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Pictet AM: “Una nuova era per le obbligazioni dei mercati emergenti”

Politiche monetarie più accomodanti, dollaro debole, ripresa del commercio e rialzo delle materie prime determinano le condizioni più favorevoli degli ultimi vent'anni

di Silvia Longo 5 Dicembre 2025 11:57

financialounge -  mercati mercati emergenti obbligazioni Pictet Asset Management
I mercati emergenti sono stati probabilmente la più grande sorpresa del 2025. A dirlo è Patrick Zweifel, Chief Economist di Pictet Asset Management. Le loro obbligazioni in valuta locale, mette in luce l'analisi, mostrano un rialzo di circa il 16% e il loro debito denominato in dollari un rialzo del 12% superando i guadagni di appena il 3% del reddito fisso globale. Una sovraperformance che risulta particolarmente significativa perché arriva dopo un decennio segnato da delusioni. Secondo Pictet Asset Management quattro dei cinque fattori chiave che tradizionalmente guidano questo asset class mostrano segnali positivi. Si tratta  della traiettoria dei tassi d'interesse, della forza del dollaro USA, delle condizioni del commercio globale e dei prezzi delle materie prime. La crescita economica della Cina è l'unico fattore che risulta neutrale piuttosto che positivo. In generale, quindi, per le obbligazioni dei mercati emergenti ci sono le condizioni più favorevoli degli ultimi vent'anni.

L'ALLENTAMENTO DELLA POLITICA MONETARIA


Il primo fattore chiave riguarda i tassi d'interesse. La politica delle banche centrali degli emergenti è restrittiva ma in fase di normalizzazione, una combinazione generalmente favorevole per le obbligazioni dei mercati emergenti. "Sebbene il tasso medio ponderato delle banche centrali sia sceso al 6,3%, il livello più basso dal periodo 2003-2008, rimane comunque ben superiore al tasso neutrale da noi stimato a circa il 5,5%" fa sapere Zweifel. Si prevede poi una progressiva normalizzazione della politica monetaria con la crescita economica vicina al potenziale, circa il 4%, e il ritorno dell'inflazione al 3%. Infine, secondo l'analisi di Pictet Asset Management i tassi d'interesse reali medi, rettificati per l'inflazione, sono superiori al 3%, un livello storicamente associato a periodi di forte performance per i mercati emergenti.

DOLLARO DEBOLE


Il secondo fattore è quello della debolezza del dollaro. Dall'inizio dell'anno, infatti, il dollaro ha perso circa il 9% rispetto a un paniere di valute ponderato per gli scambi commerciali. Una debolezza che potrebbe continuare a fronte di pressioni cicliche e strutturali. Da una parte la valuta americana è meno attraente perché c'è una crescita statunitense in rallentamento, la Fed che sta riducendo i tassi e i premi per il rischio in discesa. Dall'altra ci sono tendenze strutturali dal momento che la valuta statunitense sta perdendo la sua supremazia perché il mondo sta passando da un sistema dominato dagli Stati Uniti a uno multipolare. "Dal 2014, la quota del dollaro nelle riserve di valuta estera globali è scesa dal 66% al 58%, poiché l'utilizzo degli asset statunitensi come arma ne ha intaccato l'attrattiva e ha spinto alcuni Paesi (in particolare quelli in via di sviluppo) a cercare delle alternative" spiega Patrick Zweifel, Chief Economist di Pictet Asset Management. A questo si devono aggiungere le sanzioni economiche e le minacce statunitensi di escludere alcune economie dal sistema di pagamento SWIFT. Il trend poi è stato esasperato dalle recenti politiche del presidente Trump. Alla luce di questo contesto, secondo Pictet Asset Management, la valutazione del dollaro è persino troppo alta: è scambiato a quasi due deviazioni standard al di sopra del suo valore fondamentale, mentre le valute dei mercati emergenti rimangono sottovalutate dall'8% all'11%.

IL COMMERCIO GLOBALE RESISTE E SI RIMODELLA, NONOSTANTE I DAZI


Nonostante dazi e tensioni geopolitiche, il commercio mondiale continua a espandersi. Le esportazioni globali hanno superato i livelli pre-COVID. Questo, in parte, dipende dal fatto che le importazioni statunitensi costituiscono solo il 13% del commercio globale, una percentuale insufficiente per influenzare la tendenza generale. Secondo l'analisi l'innalzamento medio dei dazi statunitensi al 18% comporterà una riduzione del volume delle sue importazioni di soli 2 punti percentuali. Il calo inoltre è ancora meno significativo a fronte della crescita degli scambi tra mercati emergenti: quasi il 46% delle loro esportazioni è ora indirizzato verso altri Paesi in via di sviluppo. Anche il crescente numero di accordi commerciali, con in testa l’Unione Europea, è incoraggiante. Dunque, il commercio globale si sta rimodellando anziché restringersi.

LE MATERIE PRIME IN RIPRESA


L'altro fattore chiave per le obbligazioni dei mercati emergenti sono le materie prime in ripresa. I prezzi sono, infatti, in fase di rimbalzo, in aumento di circa il 5% su base annua, trainati principalmente dai metalli preziosi e industriali. Il trend è sostenuto dall'indebolimento del dollaro, dalla ripresa del settore manifatturiero globale e dalla transizione energetica. I grandi investimenti in infrastrutture ad alta intensità energetica e metalli, finalizzati a sostenere il boom dell'Intelligenza Artificiale, rafforzano ulteriormente questa tendenza. "Per gli esportatori di materie prime il contesto è doppiamente favorevole: l'aumento dei prezzi migliora le condizioni commerciali mentre gli sforzi di diversificazione economica nei Paesi del Golfo riducono la dipendenza dal petrolio e la volatilità macroeconomica propria delle economie meno diversificate" analizza Zweifel.

IL FATTORE NEUTRALE CINA


La Cina è l'unico dei cinque fattori a risultare neutrale piuttosto che positivo per le obbligazioni dei mercati emergenti.  Anche qui, comunque, ci sono motivi di ottimismo. L'economia cinese si sta normalizzando dopo un primo semestre robusto. Gli investimenti industriali stanno volutamente rallentando. L'impatto immediato è un rallentamento della crescita ma i vantaggi a medio termine sono tangibili: un'economia meno dipendente dai sussidi e potenzialmente in grado di consentire salari più elevati, e quindi prezzi più alti.

LE OPPORTUNITÀ NEL REDDITO FISSO EMERGENTE


Nell'ambito del reddito fisso dei mercati emergenti Pictet Asset Management è ottimista nei confronti delle obbligazioni in valuta locale e del credito societario. Sulle obbligazioni in valuta locale c'è un forte potenziale nelle regioni dove i tassi reali sono elevati e le banche centrali hanno margine per allentare la politica monetaria in modo significativo. Nell'ambito del credito societario emergente l'interesse è verso le aziende che si dimostrano solide e che operano in settori che possono beneficiare della crescita domestica. I mercati emergenti stanno, quindi, uscendo da un periodo difficile. "La loro recente sovraperformance non è un rimbalzo tecnico, bensì il riflesso di un mutamento più profondo della dinamica. Ciò potrebbe segnare l'inizio di un nuovo ordine mondiale, in cui i mercati emergenti smettono di essere un semplice riflesso del mondo sviluppato per diventare nuovamente la sua forza trainante" conclude Patrick Zweifel, Chief Economist di Pictet Asset Management.

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