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Attese & Mercati – Settimana dal 23 dicembre 2019

L’economia Usa va mentre l’Europa arranca e gli utili di Wall Street si preparano a ripartire. Il rischio si sposta dalla geopolitica a presidenziali e impeachment. Lo strano effetto della scesa in campo di Bloomberg: fa salire nei sondaggi il ‘socialista’ Sanders

di Redazione 23 Dicembre 2019 09:32

LA NAVE DELL’ECONOMIA AMERICANA VA, QUELLA EUROPEA CONTINUA A FARE FATICA


La crescita del 2,1% del PIL USA nel terzo trimestre è stata confermata nella seconda lettura e l’economia americana si prepara a chiudere il quarto allo stesso identico passo, secondo le stime di GDPNow della Fed di Altanta datate 20 dicembre. Le famiglie americane sono molto indebitate, un record di $14.000 mld nel terzo trimestre, ma il peso del debito sul reddito è ben sotto il 10%, contro oltre il 13% nel picco di fine 2007, e sui minimi dal 1980. In Europa l’attività economica misurata dall’indice Markit Composite PMI si è cifrata in area espansione a 50,6 punti per il terzo mese consecutivo, con un PIL che cresce a un tasso trimestrale poco sopra lo zero. La Francia si mostra decisamente più resiliente di Germania e Francia, anche se la dinamica del debito di Parigi sembra decisamente fuori controllo. In settimana nonostante le feste arriva una raffica di dati americani: ordini di beni durevoli, vendite di abitazioni e indice manifatturiero della Fed di Richmond. La nave americana va.


GLI UTILI SI PREPARANO A RIBALZARE A WALL STREET, SUL 2020 PESANO LE INCOGNITE POLITICHE


Il 2019 è stato eccezionale per le azioni di Wall Street, ma piatto in termini di crescita degli utili, con i titoli dello S&P 500 che puntano a chiudere l’anno al -0,2% rispetto a fine 2018 con un +2,0% se si escludono gli energetici. Le proiezioni sul 2020 puntano a una crescita del 10% degli utili. Il bicchiere mezzo pieno è fatto di economia che va, di rischi Brexit e guerra dei dazi che finiscono sullo sfondo, di un resto del mondo che continua a crescere. Quello mezzo vuoto riguarda soprattutto i timori legati alle presidenziali americane condite da impeachment del presidente Trump. L’atto di accusa dei democratici ha derubricato le ipotesi iniziali di ‘corruzione e estorsione’ a un generico ‘abuso di potere’ che sarebbe difficile da sostenere in Senato anche se ci fosse una maggioranza democratica, figuriamoci per i repubblicani che al Senato comandano. Non a caso la leader democratica della Camera Nancy Pelosi sta cercando di allungare i tempi, nel tentativo di far ‘vivere’ il tema impeachment il più a lungo possibile in campagna elettorale.


LA CANDIDATURA DI BLOOMBERG FA SALIRE IL ‘SOCIALISTA’ SANDERS NEI SONDAGGI


Bernie Sanders sale nei sondaggi da quando il miliardario Michael Bloomberg ha dichiarato la sua decisione di correre per la Casa Bianca contro Donald Trump a novembre. Gli stessi sondaggi accreditano l’ex repubblicano ed ex sindaco di New York di qualcosa intorno al 5%, tutto sommato un POTUS miliardario c’è già da gennaio del 2017. Sanders è l’unico candidato democratico di peso a dichiararsi ‘socialista’, l’altra ultra liberal Elizabeth Warren non si spinge a tanto, e i sondaggi lo accreditano di un 25%, non lontano dal 32% del favorito alle primarie Joe Biden. Sono passati 30 anni dalla caduta del Muro di Berlino e dal collasso dell’URSS, ma la parola socialismo esercita ancora una certa attrattiva nell’elettorato americano. Secondo un sondaggio di qualche giorno fa pubblicato da Fox News nell’ultimo anno gli americani adulti secondo cui il socialismo è un sistema migliore del capitalismo sono saliti dal 25% al 31%, ma quelli rimasti fedeli al dio dollaro sono stabili al 57%. In realtà i ‘socialisti’ americani non sognano l’Unione Sovietica, ma uno stato che abbia il controllo delle componenti dell’economia sulla quali si sentono più vulnerabili, prima di tutte sanità e pensioni.
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