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Idee di investimento – Azioni – 29 gennaio 2018

29 Gennaio 2018 09:35
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Ora che i Millennial, gli individui nati tra il 1980 e il 2000, entrano nel mondo del lavoro iniziano anche ad ottenere i primi guadagni: secondo gli esperti di Goldman Sachs Asset Management (GSAM) il loro reddito globale nel 2017 ha sorpassato quello dei Baby Boomer (i nati tra il 1946 e il 1964). E, dal momento che i Millennial guadagnano di più, anche la loro quota di spesa sarà più alta: si prevede che aumenterà del 17% nei prossimi 5 anni rispetto a un aumento del 3% per la Generazione X e un calo del 10% per i Baby Boomer”. La ricerca di GSAM, illustrata nell’articolo “I Millennial crescono, spendono di più e stanno cambiando i mercati globali”, mostra che i Millennial guidano una serie di trend destinati ad influenzare le opportunità di investimento di domani. “Abbiamo costruito un ampio portafoglio titoli di società i cui servizi e prodotti sono allineati alle preferenze di spesa e allo stile di vita dei Millennial e che quindi risultano ben posizionate per catturare i benefici derivanti dalla loro crescente disponibilità di reddito” dicono i professionisti di GSAM, che, relativamente alla qualità delle società selezionate, aggiungono: “in linea con un approccio attivo e bottom-up del Team Fundamental Equity di GSAM, questa strategia è incentrata sull’identificazione di società con vantaggi competitivi sostenibili, solidi team di gestione e rendimenti sul capitale investito storicamente elevati”.

D’altra parte l’accelerazione che il settore hi-tech ha registrato negli ultimi 12 mesi rende gli investitori piuttosto combattuti sul settore tecnologico per il 2018. Infatti, se da un lato gioca a favore dei titoli del settore sia il tema della crescita secolare e sia la capacità di generare flussi di cassa consistenti, dall’altro il forte posizionamento sul settore da parte degli investitori internazionali e le valutazioni molto tirate riducono le possibilità di futuri rialzi generalizzati. “Dopo un anno nel complesso positivo per i titoli di alta qualità che prediligiamo, le valutazioni in alcune parti del mercato hanno iniziato ad apparire eccessive” commenta nell’articolo “Microsoft tra i titoli con possibilità di crescita nel settore tecnologico” David Dudding, Gestore portafoglio azionario globale di Columbia Threadneedle Investments, che poi aggiunge: “Riteniamo tuttavia che alcuni investitori siano stati troppo frettolosi nell’attribuire tale giudizio a intere categorie del mercato, poiché non hanno tenuto conto dei forti vantaggi competitivi e dei positivi profili di crescita di lungo termine delle aziende di alta qualità in questi settori”. Per David Dudding, la chiave è concentrarsi il più possibile su specifici titoli, valutando i fondamentali delle singole società e non quelli dei settori nel loro complesso: Microsoft, secondo il manager, è un buon esempio del perché è necessario valutare i titoli in rapporto ai loro meriti individuali.

Un approccio che si è dimostrato valido per gli investimenti di medio lungo termine e che potrebbe ben adattarsi all’attuale contesto di mercato è quello basato sulla sostenibilità. Gli indicatori ESG (ambientali, sociali e di governance) iniziano infatti a pesare quanto quelli economici nelle valutazioni degli investimenti. Una tendenza che sta accelerando sia perché i governi rincorrono gli obiettivi stabiliti dall’accordo di Parigi sul riscaldamento globale e sia perché le normative ambientali potrebbero diventare un fattore di rischio per gli utili aziendali. “Inoltre, le conseguenze del continuo calo del costo delle energie rinnovabili e dello stoccaggio, saranno rivoluzionarie, in particolare per le aziende che operano nei settori ad alto consumo quali utility, energia e trasporti” specifica nell’articolo “Sostenibilità, una variabile sempre più centrale nelle scelte d’investimento” Manuel Noia, Country Manager Italia di Pictet Asset Management che poi indica, nel potere dei consumatori, un ulteriore incentivo a utilizzare i criteri ESG.

Guardando ai fondamentali, invece, i dati macroeconomici solidi e il dinamismo del settore manifatturiero sostengono il potenziale del Vecchio Continente a livello globale. Mark Denning, Gestore di portafoglio di Capital Group, sembra non avere dubbi: “Tra le economie sviluppate l’Europa appare come il miglior luogo dove investire al momento, soprattutto nei paesi che hanno intrapreso riforme fiscali negli ultimi anni”. La sua affermazione si basa sia sui solidi dati macroeconomici e sia sul dinamismo della manifattura europea. “L’Europa ha registrato una ripresa notevole negli ultimi mesi, grazie alla potente combinazione di misure di stimolo della banca centrale, tassi d’interesse molto bassi e miglioramento della crescita. Nel terzo trimestre, il PIL dei 19 Stati membri dell’Eurozona è cresciuto a un tasso su base annua del 2,5%, mentre il tasso di disoccupazione è sceso all’8,9%, il minimo dal 2009” sottolinea, nell’articolo “L’Europa è il miglior posto in cui investire in questo momento”, Mark Denning ricordando come anche gli utili societari segnino un aumento generalizzato mentre il quadro politico si è, nel frattempo, stabilizzato. Ma, forse, secondo Mark Denning è dall’attività manifatturiera, che nel recente passato ha costituito un punto debole lungo la strada verso la ripresa della regione, che arrivano adesso le note positive più interessanti in prospettiva:

Infine, nell’ambito dei mercati emergenti, l’India sembra preservare un potenziale interessante nonostante l’ottima performance della Borse negli ultimi 12 mesi. Una performance che, secondo David Dudding, Gestore portafoglio azionario globale di Columbia Threadneedle Investments, potrebbe proseguire anche quest’anno. “Seguiremo con attenzione gli sviluppi in India, un mercato su cui abbiamo una visione molto ottimistica nel lungo termine” afferma nell’articolo “Opportunità emergenti, perché l’India resta in pole position” il manager che poi prosegue: “Dal momento che il nostro approccio d’investimento è di tipo bottom-up (rigorosa selezione dei singoli titoli), le nostre decisioni tendono a non essere guidate in misura consistente da fattori macro. L’India appare tuttavia un’opportunità macro che sarebbe irragionevole ignorare”.
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