eurozona nel posto di ultima della classe tra le principali economie sviluppate, con un ingresso in area contrazione iniziato a febbraio e accentuato a marzo. Anche le Borse europee hanno partecipato al rally di inizio anno, ma sono rimaste comunque tra le più trascurate dagli investitori. La survey condotta mensilmente da Bank of America Merrill Lynch tra i fund manager globali conferma la tendenza a sottopesare l’Europa mentre si ingrossano le fila degli investitori che dichiarano di avere posizioni al ribasso sulle azioni europee. Per l’investitore contrarian potrebbe anche essere una buona notizia, il segnale che la sponda dei ribassisti si sta facendo eccessivamente affollata per cui in futuro la bilancia è destinata a pendere dalla parte opposta. Ma su quali basi? Ad andarlo a cercare, qualche segnale positivo tra i dati economici europei si trova, ad esempio nelle vendite al dettaglio e nella dinamica salariale. E infatti l’indice elaborato da Citi che registra il livello di sorprese economiche positive di recente è salito posizionando l’Europa allo stesso livello dell’equivalente indice americano, secondo quanto riporta Reuters. In settimana sono in arrivo gli indici sulla fiducia, da quello elaborato dall’istituto tedesco Ifo a quello europeo sul sentiment dei consumatori. Potrebbero dirci se il fondo è stato toccato.

VERSO UNA EXIT DALLA BREXIT?


Venerdì 29 marzo doveva essere il giorno della verità, quando si capisce se l’Europa si salva o sprofonda nell’abisso di una no-deal Brexit, quasi tre anni dopo lo storico referendum. Ma a nessuno sembra importare più di tanto. I leader europei hanno concesso a Theresa May un paio di settimane di tregua per darle la possibilità di cercare di nuovo di convincere il Parlamento di Westminster di accettare i termini dell’accordo di divorzio negoziato con Bruxelles. Ci ha già provato due volte senza successo. L’idea è che si possa passare da una no-deal Brexit a una Brextension e magari perfino a una Exit dalla Brexit, per citare i giochi di parole inventati dalla Reuters. E’ dal 2016 che Theresa traccia invalicabili linee rosse per poi spostarle in continuazione. Quello che è certo che il mercato non crede a un no-deal caotico. Nomi importanti come Goldman Sachs e Deutsche Bank assegnano al rischio no-deal probabilità del 15-20%. Intanto la sterlina è andata giù a marzo dopo due mesi di rialzo mentre sul mercato dei derivati si alternano le scommesse più varie. E così la volatilità della moneta britannica resta superiore a quella di valute abbastanza turbolente come il real brasiliano e la lira turca.

 
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