L'analisi
Capital Group esamina le implicazioni e le opportunità del ritorno del “Made in America”
Secondo l’analisi gli Stati Uniti diventeranno più autosufficienti per quanto riguarda i prodotti di importanza critica, come i chip per computer, la costruzione di data center per l'IA e i prodotti farmaceutici
di Leo Campagna 19 Dicembre 2025 12:45
L’attuale amministrazione statunitense è impegnata nel rilancio del “Made in America” con l’obiettivo di reindustrializzare, almeno in parte, una nazione che ha abbandonato il settore manifatturiero decenni fa. “Solo il tempo svelerà fino a che punto gli Stati Uniti potranno spingersi sulla strada della reindustrializzazione. Riteniamo, infatti, che gli Stati Uniti difficilmente possano riemergere come potenza manifatturiera. Tuttavia diventeranno più autosufficienti, in particolare per quanto riguarda i prodotti di importanza critica, come i chip per computer e i prodotti farmaceutici” fa sapere Diana Wagner, Equity Portfolio Manager di Capital Group.
Prima l'amministrazione Biden e ora quella Trump hanno messo in campo una combinazione di incentivi e sanzioni per incoraggiare le aziende a investire in nuovi impianti di produzione negli Stati Uniti. “Solo quest'anno, colossi tecnologici e industriali del calibro di Apple, NVIDIA, AstraZeneca, Taiwan Semiconductor Manufacturing e Hyundai, hanno annunciato piani multimiliardari per creare o espandere le loro attività negli Stati Uniti nella produzione di chip per computer, prodotti farmaceutici e automobili” riferisce Wagner di Capital Group.
Nei settori specifici legati alla sicurezza nazionale, la reindustrializzazione degli Stati Uniti è realizzabile. Ciò include chip per computer (settore in cui il governo statunitense ha limitato le vendite ad alcuni Paesi, principalmente Cina e Russia). Ci sono anche data center di intelligenza artificiale e costruzione navale. Il sostegno per incoraggiare e persino sovvenzionare questo tipo di produzione negli Stati Uniti è bipartisan mentre in altri settori, come quello automobilistico ed elettronico, il processo di reindustrializzazione potrebbe essere più difficile.
Nel frattempo, grazie al boom dell'IA si è messo in moto uno sforzo ingente nella costruzione di data center per l'IA in tutto il Paese. La concentrazione particolare è in California, Texas, Illinois e Virginia. Basti pensare che gli Stati Uniti contano attualmente più di 5.400 data center. Questo è un numero superiore a quello di Germania, Regno Unito, Cina, Francia, Australia, Paesi Bassi, Russia, Giappone e Brasile messi insieme. “La corsa alla costruzione di impianti di IA sta effettivamente diffondendo la ricchezza del settore tecnologico alle aziende del settore industriale. Questo avviene in particolare per quelle che forniscono servizi di costruzione, attrezzature industriali, sistemi di generazione di energia e di raffreddamento” argomenta l’Equity Portfolio Manager di Capital Group.
La quale indica poi i prodotti farmaceutici come uno dei settori in cui potrebbe essere difficile riportare la produzione su larga scala negli Stati Uniti. Questo in particolare per alcune esigenze mediche fondamentali. Nel campo degli antibiotici, fa infatti notare la manager, il dominio del mercato globale è cinese. La Cina è, infatti, fornitore a basso costo di farmaci essenziali utilizzati per il trattamento delle infezioni batteriche. “Tuttavia, alcune delle più grandi aziende farmaceutiche mondiali stanno invertendo la tendenza. Approfittando di generosi incentivi fiscali puntano ad espandere le proprie capacità interne e a cercare di evitare dazi più elevati” specifica Wagner.
Due esempi di rilievo, in questo ambito, sono stati gli annunci a luglio di Johnson & Johnson e AstraZeneca. La prima ha comunicato che spenderà 55 miliardi di dollari nei prossimi quattro anni. Una spesa necessaria a costruire tre nuovi impianti di produzione di farmaci negli Stati Uniti e ampliarne diversi altri. AstraZeneca si è invece impegnata a spendere 50 miliardi di dollari per un nuovo impianto in Virginia.
PIANI MULTIMILIARDARI PER ESPANDERE LE ATTIVITÀ NEGLI STATI UNITI
Prima l'amministrazione Biden e ora quella Trump hanno messo in campo una combinazione di incentivi e sanzioni per incoraggiare le aziende a investire in nuovi impianti di produzione negli Stati Uniti. “Solo quest'anno, colossi tecnologici e industriali del calibro di Apple, NVIDIA, AstraZeneca, Taiwan Semiconductor Manufacturing e Hyundai, hanno annunciato piani multimiliardari per creare o espandere le loro attività negli Stati Uniti nella produzione di chip per computer, prodotti farmaceutici e automobili” riferisce Wagner di Capital Group.
I SETTORI IN CUI LA REINDUSTRIALIZZAZIONE È POSSIBILE
Nei settori specifici legati alla sicurezza nazionale, la reindustrializzazione degli Stati Uniti è realizzabile. Ciò include chip per computer (settore in cui il governo statunitense ha limitato le vendite ad alcuni Paesi, principalmente Cina e Russia). Ci sono anche data center di intelligenza artificiale e costruzione navale. Il sostegno per incoraggiare e persino sovvenzionare questo tipo di produzione negli Stati Uniti è bipartisan mentre in altri settori, come quello automobilistico ed elettronico, il processo di reindustrializzazione potrebbe essere più difficile.
SFORZO INGENTE NELLA COSTRUZIONE DI DATA CENTER PER L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Nel frattempo, grazie al boom dell'IA si è messo in moto uno sforzo ingente nella costruzione di data center per l'IA in tutto il Paese. La concentrazione particolare è in California, Texas, Illinois e Virginia. Basti pensare che gli Stati Uniti contano attualmente più di 5.400 data center. Questo è un numero superiore a quello di Germania, Regno Unito, Cina, Francia, Australia, Paesi Bassi, Russia, Giappone e Brasile messi insieme. “La corsa alla costruzione di impianti di IA sta effettivamente diffondendo la ricchezza del settore tecnologico alle aziende del settore industriale. Questo avviene in particolare per quelle che forniscono servizi di costruzione, attrezzature industriali, sistemi di generazione di energia e di raffreddamento” argomenta l’Equity Portfolio Manager di Capital Group.
LE CRITICITÀ DELLA REINDUSTRIALIZZAZIONE NEL SETTORE FARMACEUTICO
La quale indica poi i prodotti farmaceutici come uno dei settori in cui potrebbe essere difficile riportare la produzione su larga scala negli Stati Uniti. Questo in particolare per alcune esigenze mediche fondamentali. Nel campo degli antibiotici, fa infatti notare la manager, il dominio del mercato globale è cinese. La Cina è, infatti, fornitore a basso costo di farmaci essenziali utilizzati per il trattamento delle infezioni batteriche. “Tuttavia, alcune delle più grandi aziende farmaceutiche mondiali stanno invertendo la tendenza. Approfittando di generosi incentivi fiscali puntano ad espandere le proprie capacità interne e a cercare di evitare dazi più elevati” specifica Wagner.
GLI ANNUNCI DI JOHNSON & JOHNSON E ASTRAZENECA
Due esempi di rilievo, in questo ambito, sono stati gli annunci a luglio di Johnson & Johnson e AstraZeneca. La prima ha comunicato che spenderà 55 miliardi di dollari nei prossimi quattro anni. Una spesa necessaria a costruire tre nuovi impianti di produzione di farmaci negli Stati Uniti e ampliarne diversi altri. AstraZeneca si è invece impegnata a spendere 50 miliardi di dollari per un nuovo impianto in Virginia.
